Vicoforte
La salma di Vittorio Emanuele III è in Italia, insorge la comunità ebraica: "Profonda inquietudine"
Partita da Alessandria d'Egitto, la bara del re è stata trasportata nel Santuario di Vicoforte, nel cuneese, e collocata a fianco di quella della Regina Elena, rientrata invece due giorni fa dal cimitero di Montpellier. Polemica sull'utilizzo di un volo militare

La traslazione della salma di Vittorio Emanuele III in italia, al Santuario di Vicoforte, desta la reazione preoccupata della comunità ebraica di Roma che si augura che resti comunque lontana dalla Capitale. "La coincidenza dell'inizio dell'anniversario per gli ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali e il ritorno in Italia della salma di Vittorio Emanuele III, il re che le controfirmò e permise al fascismo di prendere potere, crea disagio e preoccupazione, soprattutto in un Paese che non ha mai davvero fatto i conti con la sua storia - si legge in una nota -. Preso atto che la salma è già in Italia, l'auspicio è che né ora né in un lontano futuro possa essere traslata in un luogo in cui gli si possa rendere omaggio, men che meno a Roma, a poca distanza dal luogo in cui gli ebrei furono deportati dai nazifascisti".
Partita da Alessandria d'Egitto, dove era sepolta nella cattedrale di Santa Caterina, la salma di re Vittorio Emanuele III di Savoia è rientrata in Italia stamattina a bordo di un volo militare. Dopo l'atterraggio a Cuneo, la bara è stata trasportata al Santuario di Vicoforte. Avvolta dalla bandiera dei Savoia, è stata benedetta sul sagrato della basilica dal rettore don Meo Bussone.
E' finito così un lungo viaggio, iniziato il 9 maggio del 1946 a Napoli e finito oggi nel cuneese. Vittorio Emanuele III, dopo aver abdicato nei confronti del figlio prima dell'esito del quesito referendario tra Repubblica e Monarchia, si esiliò infatti ad Alessandria d'Egitto, dove morì il 28 dicembre del 1947. La moglie Elena di Savoia era sepolta invece al cimitero Saint-Lazare di Montpellier e la sua salma è rientrata due giorni fa. I coniugi si sono così ricongiunti nella chiesa monumentale di Vicoforte, voluta dai Savoia a fine '500 e pensata inizialmente come mausoleo di famiglia.
Al termine della tumulazione della salma del re, la famiglia Savoia ha incaricato Federico Radicati di Primeglio di fare una dichiarazione alla stampa. Il rappresentante ha ricevuto delega per rappresentare la famiglia in "tutti i passi necessari per la estumulazione delle salme". La delega è firmata da Vittorio Emanuele e da Maria Gabriella. "Si è parlato molto di segretezza negli ultimi tempi - ha dichiarato Radicati di Primeglio fuori dal Santuario - ma non c'è stato niente di segreto, c'è stata semplicemente riservatezza come è normale che sia nelle questioni di famiglia". "La speranza - ha aggiunto - è che questo ritorno in Italia possa portare alla condivisione della visione storica, della memoria storica, in Italia". Sulle polemiche in merito al trasferimento, a chi gli chiedeva se tutta la famiglia fosse d'accordo, il conte ha risposto: "Questa è una questione familiare che non mi riguarda, non posso dire di più".
Le due salme d'ora in poi riposeranno l'una accanto all'altra ai due lati dell'altare di San Bernardo. La famiglia Savoia aveva chiesto con una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 10 maggio scorso, che i due corpi potessero rientrare insieme in Italia per trovare la pace. E così è stato.
LeU: perché un volo Stato per riportare la salma?
"Qualcuno dovrà spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani per quale motivo sia stato usato un aereo dell'Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all' avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, portò il Paese al disastro della guerra al fianco dei nazisti e abbandonò vigliaccamente i suoi soldati fuggendo" afferma il capogruppo di "Liberi e Uguali" Giulio Marcon. "Governo e aeronautica spieghino per decenza questa scelta", conclude.
Mola: leggi razziali? "Il re non poteva non firmare"
"Vittorio Emanuele III era un re costituzionale. Non poteva non firmare una legge approvata dal Parlamento". E' quanto ha detto Aldo Alessandro Mola, storico, saggista, già presidente della Consulta dei senatori del Regno d'Italia, oggi al Santuario di Vicoforte rispondendo a una domanda dei giornalisti sulle leggi razziali. "Avrebbe potuto abdicare - ha spiegato - passando la responsabilità al figlio. E cosa avrebbe dovuto fare il figlio? Abdicare a sua volta e cedere la responsabilità al figlio. Che aveva un anno. Sarebbe stato il caos. In un'Europa che si trovava alla deriva".
"Non dobbiamo dimenticare - spiega Mola - che a partire dal marzo del 1938 l'Italia confinava direttamente con la Germania, che aveva annesso l'Austria. Lo scenario era cambiato. L'Italia era isolata e non era aiutata dalle potenze democratiche. Francia e Gran Bretagna restavano a guardare. Non solo. Nel settembre del 1938 trattarono con Hitler concedendogli i Sudeti. Era un'Europa alla deriva".
"Un re - ha ribadito - firma leggi approvate da un parlamento. Bisogna chiedersi chi c'era, in quel parlamento".