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MONDO

#notamartyr

La protesta "selfie" dei giovani libanesi che non vogliono essere martiri

Una campagna sul web, esplosa dopo che un ragazzo di 17 anni è rimasto vittima di un attentato il 27 dicembre. Gli autoscatti e l'hastag esprimono la rabbia di coloro che vivono in un Paese violento, ma voglion ancora lottare per avere giustizia

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La foto che mostra l'attimo prima e quello dopo l'attentato del 27 dicembre (Twitter)
di Paola CutiniBeirut
Un attimo prima fai le foto con gli amici. Subito dopo sei morto a causa di un attentato. È successo al giovane Mohammad Chaar, rimasto vittima di un'autobomba in Libano, lo scorso 27 dicembre. La tragedia ha fatto esplodere la rabbia dei giovani del Paese che vogliono sicurezza. E per far conoscere la loro indignazione hanno lanciato una campagna sul web a colpi di selfie (gli autoscatti realizzati con gli smartphone).

Per ricordare Mohammad
Tutto è partito il 27 dicembre quando alcuni adolescenti scattano una foto di gruppo nel centro di Beirut. Nello scatto compare anche Mohammad Chaar, il giovane con la felpa rossa di 17 anni, e dietro di loro un Suv che - pochi minuti dopo lo scatto della foto - è esploso. La bomba era destinata a Mohamad Chatah, un ex ambasciatore libanese negli Stati Uniti, che ha perso la vita nell'attentato. Ma l'esplosione ha ucciso altre quattro persone che si trovavano nei dintorni, tra cui Mohammad Chaar, subito definito un martire.

Non un martire ma una vittima
Mohammad però per i suoi coetanei è una vittima, per questo ragazzi e attivisti libanesi che hanno fatto esplodere la rabbia e l'indignazione sul web pubblicando autoscatti con l'hashtag #notamartyr (non è un martire). La pagina Facebook del movimento, sorto subito dopo la morte del giovane Chaar, conteneva un messaggio che diceva: "Non possiamo più desensibilizzarci per l'orrore costante della vita in Libano. Ci rifiutiamo di diventare martiri. Ci rifiutiamo di rimanere vittime. Ci rifiutiamo di morire di una morte collaterale".

I messaggi sui Social Network
Per ricordare e cercare giustizia per il giovane Mohammd e per le altre vittime degli altri attentati i sostenitori della campagna hanno incoraggiato a pubblicare autoscatti con l'hashtag # notamartyr e con un messaggio. Tra chi comunica la frustrazione di vivere in un paese dove ci sono tanti attentati e chi rivendica la mancanza di diritti civili si leggono tweet che dimostrano la voglia di non arrendersi alla violenza:"Voglio dedicare meno tempo a difendere il mio paese e più tempo a dimostrare alla gente che è degno di amore";"Non voglio sentire la frase 'questo è il Libano' usata come una scusa"; "Il principale export del Libano non dovrebbero essere le persone".