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MONDO

Giovedì 21 gennaio

Le notizie dal mondo

La rassegna stampa internazionale di Rainews

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di Paolo Cappelli
Nessun presidente dei tempi moderni, mai, ha ereditato l'insieme di problemi che hanno accolto Biden mentre prestava giuramento in una giornata limpida e fredda e, in poche parole, il presidente ha sintetizzato così: "Rabbia, risentimento e odio, estremismo, illegalità, violenza, malattie, disoccupazione e disperazione ". Questi, per Dan Balz, Washington Post, sono gli Stati Uniti che eredita Joe Biden.
E l'attesa per una 'nuova alba' americana, per citare le parole di Ursula Von Der Leyen, non meno viva nel resto del mondo



The Independent
"Ha prevalso la democrazia" . Assumendo l'incarico con una cerimonia diversa da tutte le altre, Biden promette di riunire una nazione divisa dalla crisi






The Times
Joe Biden è  il 46esimo presidente. Tempo di unità. Appello per la fine di una guerra incivile. Prime firme su  17 ordini esecutivi che ribaltano le politiche di Trump.





Le Figaro
Il sogno di unità di Joe Biden
Il presidente esorta gli americani a riconciliarsi intorno ai valori della democrazia e della verità assicurando: 'tutta la mia anima è votata a questo obiettivo'
Editoriale: "Il mondo rimesso a posto"
l'America è affezionata a queste 'nuove partenze' simbolizzate dall'investitura presidenziale solennemente messa in scena. Il mondo assiste a questo folklore politico con un misto di ammirazione e scetticismo. Questa volta dappertutto si è levato un sospiro di sollievo. Dopo il mondo a soqquadro di Donald Trump, quello rimesso a posto di Joe Biden, la promessa a alleati e interlocutori internazionali del ritorno al dialogo multilaterale e di rifare degli Stati Uniti 'la grande forza del Bene nel mondo". L'Europa si rallegra per aver ritrovato un amico alla Casa Bianca impaziente di siglare con lui un nuovo patto fondatore delle relazioni transatlantiche. Ma l'euforia pare eccessiva. Il ritorno di Washington agli accordi di Parigi sul clima non è una restaurazione. Blinken ha già ribadito la fermezza di Pompeo verso la Cina, l'ambasciata in Israele resterà a Gerusalemme, riesumare il patto sul nucleare con l'Iran sarà difficile. Biden è un liberale della vecchia scuola, certo non un missionario della democrazia, e avrà troppo da fare sul piano interno. Se vogliono ritrovare un amico nella Stanza Ovale, gli europei dovranno rendersi utili. Questo si aspetta oggi l'America dall'Europa.   



FT
"Ha prevalso la democrazia"
Biden inizia a riparare gli Stati Uniti
Il discorso inaugurale un invito a ritornare alle norme e ai valori statunitensi
Dai tempi di Abraham Lincoln, i discorsi di inaugurazione contengono appelli all'unità. Raramente però, da allora, l'unità è stata un tema così centrale o ripetuto così spesso come ieri nel discorso di Joe Biden - ma raramente la democrazia americana si è sentita così fragile come oggi.
Per iniziare a ricostruire la fiducia nei politici e nelle istituzioni, Biden deve guardare vicino, con lo sforzo di restituire una parvenza di accordo bipartisan nelle politiche di Washington. Questo richiederà la collaborazione dei suoi avversari politici. Anche se i democratici ora controllano il Congresso, il comportamento dei repubblicani all'opposizione sarà un fattore determinante per il successo di Biden.
L'America ha fatto un passo fondamentale per tornare a una cultura della verità. L'amministrazione entrante dovrà anche riparare la fiducia nei media tradizionali, e trovare il modo di frenare i discorsi di odio e la disinformazione sui social media. Solo se gli americani avranno la sensazione di vivere tutti nella stessa realtà, il Paese potrà davvero andare avanti. Proprio come il discorso inaugurale di Trump che evocando la "carneficina americana" diede tono alla sua presidenza, così dobbiamo sperare che l'appello di Biden per la fine della "guerra incivile" definisca la sua.  L'America - e il mondo - non possono permettersi di vederlo fallire.



