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MONDO

Giovedì 19 agosto 2021

Le notizie dal mondo, la rassegna stampa internazionale

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di Paolo Cappelli
Dall'intelligence, al Pentagono; dalla NATO alla Casa Bianca, all'Eliseo, a Downing Street. La fuga imbarazzata dalle responsabilità del drammatico epilogo afgano si infrange, alla fine, in Parlamento. Accade non casualmente a Londra, perché nella culla della democrazia ancora non bastano un video messaggio o un tweet e il confronto a Westminster, ieri, è per molti versi senza precedenti. Da destra e da sinistra un fiume di critiche, recriminazioni, accuse, non solo sul primo ministro britannico, ma sull'alleato più sicuro, più solido, più affidabile: il presidente degli Stati Uniti d'America


The Times
I parlamentari condannano Biden per il vergognoso ritiro americano dall'Afghanistan
Ministri di gabinetto, parlamentari e capo delle forze armate si sono uniti nelle critiche all'amministrazione Biden sull'Afghanistan, alimentando le preoccupazioni sulla special relationship.
"Giudicheremo i talebani sui fatti, non sulle parole", dice Boris Johnson mentre anche i parlamentari Tory lo insultano. I Comuni sono stati convocati ieri per una sessione straordinaria, in cui politici di tutte le parti hanno definito "vergognoso" il ritiro degli Stati Uniti, che ha portato a una rapida presa del potere da parte dei talebani.
Boris Johnson ha obiettato che è l' America da biasimare per le scene caotiche in Afghanistan, dicendo ai parlamentari che è illusorio suggerire che la Gran Bretagna avrebbe potuto assemblare una coalizione in Afghanistan senza gli Stati Uniti. Ha detto che la "dura realtà" è che altri non volevano continuare a combattere, aggiungendo che i talebani saranno giudicati in base alle loro azioni piuttosto che per le loro parole.



Daily Telegraph
Il Parlamento denuncia Biden per la vergogna afgana
La gestione da parte di Joe Biden del ritiro dall'Afghanistan è stata condannata ieri come "catastrofica" e "vergognosa" con il Parlamento che ha rivolto un rimprovero senza precedenti a un presidente degli Stati Uniti. Parlamentari di tutto lo spettro politico e anche Boris Johnson hanno incolpato per la vittoria dei talebani e il caos che ne è seguito l'alleato più stretto della Gran Bretagna. Biden è stato accusato di "aver gettato noi e tutti gli altri nel fuoco" ritirando le truppe statunitensi ed è stato definito "disonorevole" per aver criticato le forze afgane per non avere voluto combattere.
Ex capi della Difesa che hanno guidato le truppe britanniche in Medio Oriente sono stati tra quelli che hanno preso la parola, con avvertimenti che il ritiro dell'Occidente incoraggerà la Russia e la Cina.  Gli interventi segnano un deterioramento delle relazioni tra Regno Unito e Stati Uniti 20 anni dopo che la Gran Bretagna si è unita all'America nell'invasione dell'Afghanistan per sradicare il terrorismo dopo gli attacchi dell'11 settembre.  Ma non è stato solo Biden ad affrontare le critiche, Johnson e i suoi ministri sono stati accusato del peggior disastro della politica estera britannica negli ultimi 65 anni. Il primo ministro è stato accusato di non aver fatto abbastanza per radunare gli alleati per sostenere l'Afghanistan quando la partenza degli Stati Uniti era diventata evidente, anche dal suo predecessore Theresa May. Parlamentari di tutti gli orientamenti sono stati forti nelle loro critiche. Tom Tugendhat, il presidente conservatore della Commissione affari esteri, che ha combattuto a fianco degli afgani come soldato britannico, ha espresso le critiche più dure a Biden per le sue parole sull'esercito afghano. "Vedere il  comandante in capo mettere in discussione il coraggio degli uomini con cui ho combattuto, affermare che sono scappati via, è vergognoso", ha detto, fra mormorii di approvazione di altri parlamentari. 
L'accesa retorica ha messo sotto i riflettori lo stato della special relationship e i rapporti personali Biden-Johnson. Il Telegraph ha appreso che Boris Johnson ha tentato di parlare con Biden al telefono della caduta di Kabul fin da lunedì mattina. I due alla fine hanno parlato verso le 22:00 di martedì.
Per la stampa più vicina all'opposizione laburista, le responsabilità di Biden non possono sminuire quelle del primo ministro conservatore Boris Johnson



