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MONDO

Il San Juan disperso al largo della Patagonia

Si inizia a far luce sul mistero: il sottomarino scomparso aveva comunicato problemi alle batterie

La Marina argentina ha fatto anche sapere che i sette tentativi di chiamata registrati sabato non provenivano dal San Juan. Continuano intanto le ricerche, rese anche più difficili dal maltempo. Per localizzarlo sono impegnate 40 navi, una decine di aerei e una ventina di pescherecci

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Si inizia a fare luce sulla misteriosa scomparsa del sottomarino militare argentino ARA San Juan, disperso nell'Atlantico del sud da mercoledì scorso.

Nell'ultima comunicazione con la base navale di Mar del Plata, avvenuta alle 7.30 del 15 novembre, l'equipaggio aveva reso noto di avere un problema con le batterie elettriche dell'unità, forse un "cortocircuito". La notizia arriva direttamente dalla Marina argentina. La Armada aggiunge che era stato quindi ordinato al comando del sottomarino di fare subito ritorno alla base, seguendo la rotta più breve. Viene confermata, dunque, l'ipotesi avanzata già nelle prime ore dalla stampa locale, e cioè che a bordo dell'unità si fosse sviluppato un incendio nella sala batterie. Il San Juan è un sottomarino a propulsione elettrica ed è dotato di 960 batterie.

I sette tentativi di chiamata non provenivano dal San Juan
La Marina ha inoltre confermato che le analisi effettuate sui sette tentativi di comunicazione ricevuti sabato hanno accertato che non provenivano dal telefono satellitare installato a bordo dell'unità; al momento permane quindi la condizione di assenza di comunicazioni con il sommergibile mentre continuano le operazioni di ricerca. La Marina argentina aveva dichiarato due giorni fa lo stato di "ricerca e salvataggio" (Sar) dell'"ARA San Juan", un protocollo dovuto secondo fonti dell'Armada dopo la prima emergenza scattata mercoledì: ciò - aveva precisato il portavoce - non significava necessariamente che si temesse per la sorte dell'unità, dal momento che l'unico dato certo era la mancanza di comunicazioni che poteva essere dovuta semplicemente a un'avaria all'antenna di trasmissione, in una zona in cui le condizioni meteo erano pessime.

A bordo cibo e ossigeno sufficienti per altre due settimane
Di fatto la Marina aveva sottolineato che sia per quel che riguarda l'ossigeno sia le provviste a bordo non esistono problemi di sorta: anche senza propulsione il sommergibile è comunque in grado di mantenersi in superficie mentre le scorte di acqua potabile e cibo conservate a bordo bastano per mantenere i 44 membri dell'equipaggio per almeno quindici giorni oltre la durata prevista della missione (sarebbe dovuta concludersi domani, ndr).

Vento e moto ondoso forti potrebbero averlo costretto a restare in immersione
Proprio le cattive condizioni meteo nella zona dell'ultimo contatto - con raffiche di vento oltre i 90 chilometri orari e un forte moto ondoso - potrebbero aver costretto il "San Juan" a navigare in immersione, il che spiegherebbe la perdita del contatto radio, possibile solo se l'unità naviga in superficie o comunque con l'antenna oltre il pelo dell'acqua.

Si rafforza l'ipotesi dell'avaria grave
Tuttavia, la mancata emersione anche solo temporanea dell'unità in un periodo di cinque giorni sembra rafforzare l'ipotesi dell'incidente o quanto meno di un'avaria grave, anche perché se il sistema di propulsione non ha subito danni pur navigando in immersione con l'antenna guasta il "San Juan" avrebbe già dovuto fare ritorno alla base di partenza.

Il maltempo ostacola le ricerche
Le operazioni in corso nell'Atlantico del sud per trovare il sottomarino, intanto, sono rese anche più difficili dalle avverse condizioni meteo nella zona. A sottolinearlo è stato il portavoce della marina di Buenos Aires, Enrique Balbi, ricordando inoltre che le difficoltà della mega-operazione di ricerca dipendono proprio dal fatto che si tratta di un sottomarino: "l'altezza delle onde, e il fatto che un sommergibile ha un profilo sottile e affiora poco nell'acqua, complicano l'individuazione sia visiva sia via radio del San Juan, che è tra l'altro dipinto di nero". Nel video qui sotto, ecco in quali condizioni si stanno muovendo i mezzi di ricerca: vento molto forte e onde che superano i 6 metri. Le immagini sono state girate dalla nave ARA Sarandi.



Un minisub e una campana per tentare il salvataggio
Domenica, ha inoltre ricordato Balbo, sono arrivati in una base della Patagonia "due aerei con una squadra di appoggio della marina degli Stati Uniti. I velivoli trasportano materiale logistico per l'assemblaggio di un mini-sottomarino. E' pronta inoltre, ha precisato, una campana subacquea per il salvataggio dell'equipaggio che può raggiungere una profondità di 200 metri".


L'ultimo contatto mercoledì scorso
Nell'ultimo contatto di mercoledì scorso, il San Juan era nelle acque dell'atlantico meridionale a 432 km dalla costa, all'altezza del golfo di San Jorge. Per localizzarlo sono impegnate circa 40 navi con caratteristiche tecniche diverse, una decine di aerei e persino una ventina di pescherecci. Oltre all'argentina e agli Usa, ci sono altri cinque paesi coinvolti nella mega-operazione (Brasile, Cile, Peru', Uruguay, Inghilterra e Francia). I mezzi stanno setacciando un'area immensa, che per l'80% e' gia' stata controllata.

 Il San Juan, costruito in Germania nel 1985 e poi portato in argentina, doveva seguire la rotta prevista dalla base di Usuahia (estremo sud del paese) fino alla base navale di Mar del Plata.

Il mistero delle 7 telefonate
Si tratta di tentativi di chiamata satellitare captati sabato da diverse basi della Marina argentina. Si è trattato di segnali "brevi e di bassa intensità" che non sono riusciti a stabilire una connessione  Le chiamate, di una durata tra i 4 e i 36 secondi, sono state registrate tra le 10:52 e le 15:42.