Kommersant
Nel suo discorso inaugurale alla nazione, Joe Biden ha fatto capire a tutti che l'America sta attraversando un momento di svolta, qualcosa che non si vede molto spesso nella sua storia. Ha chiarito che la democrazia americana ha vinto una feroce battaglia e questa battaglia è stata, di fatto, una battaglia tra il Bene e il Male. Il che significa che Joe Biden stesso è il leader delle forze del Bene.
L'America ha rieletto il nemico numero uno, di Sergei Strokan
Il confronto tra Washington e Pechino- principale eredità di Donald Trump  continuerà. Alla vigilia dell'insediamento del nuovo presidente Joe Biden, i futuri Segretario di Stato e Ministro della difesa Anthony Blinken e Lloyd Austin hanno confermato in audizione in Congresso la determinazione ad aumentare la pressione su Pechino, mettendo la Cina e non la Russia al primo posto tra le minacce degli Stati Uniti. La politica di contenimento globale della Cina sarà messa a punto: Washington si concentrerà di più sulla democrazia e sui diritti umani nella regione uigura dello Xinjiang, a Hong Kong e in Tibet.



Le Soir
"Ha vinto la democrazia" edito: torna la nostra America, di Beatrice Delvaux
Il presidente degli Stati Uniti sta twittando e non in caratteri in maiuscolo. È un dettaglio che la dice lunga sul ritorno alla normalità al di là dell'Atlantico, sul profondo e intenso sollievo al di qua. Queste maiuscole erano così tanti attacchi insopportabili che ricordavano a ogni post il disordine di quattro anni alla Casa Bianca e la paura che ispiravano. I simboli e le parole non sono tutto, ma dopo aver sopportato una presidenza in cui tutto sembrava possibile, molti ieri avevano bisogno di segnali che l'era Trump fosse davvero finita.



FAZ
un presidente per tutti, di Klaus Dieter Frankerberger: il presidente federale Steimeier ha detto che è un grande sollievo che Joe Biden entri alla Casa Bianca. Come lui, la stragrande maggioranza degli europei attendeva con ansia il trasferimento del potere negli Stati Uniti. La gioiosa attesa esprime il sollievo che l'era Trump sia finalmente finita e che stiamo per iniziare una nuova partnership che negli ultimi anni ha sofferto tanto quanto la reputazione degli Stati Uniti. Joe Biden deve dare un nuovo supporto e orientamento all'America, a casa e fuori. Di tutti i compiti e le crisi che lo aspettano, questo è il più difficile.



NYT
editoriale: "Biden scommette sull'unità. Il paese può ascoltarlo"?
Joe Biden ha iniziato la sua presidenza mercoledì con la stessa filosofia animatrice che ha guidato la sua campagna elettorale: il centro può reggere. È una grande scommessa. La società americana è più fragile ora di quanto non lo sia da anni. È ineguale, malsana e politicamente radicalizzata. Una pandemia sta imperversando quasi incontrollata. L'economia è a pezzi. L'ambiente è in crisi. Democratici e Repubblicani non sono nemmeno d'accordo sulla realtà davanti ai loro occhi, figuriamoci delimitare il terreno comune che condividono. Biden ha riconosciuto tutto questo nel suo discorso inaugurale, chiedendo apertura, disponibilità. "Cominciamo ad ascoltarci di nuovo, a sentirci, a vederci", ha detto. "Mostrare rispetto gli uni per gli altri. La politica non deve essere un fuoco violento, che distrugge ogni cosa sul suo cammino. Ogni disaccordo non deve essere motivo di guerra totale e dobbiamo rifiutare la cultura in cui i fatti stessi vengono manipolati e persino fabbricati". L'appello di Biden all'unità non è una richiesta che gli americani siano tutti d'accordo, ma piuttosto che vivano nella tolleranza reciproca, impegnati nel processo democratico e nel giudicare pacificamente le loro differenze fino alla prossima inaugurazione. 



