ITALIA
Arrestate sette persone, 144 gli indagati
Lasciano morire un neonato per ottenere l'assicurazione. La terribile storia a Corigliano calabro
Per ottenere un congruo risarcimento l'organizzazione criminale ha organizzato un finto incidente stradale per simulare un aborto. La mamma ai domiciliari

Un neonato prematuro lasciato morire deliberatamente dopo il parto solo per ottenere un risarcimento dall'assicurazione. È il più terribile dei reati contestati dalla Procura della Repubblica di Castrovillari (Cs) nell'ambito dell'operazione "Medical Market" che ha portato all'arresto di sette persone, tra cui la madre del bambino. 144 in tutto le persone indagate: ad esse viene contestata una truffa pari a due milioni di euro ai danni di compagnie assicurative.
La terribile storia
Per truffare l'assicurazione e ottenere un congruo risarcimento del danno l'organizzazione criminale ha simulato un incidente stradale in cui sarebbe rimasta coinvolta una donna, in avanzato stato di gravidanza, in particolare tra la 24esima e 28esima settimana. Giunta all'ospedale le è stato indotto il parto per poi decidere, deliberatamente, di lasciare morire il feto e scrivere sul referto che si è trattato di un aborto causato dallo scontro in macchina.
Gli indagati
Tra gli indagati medici, tecnici di laboratorio, avvocati e beneficiari degli indennizzi di falsi incidenti stradali. Vari i capi di imputazione: dall'omicidio volontario al falso ideologico e materiale in atto pubblico, corruzione, peculato, frode e truffa ai danni dello Stato.
Coinvolti anche avvocati
In particolare, nel corso dell'attività investigativa, condotta da polizia e Gdf, è emerso che le persone coinvolte, attraverso studi legali di Corigliano e Mesoraca, ottenevano, con la complicità di alcuni medici, certificazione medica attestante patologie invalidanti senza essere stati sottoposti alle visite mediche o radiografie.
Base operativa in un ospedale di Corigliano
L'organizzazione criminale aveva la base operativa nell'Ospedale Civile di Corigliano Calabro, dove alcuni medici compiacenti rilasciavano certificazioni mediche in tutto o in parte false al fine di trarre in inganno i medici legali di compagnie assicurative e, quindi, conseguire illeciti profitti.
Ai domiciliari anche medico e assistenti
Tra i destinatari della misura degli arresti domiciliari, per la morte del bambino un
medico, dipendente all'epoca dei fatti dell'Azienda ospedaliera di Corigliano Calabro (Cs), due donne e un uomo che si sarebbero resi responsabili dei reati di omicidio e falso in atto pubblico.
La terribile storia
Per truffare l'assicurazione e ottenere un congruo risarcimento del danno l'organizzazione criminale ha simulato un incidente stradale in cui sarebbe rimasta coinvolta una donna, in avanzato stato di gravidanza, in particolare tra la 24esima e 28esima settimana. Giunta all'ospedale le è stato indotto il parto per poi decidere, deliberatamente, di lasciare morire il feto e scrivere sul referto che si è trattato di un aborto causato dallo scontro in macchina.
Gli indagati
Tra gli indagati medici, tecnici di laboratorio, avvocati e beneficiari degli indennizzi di falsi incidenti stradali. Vari i capi di imputazione: dall'omicidio volontario al falso ideologico e materiale in atto pubblico, corruzione, peculato, frode e truffa ai danni dello Stato.
Coinvolti anche avvocati
In particolare, nel corso dell'attività investigativa, condotta da polizia e Gdf, è emerso che le persone coinvolte, attraverso studi legali di Corigliano e Mesoraca, ottenevano, con la complicità di alcuni medici, certificazione medica attestante patologie invalidanti senza essere stati sottoposti alle visite mediche o radiografie.
Base operativa in un ospedale di Corigliano
L'organizzazione criminale aveva la base operativa nell'Ospedale Civile di Corigliano Calabro, dove alcuni medici compiacenti rilasciavano certificazioni mediche in tutto o in parte false al fine di trarre in inganno i medici legali di compagnie assicurative e, quindi, conseguire illeciti profitti.
Ai domiciliari anche medico e assistenti
Tra i destinatari della misura degli arresti domiciliari, per la morte del bambino un
medico, dipendente all'epoca dei fatti dell'Azienda ospedaliera di Corigliano Calabro (Cs), due donne e un uomo che si sarebbero resi responsabili dei reati di omicidio e falso in atto pubblico.