The Guardian
I parlamentari rimproverano  Johnson sull'umiliazione Afghanistan
Altri leader hanno avuto il lusso di poter tenere un discorso televisivo senza interruzioni. Ma Boris Johnson ha dovuto giustificare l'ignominiosa ritirata dall'Afghanistan di fronte a una Camera dei Comuni irritabile, e a tratti ostile, dominata da critici dalla sua stessa parte politica che chiedevano se la Gran Bretagna avrebbe potuto essere meglio preparata e se il crollo del governo di Kabul avrebbe potuto essere evitato. Il primo ministro britannico ha faticato a essere all'altezza, non aiutato dal formato per cui Downing Street aveva optato: un dibattito generale, il che significava che i parlamentari potevano alzarsi e cercare di intervenire mentre Johnson parlava, generando un crescendo di rumore di fondo dopo aver completato una riga o due. Persino i talebani sono rimasti sorpresi dalla velocità della loro avanzata, ha sostenuto Johnson, prima di cambiare tattica per dire che, in realtà, il risultato era stato in una certa misura previsto. "Era certamente parte della nostra pianificazione", ha detto il primo ministro, perché era stato deciso di istituire un centro emergenze all'aeroporto di Kabul "due settimane fa" - un argomento piuttosto debole, e comunque azioni insufficienti per scongiurare le scene caotiche di lunedì, quando la gente correva per aggrapparsi agli aerei.



FT
L'Europa farebbe meglio ad affrontare i fatti sulla dottrina Biden
Philip Stevens:
Per il popolo afghano il ritorno del governo talebano è una tragedia e un tradimento della fiducia. Per gli Usa la fuga da Kabul è una sconfitta strategica. E per l'Europa è una descrizione sconvolgente del mondo come è diventato. Quando le truppe statunitensi arrivarono a Kabul dopo gli attacchi di al-Qaeda dell'11 settembre 2001, il presupposto era che la preminenza globale degli Stati Uniti sarebbe rimasta incontrastata a perdita d'occhio. In verità, il momento unipolare del dopo guerra fredda stava già passando. La sfida al vecchio ordine non è venuta solo dalle ambizioni di grande potenza della Cina. Trasformare la potenza economica e militare in potenza globale richiede volontà politica. E la leadership ha un prezzo. La sconfitta in Iraq, lo stallo in Afghanistan e i problemi economici in patria hanno lasciato gli americani, gli elettori, stanchi di pagarlo. L'Occidente non poteva mai "vincere" in Afghanistan. I sogni di costruzione della nazione che hanno segnato l'apice dell'interventismo liberale erano ben intenzionati. Cosa c'è di sbagliato nel promuovere la democrazia e lo stato di diritto? Ma il modello occidentale ha sfidato la realtà di una società tribale frammentata che non ha mai accettato il governo dal centro. 
Tagliare col passato e venir via era l'istinto di Donald Trump, ora incorporato nella dottrina Biden. L'America agirà per difendersi quando sarà direttamente minacciata, ma non rischierà sangue e dollari per difendere qualcosa chiamato sicurezza internazionale. Tutto questo cozza con la retorica di Biden "l'America è tornata" e contrasta con la sua idea che gli Stati Uniti possano riaffermarsi come campioni di libertà e democrazia. Questa è realpolitik. Il realismo ha un suo prezzo. Gli Stati Uniti hanno bisogno di alleati nella competizione con la Cina. La ritirata afghana offre a malapena agli amici dell'America qualche motivo di fiducia in Washington. Quanto possono essere sicuri gli alleati della Nato che, in caso di crisi con la Russia di Vladimir Putin, la Casa Bianca giudicherà la difesa dei confini dell'Europa un interesse vitale degli Stati Uniti? Eppure c'è anche qualcosa di vagamente patetico nel pianto e nello stridore di denti delle capitali europee. Gli europei, dopotutto, avrebbero potuto riconoscere una certa simmetria. L'amministrazione di George W. Bush non li ha consultati sul rovesciamento dei talebani. Biden li ha ignorati allo stesso modo nel decidere di ritirarsi. Nessuno può onestamente lamentarsi di essere stato colto di sorpresa. Ma l'Europa vuole fingere che il mondo sia diverso. È vero, Emmanuel Macron, invita spesso i compagni europei a iniziare a fare le proprie scelte. Il guaio è che troppo spesso suona come se volesse che gli americani se ne andassero. La "Global Britain" post-Brexit di Boris Johnson è assente dalla scena internazionale. E la Germania di Angela Merkel rifiuta semplicemente di ammettere che l'internazionalismo liberale ha lasciato il posto alla realpolitik di grande potenza.
Un giorno l'Europa dovrà ammettere che il vecchio ordine è passato e capire che in un'epoca di grande competizione di potenze i rapporti con gli alleati e con gli avversari diventeranno molto più difficili.


