SALUTE
La lingua violentata, tra i Tvb e il turpiloquio
Le buone maniere dimenticate
Una società contratta e arrabbiata sta trasformando la comunicazione in "grugniti" e scrive senza usare più le vocali

Negli anni sessanta, quando passavo da bambino a ragazzo, il "non rompere" rivolto ai cosiddetti "matusa", cioè ai genitori e quelli della loro età, era ripetuto con una certa insistenza. Se mamma o papà dicevano di non uscire, scattava il "non rompere", ma mai si faceva riferimento a quello che i nostri vecchi dovevano far rimanere intatto. Ora (ormai da parecchio tempo) si sottolinea di più l'oggetto della possibile rottura piuttosto che il verbo. Il parlare di oggi soprattutto quando si è un po' nervosi, tiene alla difesa delle parti anatomiche in origine create per il piacere e la procreazione o per la liberazione dall'eccesso di nutrimento. E la lingua pare sia tornata al "volgare", non passando per la Divina Commedia, ma da un porto di mare. Anche le signore escono dal parrucchiere a recuperare il proprio SUV parcheggiato in seconda fila e guai a dirle qualcosa, perché "il vaffa" sarebbe assicurato. Gli uomini, poi, non solo conoscono ed usano prevalentemente le parolacce rispetto alle parole, ma condiscono il tutto con una gestualità molto inerente alla battuta appena pronunciata. Sui telefonini scrivere "ti voglio bene" è troppo lungo, meglio "tvb" o tvtb" per aggiungere un tanto contrattassimo che dovrebbe sconvolgere di gioia l'interlocutore o interlocutrice. Tanto varrebbe dire subito "ti amo", la sua brevità non consente ulteriori abbreviazioni. Far passare avanti una ragazza sembra quasi un'offesa, far sedere un vecchio un'inutile perdita di tempo. Se poi questo si lamenta il " 'azzo vuoi" con la "c" muta sembra essere diventato quasi obbligatorio. Vien da domandarsi se tutto ciò sia per ostentare l'aggressione verbale, a cui potrebbe seguire quella fisica, o se sia dovuto a un reale impoverimento della lingua. Cioè, conosciamo sempre meno parole ed usiamo quelle che sentiamo ripetere più spesso a secondo delle occasioni. Violentare l'italiano per offendere l'avversario o per far colpo in un gruppo serba essere una conseguenza della lenta, ma inesorabile, agonia della nostra lingua. L'inglese, ormai, è parlato in tutto il mondo, sia nel campo del lavoro, come in quello commerciale o del tempo libero. La lingua italiana potrebbe essere pian piano sostituita dai dialetti in un processo inverso assai più rapido rispetto a quello dell'apprendimento che doveva unificare il Paese.Ricordate il maestro Manzi? Povera lingua italiana, violentata e abbandonata. Ma a lamentarsi si passa per conservatori. E' che una società contratta e arrabbiata, che emette grugniti o scrive senza più usare le dolci vocali, pare dirigersi verso i modi spicci che già si rivelano in tante situazioni, dalle relazioni familiari alle urla da stadio. Per dire no alla violenza, anche in questo caso bisognerebbe con umiltà rimettersi a studiare, approfondendo in particolare le relazioni con i propri simili. Esseri umani che, ai nostri tempi, provengono anche da realtà culturali differenti, a volte molto dversei con cui ci si dovrebbe confrontare con l'idea di costruire qualcosa insieme, di dare il proprio meglio all'altro. Pura utopia, si dirà. Ma cercate di trovare un'altra soluzione e troverete soltanto il conflitto, ovvero la cosa peggiore. " 'A Ivà, famolo strano" diceva Jessica all'Ivano interpretato da Carlo Verdone in "Viaggi di nozze". Fra un po' non ci sarà neppure questa invocazione. Basterà un grugnito.