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MONDO

Kabul

Le attiviste di Pangea si sono salvate grazie a una 'P' sulla mano

I militari del Tuscania hanno individuato 270 persone grazie allo stratagemma di una lettera sul palmo della mano

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Si sono salvate grazie a una 'P' disegnata sul palmo della mano come segno di riconoscimento, dopo giorni di paura e violenza, le attiviste afghane dell'ong Pangea che nella notte sono riuscite a raggiungere l'aeroporto di Kabul per lasciare il Paese caduto in mano a talebani e partire alla volta dell'Italia.   

Alcune di loro sono già arrivate a Roma, mentre altre arriveranno nelle prossime ore. In attesa di raggiungere l'Italia, fanno sapere dalla Onlus milanese, ci sono circa 200 persone: una quarantina di collaboratrici tra i 30 e i 45 anni,da insegnanti a responsabili dei progetti, più i loro familiari,tra cui diversi bambini.   

L'annuncio del lieto fine per le giovani afghane è arrivato, dopo giornate di apprensione per la loro sorte."Le attiviste di Pangea sono state forti e hanno resistito.Hanno combattuto come leonesse per entrare in quell'aeroporto. Da questa mattina all'alba le donne di Pangea e loro famiglie sono tutte all'interno dell'aeroporto di Kabul. Alcune sono già state imbarcate! Le abbiamo salvate insieme!" ha reso noto la stessa organizzazione, che ha diffuso via social le immagini dell'arrivo all'alba all'aeroporto.   "Alcune donne di Pangea - ha proseguito la Onlus in una storia Instagram - sono anche state picchiate dai talebani.Vedere le foto con i loro lividi è stato straziante. I bambini hanno assistito a scene di violenza inaudita e sono molto spaventati".

Giorni definiti "difficili", durante i quali "le donne dello staff di Pangea e le loro famiglie sono rimaste intrappolate nella folla per ore, senza acqua, anche con bambini piccolissimi tra le braccia".   

A raccontare lo stratagemma della 'P', utilizzato dalle attiviste per farsi riconoscere dai militari italiani che poi le hanno accompagnate nello scalo della capitale afghana è stato il presidente della stessa Pangea, Luca Lo Presti, dicendosi"felice" di aver messo in sicurezza le ragazze. Lo Presti ha tenuto a ringraziare i carabinieri e il console italiano a Kabulche "hanno fatto un lavoro fuori dall'ordinario che sta continuando. Il console è anche salito su un container per individuarle. La loro non è una missione militare ma è salvare la vita delle persone che, se tornassero indietro fuori da quel gate verrebbero uccise".