El Pais
I talebani reprimono con violenza le prime proteste
I miliziani aprono il fuoco contro i manifestanti a Jalalabad. I paesi occidentali accelerano l'evacuazione nel caos all'aeroporto
La Spagna riesce a far rientrare le prime 55 persone
Come Kandahar è diventata talebana da un giorno all'altro. Cronaca della caduta della seconda città afgana. L'esercito regolare qui si è ritirato senza sparare un solo colpo



FAZ
I talebani aprono il fuoco sui dimostranti. Continua l'evacuazione aerea delle Forze Armate, finora tratte in salvo 900 persone. L'Iran vuole cooperare con Russia e Cina per garantire stabilità in Afghanistan. Come comunicano i talebani, di Gustav Theile
Il gruppo terroristico ultraconservatore utilizza piattaforme moderne popolari in Occidente. Le aziende tecnologiche stanno affrontando grandi sfide: mentre Trump è bloccato su Twitter, i portavoce dei talebani hanno centinaia di migliaia di follower.
Nell'aprile 2016, i talebani hanno pubblicato una App chiamata "Alemarah" sul Google Play Store, su cui hanno distribuito video e comunicazioni ufficiali. Tuttavia, l'app non è stata disponibile per molto tempo. Ufficialmente, per ragioni tecniche. Presumibilmente, Google aveva rimosso la App.
Non si adattano né all'ideologia ultra tradizionalista né all'antiamericanismo dei talebani, ma le App ora sono oggetto di ampio uso da parte dei talebani. "Sono molto evoluti tecnologicamente", afferma Emerson Brooking, esperto di comunicazione terroristica presso l'Atlantic Council, un think tank di Washington. WhatsApp è una delle app più importanti per il gruppo terroristico, che "ha costruito una solida presenza su Telegram già nel 2015", afferma. "Gli insorti generalmente devono adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie per tenere testa ai loro avversari più potenti", spiega. "I talebani sono un movimento di resistenza molto antico, ora sono uno dei primi di successo del 21° secolo".



Die Zeit
La vergogna dei talebani
Chi li ha resi più forti per poi essere costretto a negoziare con loro?
Doppio errore
L'occidente ha fallito? Sì, ma non solo. Anche gli afghani hanno perso un'occasione storica, scrive Ulrich Ladurner
La sconfitta in Afghanistan: l'Occidente si dichiara già responsabile della debakle, sono stati fatti molti errori gravi. Ma i dubbi occidentali non dovrebbero ora oscurare ciò che è successo in Afghanistan: sono gli afgani a lasciare il loro paese nei guai.
Ciò suona duro alla luce delle immagini strazianti dell'aeroporto di Kabul nei giorni scorsi. Sembra spietato di fronte ai disperati afghani che inseguono gli aerei in decollo da Kabul per fuggire dai talebani. Ma dopo 20 anni spettava e spetta agli afghani prendere in mano il proprio destino.


