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ECONOMIA

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La storia di Italcementi

Le radici della società affondano nella seconda metà del XIX secolo a Scanzo, alle porte di Bergamo, dove nacque la Società Bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica

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Leggiamo sul sito ufficiale di Italcementi che "le radici della società, oggi presente con 46 cementerie in ventidue Paesi e quattro continenti, affondano nella seconda metà del XIX secolo a Scanzo, alle porte di Bergamo, dove nacque la Società Bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica.

I primi esperimenti per la realizzazione del cemento, realizzati in un piccolo forno di una villa di Scanzo sfruttando i calcari marnosi delle colline vicine, sono stati i primi passi di un’impresa diventata nel tempo uno dei leader mondiali dell’industria dei materiali per le costruzioni, presente su molti mercati e protagonista nell’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, sempre più orientati alla sostenibilità.

La prima cottura nel forno di Scanzo avviene l’8 febbraio 1864. Il prodotto, macinato da un mugnaio in un mulino ad acqua, dà come risultato un cemento idraulico che dimostra, per i tempi, proprietà straordinarie.

Il cemento di Scanzo si diffonde rapidamente e viene utilizzato per la realizzazione di diverse grandi opere, tra cui, il ponte sul fiume Adda, realizzato con 16 archi a Rivolta d’Adda (Lombardia), la stazione ferroviaria di Santa Lucia a Venezia, dove è decisiva l’efficacia del legante anche sott’acqua e il Canale di Suez in Egitto.

Agli inizi del 1900, la gestione della Società Bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica passa nelle mani dei fratelli Pesenti che fondono la loro società con quella di Scanzo: nasce un gruppo che può contare su 12 cementerie e oltre 1.500 addetti e su una produzione di oltre 2,1 milioni di quintali. La sede è a Bergamo, in via Madonna della Neve, ancor oggi quartier generale del Gruppo.

Nel 1927, e con il titolo già quotato in Borsa da due anni, la società assume la sua attuale ragione sociale: le cementerie sono 33 con una produzione di 18 milioni di quintali, pari al 44% del mercato nazionale, rendendola leader del settore nel nostro Paese, primato conservato sino ad oggi. Il governo di questa crescita è affidato a Cesare Pesenti.

Già negli anni Venti, Italcementi indirizza la propria strategia industriale verso il progresso tecnico orientando la ricerca in due direzioni: sviluppo di nuovi prodotti e adozione di nuovi processi.

L’azienda sviluppa rapporti di collaborazione con laboratori esteri di ricerca scientifica e con le grandi industrie straniere, per acquisire nuovi sistemi di lavorazione e per raggiungere miglioramenti qualitativi della produzione.

Nel periodo fra le due guerre il Gruppo prosegue nell’espansione a tappe, anche attraverso acquisizioni di altre società.

La produzione, supportata da nuovi studi, si diversifica e ai cementi ottenuti da marne naturali si affiancano i cementi artificiali, ricavati da miscele diverse: cementi Portland normali e ad alta resistenza, cementi a rapidissima presa e il cemento bianco, prodotto in esclusiva da Italcementi nell’impianto di Alzano Lombardo (Bg), realizzato utilizzando materie prime esenti o quasi da ossido di ferro e da altre sostane coloranti.

Negli anni quaranta le redini del gruppo passano a Carlo Pesenti, figura fondamentale per lo sviluppo dell'azienda.

Negli anni cinquanta, inoltre, si intensifica il rapporto tra l’azienda bergamasca e il mondo dell’architettura e dell’alta ingegneria, un legame forte e sinergico a tutt’oggi, che ha dato vita ad alcune tra le più importanti opere di architettura nazionali e internazionali.

È del 1956 il Grattacielo Pirelli a Milano, costruito su progetto di Giò Ponti con la consulenza strutturale di Pierluigi Nervi, ancora oggi fra i più alti edifici del mondo in cemento armato.

Al giro di boa del centenario, nel 1964, Italcementi occupa il tredicesimo posto fra le società nazionali per fatturato.

Nel 1984, alla scomparsa del padre Carlo, la guida viene assunta da Giampiero Pesenti, che decide di concentrare il Gruppo sul core business, con un attento programma di efficienza e di sviluppo nel settore del cemento.

Alla fine degli anni Ottanta, Italcementi avvia una strategia di internazionalizzazione attraverso l’acquisizione di partecipazioni negli Stati Uniti.

Ma è nell’aprile del 1992 con l’acquisizione di Ciments Français - società grande più di due volte il gruppo bergamasco - che si realizza in un sol colpo la globalizzazione della società.

Un’operazione che, per l’epoca, racchiude tre primati: si tratta della più rilevante acquisizione industriale realizzata all’estero da un gruppo italiano, è il più importante aumento di capitale (5 miliardi di franchi) effettuato alla Borsa di Parigi ed è il più rapido aumento di dimensioni mai registrato da una società industriale italiana, che passa da un fatturato pre-acquisizione di 1.500 miliardi di lire ad un giro d’affari consolidato di oltre 5mila miliardi di lire del nuovo Gruppo.

