TECH
Servizio pubblico nell'epoca di Facebook e YouTube
Le emittenti pubbliche vogliono cambiare volto: caccia ai giovani talenti
Parlare ai ragazzi è sempre più una sfida. Tv e radio dell'European Broadcasting Union puntano sull'innovazione per conservare il proprio ruolo. Cilla Benko, di Sveriges Radio: "Non vogliamo commettere l'errore dei quotidiani, che oggi lottano per sopravvivere"

Il flusso dello streaming è pensato per i gusti dei giovani di età compresa fra 17 e 19 anni. Quando viene trasmessa una canzone di suo piacimento, l'utente la può condividere con i suoi contatti, moltiplicando l'audience. E' una app per i ragazzi, uno degli esperimenti innovativi condotti negli ultimi anni da Sveriges Radio. L'emittente pubblica svedese sta facendo investimenti consistenti ed enormi sforzi: nuovi linguaggi, attività sui social media, contenuti dedicati a smartphone e tablet. Il motivo è semplice e lo spiega il direttore generale, Cilla Benko: "La nostra radio va benissino. Non stiamo affrontando un periodo di crisi, ma non vogliamo commettere l'errore dei quotidiani, che avevano una posizione di forza e oggi lottano per sopravvivere".
Un'epoca di sfide
Nella sede di Google di Bruxelles, l'European Broadcasting Union ha riunito rappresentanti delle emittenti pubbliche di tutta Europa. La sfida del resto è comune: fronteggiare i cambiamenti tecnologici, cogliere le opportunità che offrono, conservare il proprio ruolo e la propria autorevolezza. Perché coinvolgere ed attrarre i giovani, nell'epoca di Facebook e di YouTube è sempre più complicato.
Parlare ai Millennials
I cosiddetti Millennials, i giovani nati a partire dagli anni '80, sono sempre meno attratti dai media tradizionali. La televisione e la radio parlano soprattutto ai loro genitori. Loro sono cresciuti in un mondo iperconnesso e hanno un approccio diverso. "Sono il futuro e noi dobbiamo pensare al futuro - dice Jean Philip De Tender, Media Director dell'EBU - Bisogna ascoltarli e interagire con loro".
Caccia ai talenti
Proprio per questo, un po' in tutta Europa stanno nascendo iniziative per attrarre talenti e cambiare il volto delle emittenti pubbliche. L'EBU ad esempio ha lanciato il programma SkillsXchange, cioè condivisione di competenze, una specie di Erasmus per giovani professionisti che ha debuttato a settembre a Torino al Prix Italia organizzato dalla Rai, con 8 giovani incaricati di sperimentare nuove forme di racconto. La belga VRT, invece, ha lanciato OpenVRT. "È una community che riunisce creativi digitali nelle Fiandre: blogger, produttori di app, fotografi, giornalisti - racconta il responsabile di VRT Start Up Ezra Eeman - Vogliamo che sia più aperta possibile e organizziamo eventi e attività. Per i giovani più brillanti è un'opportunità di avvicinarsi a un grande network, a noi offre la possibilità di venire in contatto con nuove idee e di fare scouting".
Convivere con i giganti
In un mercato sempre più internazionale, entrano in gioco anche altri attori, che spesso sono dei giganti. È il caso di YouTube: nel 2016 compie 10 anni e ogni 12 mesi ha un miliardo di visitatori. "Ogni minuto i nostri utenti caricano 400 ore di nuovi video - racconta Stephen Nuttall, responsabile dell'area Europa, Medio Oriente e Africa - Nel 2015 il tempo speso su YouTube è aumentato del 50% rispetto ai 12 mesi precedenti e chi ci visita da mobile (ormai la maggioranza) passa in media 40 minuti sul nostro sito".
Portare i contenuti agli utenti
I media tradizionali possono però ancora dire la loro, anche su queste piattaforme. I loro canali YouTube spesso hanno milioni di iscritti. La chiave, in fondo, è riuscire a portare i contenuti dove si trovano le persone. Non è una sfida semplice, ma le emittenti pubbliche europee si stanno attrezzando per affrontarla.