Handelsblatt
Intrappolati
I talebani negano agli afghani l'accesso all'aeroporto di Kabul. L'Occidente sta cercando di tagliare loro le fonti di finanziamento.
Il numero di voli di salvataggio da Kabul è in aumento. 5000 persone sono state evacuate in 24 ore, hanno annunciato le forze americane. Gli Stati Uniti e i loro alleati vogliono evacuare da 5000 a 9000 persone al giorno dall'aeroporto di Kabul. Armin Laschet, il candidato cancelliere della CDU/CSU, ha promesso di accogliere tutti gli aiutanti in Germania - se dovesse vincere le elezioni tra cinque settimane. Tuttavia, i talebani, che hanno preso Kabul da domenica, lasciano passare solo gli stranieri all'aeroporto. E così le organizzazioni per i diritti umani temono che migliaia di operatori umanitari afgani rimangano senza prospettive. La Germania ha inviato il suo ambasciatore per l'Afghanistan, Markus Potzel, in Qatar per negoziare con i talebani.



WSJ
Era da anni che i talebani preparavano questa vittoria. Ora reprimono violentemente le proteste a Jalalabad. Le donne afghane precipitano nel terrore, chiuse in casa e tolte di nuovo alla vista degli altri in strada
Gli Stati Uniti sono ostaggio dei talebani
I talebani non hanno formalmente catturato nessun americano in Afghanistan, almeno non ancora, ma è chiaro che i jihadisti hanno già l'amministrazione Biden come ostaggio politico. Ciò era evidente dal briefing di mercoledì al Pentagono, dove il Segretario della Difesa e il presidente dei capi di stato maggiore congiunti hanno ammesso di non avere le risorse militari e il mandato politico per garantire che ogni americano venga evacuato in mezzo al controllo dei talebani di Kabul. Possiamo capire perché il signor Biden preferisca parlare di vaccini Covid, come ha fatto ieri, o 3,5 trilioni di dollari di nuove spese. Ma lui e la sua amministrazione sono responsabili di mettere in pericolo gli americani ei nostri alleati. La sua massima priorità, la sua unica priorità, deve essere tirarli fuori, qualunque cosa serva.


Washington Post
Dov'è la responsabilità nel ritiro dall'Afghanistan?
Karen Tumlty: Sì, è vero che quattro presidenti diversi condividono la colpa di ciò che è accaduto in Afghanistan negli ultimi 20 anni. Ma l'esecuzione del ritiro delle truppe statunitensi è qualcosa di cui sarà ritenuto responsabile solo Biden. Capire il perché dei passi falsi della sua amministrazione è fondamentale per infondere fiducia nel suo giudizio in futuro. Altrimenti, perché gli americani, o gli alleati internazionali degli Stati Uniti, dovrebbero accettare le rassicurazioni del presidente? È anche difficile sentire altro che parole vuote nella promessa di Biden di mantenere i diritti umani al centro, e non alla periferia, della sua politica estera, e di " parlare " per le donne , le ragazze e altri che hanno molto da temere dalla gestione talebana che vuole riportare l'Afghanistan nel XIV secolo. La cosa più urgente al momento è la sorte degli afgani che hanno lavorato con le forze statunitensi come traduttori e collaboratori, gli operatori delle ong, i giornalisti, le attiviste dei movimento di donne  coloro che hanno condiviso e investito nella visione di un Afghanistan moderno. Loro e le loro famiglie sono in una situazione disperata. L'inadeguata pianificazione di emergenza di Biden per loro è un fallimento storico nell'essere all'altezza dell'obbligo morale degli Stati Uniti.