Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Lavoro-Bersani-contro-Renzi-Governa-col-mio-25-per-cento-mi-rispetti-Minoranza-Pd-presenta-emendamenti-0272d278-ac0a-410a-a0d8-72e0842d6225.html | rainews/live/ | true
POLITICA

Jobs Act ed art.18

Lavoro, Bersani contro Renzi: "Governa col mio 25%, mi rispetti". Minoranza Pd presenta emendamenti

L’ex segretario: "Matteo stia sereno". Sulla riforma del lavoro la minoranza dei democratici presenta sette emendamenti chiedendo garanzia estesa a tutti dopo tre anni: ”Ma non si tratta di aut aut” 

Condividi
L'ex segretario Pd Pierluigi Bersani
Mentre l’ex segretario Pd Pierluigi Bersani attacca frontalmente il premier Renzi sull’articolo 18 (“governa con il mio 25 per cento, esigo rispetto”) la minoranza Pd (una quarantina, tra senatori e deputati) scopre le carte sul Jobs act, presentando 7 emendamenti sui 700 circa (preparati in gran parte da M5S e Sel) che riguardano la riforma del lavoro e che prevedono l’estensione di garanzie in senso diverso da quello previsto dal governo. Intanto la numero due del partito, Debora Serracchiani, indirizza un nuovo messaggio ai 'dissidenti': "La posizione la decide la direzione. Renzi non accetterà veti".
 
Bersani: “Renzi governa con il mio 25 per cento...”
Pierluigi Bersani, che non ha partecipato alla riunione della minoranza Pd, è tornato all'attacco del premier intervistato da Giovanni Floris a diMartedì : "A Renzi dico che le accuse che mi muove lui sono le stesse di Tremonti e Fornero", ha affermato l'ex segretario Pd che si è rivolto al premier chiedendo rispetto: "Renzi ha preso il 40%? "Con il mio 25% Renzi sta governando. Io non ci sono al governo, mi va bene, non chiedo riconoscenza ma rispetto". Bersani ha escluso una possibile scissione ("Non esiste"), ma, sull'ipotesi di un patto con Forza Italia sulla riforma del lavoro, avverte: "Non c'è nessuna ragione né politica né numerica per rivolgersi ad altri". "Noi - ha aggiunto - un po' lo abbiamo smacchiato, il giaguaro. A Renzi consiglierei piuttosto di avere un rapporto un po' più amichevole col suo partito. Capisco che inventarsi un nemico al giorno sia una tecnica comunicativa e che ora ci sono capitato io. Ma qui bisogna risolvere i problemi del paese".
 
“Art. 18 per tutti neoassunti dopo i primi 3 anni”
Tra gli emendamenti più importanti della minoranza Dem, il più rilevante riguarda proprio l’applicazione dell’articolo 18 a tutti i neoassunti dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. Modifiche che per la minoranza dal Partito democratico devono essere approvate altrimenti si ricorrerà al referendum: “Non si può ridurre tutto a una questione di disciplina di partito. Restiamo fedeli al mandato parlamentare, che non comprendeva questa riforma, rivendichiamo perciò l’autonomia dei gruppi. Se non ci sarà disponibilità all’ascolto da parte della maggioranza, sullo sfondo resta sempre la possibilità di consultare la nostra base” con un referendum: è il monito di Alfredo D’Attorre al termine della riunione della minoranza dem.
 
Tra i 35 firmatari al Senato, ci sono bersaniani, ma anche senatori vicini a Pippo Civati e oppositori dei tempi della riforma del Senato come Vannino Chiti, Corradino Mineo, Walter Tocci e Massimo Mucchetti. Gli emendamenti, oltre all'articolo 18, riguardano demansionamento, controllo a distanza e ammortizzatori.
 
“Ma non è un aut aut”
Il fronte degli oppositori ha diverse sfumature. C'è Cecilia Guerra, una delle firmatarie degli emendamenti, che parla di "cambiamenti costruttivi e non ideologici". E alla domanda se la minoranza del Pd voterà la legge delega anche se non recepisse gli emendamenti, la senatrice Guerra ha risposto: "Gli aut-aut non sono nel nostro spirito". Meno diplomatico il senatore Corradino Mineo: "Così come è, non la voto". Reagisce anche Gianni Cuperlo che non apprezza gli appelli alla disciplina giunti dagli uomini vicini a Renzi: "Un partito non è una ditta né una caserma. È una comunità". Ma la vice presidente alla Camera, Marina Sereni avverte che "gli emendamenti complicano tutto": "Difendere il pluralismo nel Pd - aggiunge - non può significare che in parlamento ci si muove per componenti, mettendo in qualche modo gli organismi dirigenti di fronte al fatto compiuto.

La preoccupazione di Padoan
Il confronto sull'articolo 18 preoccupa il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che, in una intervista ad Avvenire, definisce il dibattito "surreale" perché  se si guardano i numeri ci si accorge che "i lavoratori 'impattati' dall'articolo 18 sono pochissime migliaia". Ma, avverte Padoan, "l'errore che proprio non possiamo permetterci oggi è interrompere il cammino di riforme. E il rischio c'è perché le resistenze sono forti". E annuncia l'impegno del governo per finanziare misure come "la nuova indennità di disoccupazione e la riduzione delle tasse sul lavoro".