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MONDO

Storie americane

Il dramma e il riscatto di Chrystal Champ

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Immagine di repertorio
di Valentina Martelli
E’ il 23 settembre dello scorso anno quando l’agente di polizia Ryan Holets incontra per la prima volta Chrystal Champ. E’ arrivato per rispondere a una chiamata di segnalazione di furto, in uno di quei “convenience store”- i mini supermercati aperti 24 ore al giorno - che puntellano la provincia americana, quando nota una coppia di senza tetto. In pochi secondi capisce che la donna sta iniettando della droga nel braccio del compagno. E’ pieno giorno. Si avvicina e gira la body cam, la telecamera di cui sono dotati ora i poliziotti. Il viso di Chrystal, 35 anni, racconta lo smarrimento. Il suo corpo svela la gravidanza. E’ incinta di 8 mesi. Si droga da quando era un’adolescente. Una vita dove i tentativi di curare la sua dipendenza da eroina e mentanfetamine sono alternati alla convinzione strenua di essere felice così, senza radici, senza casa, cercando di racimolare i 50 dollari quotidiani che le servono per la dose necessaria per continuare a non voler cambiare.
 
Holets ha 27 anni, una moglie, Rebecca e quattro bambini. L’ultimo ha solo 10 mesi. Fa il poliziotto in questa Alburquerque che con i suoi 900 mila abitanti, scarsi, è la città più densamente popolata dello stato del New Mexico. E’ anche la città conosciuta dai nativi americani, e dagli abitanti dello stato, come “The Land of Enchantment”: la terra della magia.
 
E qualcosa di magico o miracoloso, in questo angolo, sporco, dietro ad un convenience store, accade, perché Chrystal, che per le strade di Albuquerque vive da circa due anni, legge negli occhi del giovane agente quell”’umanità” che non giudica. Lui le parla per 11 minuti – sempre ripreso dalla telecamera – con tono gentile, spiegandole che la vita che vive, la droga che si inietta, fa male al piccolo che porta in grembo. Lei gli risponde che l’unica cosa che desidera è che quel bambino venga adottato. Ryan le mostra la foto della famiglia e dice solo: lo adottiamo noi.
 
Meno di un mese dopo Chrystal dà alla luce una bambina. Gli Holets scelgono per lei il nome di Hope, Speranza.  Qualche giorno più tardi Rebecca e Ryan la portano a salutare la mamma, è un addio, per ora. “Abbi cura di lei” – dice Chrystal . “Abbi cura di te” – risponde Rebecca.
 
Ma è solo la prima parte della storia. Chrystal, a sua volta adottata dai genitori, torna per strada. Torna alla sua dipendenza. Ma la sua storia attraversa l’America. Arriva in Florida, al centro di disintossicazione “Mending Fences” che invia Kat McLaughlin, ex eroinomane, per un estremo tentantivo. Chrystal rifiuta. Si impunta. Sostiene nuovamente di essere felice. Non ne vuole sapere di imbarcarsi sull’aereo prenotato per lei. Ma quando tutto sembra ormai inutile ecco la seconda “magia”. Manca pochissimo a Natale, Chrystal cambia opinione e arriva in Florida, dove inizia un percorso difficilissimo. “Uno dei più dolorosi” – lo descrive la sua sponsor. Ma ce la fa, imparando a prendersi cura di sè stessa mentre si prende cura di cavalli feriti. Non vede gli Holets - che il presidente Trump invita al suo primo Stato dell’Unione come simbolo di speranza - da ottobre ma parla con loro ogni settimana mentre progetta un futuro dove sarà lei quella ad aiutare altre donne, tossicodipendenti. Perché la piccola Hope rappresenta purtroppo un trend in drammatico aumento negli Stati Uniti. Il National Institute for Drug abuse, stima infatti che ogni 25 minuti nasca un bimbo con astinenza da oppiacei neonatale. E non tutti hanno la fortuna di farlo nella Terra della magia.