L’acquisizione cambia la fisionomia dell'azienda: il peso dell’Italia sui ricavi scende dal 97% al 27,5%, mentre le cementerie salgono a 51 dislocate in 13 Paesi.

Come primo processo di integrazione, a fianco del Comitato Esecutivo che delinea le linee strategiche per tutto il Gruppo, nasce il CTG - Centro Tecnico di Gruppo - a cui è demandata tutta l’attività di ricerca e sviluppo, da sempre uno degli assi irrinunciabili nella storia di Italcementi.

Nel 1997, l’unione tra le due realtà italiana e francese è sancita dal lancio del logo Italcementi Group.

La strada verso una dimensione internazionale è ormai tracciata. L’attenzione si focalizza sullo sviluppo nei Paesi emergenti, nella logica di diversificare i mercati verso aree geografiche con maggiori potenzialità di crescita.

I primi passi sono rivolti verso l’Europa dell’Est (Bulgaria), ampliando poi l’orizzonte verso Oriente dove vengono acquisite nuove società in Kazakistan e in Thailandia. La tappa successiva è il posizionamento in India, terzo mercato mondiale del cemento.

Dai piani di sviluppo non resta escluso il continente africano: a fianco della presenza in Marocco arriva l’ingresso in Egitto, dove il Gruppo si pone in posizione di leadership.

Nel 2004, Carlo Pesenti, figlio di Giampiero e rappresentante della quinta generazione dei Pesenti legati a Italcementi, viene nominato Consigliere Delegato del Gruppo.

Carlo prosegue e dà nuovo impulso alla crescita internazionale di Italcementi, concentrando la propria visione industriale sui temi dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile, tanto da essere nominato nel 2013, per la seconda volta, co-presidente della Cement Sustainability Initiative (CSI), il primo impegno formale per la sostenibilità, che impegna alcuni tra i maggiori produttori di cemento al mondo.

A partire dalla seconda decade degli anni Duemila, Italcementi ha quindi proseguito nel piano strategico di rinnovamento e adeguamento delle principali cementerie alle Best AvailableTechnologies (BAT), coerentemente agli impegni di efficienza industriale e ambientale prefissati.

Così dopo il revamping della cementeria di Calusco d’Adda (BG), sono stati portati al livello di eccellenza industriale e ambientale gli impianti di Martinsburg (USA), Ait Baha (Marocco), Matera (Italia) e Devnya (Bulgaria).

Quest’anno, in occasione dei 150 anni della fondazione del Gruppo, sarà inaugurata la rinnovata cementeria di Rezzato (BS), costruita nel 1964 in occasione del centenario di Italcementi.

Con un investimento di 150 milioni di euro, la cementeria diventerà la più efficiente ed ecologica d’Europa. A fianco dell’attività produttiva, sotto la guida di Carlo Pesenti, il Gruppo Italcementi ha rafforzato il proprio impegno nel settore della ricerca e della sostenibilità dei nuovi materiali.

A questo scopo, per capitalizzare ancora di più il know how del Gruppo che ha permesso di depositare oltre 60 brevetti nel corso di 10 anni, nel 2012 è stato inaugurato i.lab, il prestigioso centro di Ricerca e Innovazione progettato dall’architetto statunitense Richard Meier e che, grazie alle soluzioni di sostenibilità ambientale e tecnologica adottate, ha ottenuto la certificazione Leed Platinum.

Ed è proprio i.lab a ospitare, a partire dal 2013, l’Arcvision Prize, un premio che riassume in sé l’impegno di Italcementi verso l’innovazione e la sostenibilità e l’attenzione verso il mondo dell’architettura.

Il premio, riservato a giovani donne architetto, è stato vinto nella sua prima edizione dalla brasiliana Carla Juaçaba.

Nel 2013 il Gruppo lancia in contemporanea su tutti i mercati internazionali i.nova, un innovativo branding system basato sul concetto di performance dei materiali per le costruzioni. Italcementi è stato il primo operatore al mondo nel cemento ad abbracciare un simile approccio al mercato, che ha alla base una nuova visione del prodotto “cemento”: da commodity a materiale capace di garantire soluzioni inedite.

La capacità innovativa ha permesso a Italcementi, nel 2014, di mettere a punto il nuovo cemento biodinamico per la realizzazione di Palazzo Italia, cuore pulsante del Padiglione Italiano e luogo-culto di Expo 2015. Un nuovo successo, dopo il cemento trasparente per il padiglione italiano all’Expo 2010 di Shanghai, e la conferma di una storia di innovazione e di un legame storico con Expo, la cui origine risale al 1867, anno in cui la società vinse la medaglia d'argento all'Esposizione Universale di Parigi". (fonte: sito ufficiale Italcementi)