WSJ
editoriale: "Il messaggio di unità di Biden"
Qualunque sia la loro affiliazione partitica, tutti gli americani possono essere orgogliosi dell'inaugurazione di ieri del presidente Joe Biden. Il trasferimento pacifico del potere da un partito all'altro è un segno della forza della democrazia. E' stato particolarmente commovente, almeno per noi, vedere il nuovo vicepresidente Kamala Harris e suo marito scendere i gradini del Campidoglio scortando Mike Pence e sua moglie alla loro macchina in attesa. Pence si è meritato questo rispetto dopo il 6 gennaio, quando si è rifiutato di contestare i voti dei grandi elettori come voleva il presidente Trump. Biden ha toccato molte note adeguate in un discorso inaugurale che sarà ricordato più per il momento dopo la rivolta del Campidoglio che per le sue parole. Il discorso aveva un sapore personale con riferimenti al suo cattolicesimo, come la citazione di sant'Agostino e la preghiera per i morti. Il tema generale era il richiamo all'"unità" , anche con qualche eccesso. "So che le forze che ci dividono sono profonde e sono reali. Ma so anche che non sono nuove", ha detto Biden. "La nostra storia è stata una lotta costante tra l'ideale americano secondo cui siamo tutti uguali e la dura e brutta realtà che il razzismo, il nativismo, la paura, la demonizzazione ci hanno a lungo segnati, divisi".  Quindi le nostre differenze politiche sono tra coloro che credono negli ideali americani e coloro che sono razzisti e nativisti? Questo suona troppo come l'abitudine di Barack Obama di considerare le differenze di ideologia o politica come divisioni tra illuminismo e fanatismo. Ciò crea divisioni culturali e morali, come hanno dimostrato gli anni di Obama nel creare il terreno politico per Trump. Biden ha ragione quando dice che c'è una differenza tra "verità" e "bugie", e troppi discorsi politici sono disseminati di falsità. Ma quella colpa è dei faziosi di ambo le parti. La maggior parte delle differenze politiche non sono tra verità e bugie. Sono dibattiti sui compromessi tra principi fondamentali come libertà e uguaglianza, o sui mezzi migliori per ottenere buoni fini. Su questo punto abbiamo sentito troppo poco nel discorso del signor Biden per rassicurare i conservatori. Se la sua ricerca di giustizia sociale diventa una spinta a dare la colpa al razzismo di ogni iniquità nella vita americana, dividerà più che unire. Se insiste che coloro che sono in disaccordo sul cambiamento climatico sono "negazionisti" a cui non importa nulla del pianeta, si alienerà milioni di americani. La prova della promessa di unità del signor Biden sarà nel modo in cui governerà. Gli daremo il beneficio del dubbio, che è ciò che si merita ogni nuovo presidente americano.



Washington Post
Biden si impegna a sconfiggere l'estremismo e la cultura della menzogna mentre affronta l'eredità di Trump, di Dan Balz
Biden si è candidato alla presidenza con la promessa di ricostruire un senso di normalità dopo il caos e le divisioni della presidenza Trump. Ma lo scioccante attacco al Campidoglio del 6 gennaio ha sottolineato che un ritorno alla normalità richiederà la determinazione presidenziale di fronte alle minacce dei suprematisti bianchi alla democrazia più delle consuete richieste di unità e cooperazione bipartisan che sono state a lungo centrali per Biden. "Eccoci qui", ha detto Biden , "pochi giorni dopo che una folla ribelle pensava di poter usare la violenza per mettere a tacere la volontà della gente, per fermare il lavoro della nostra democrazia, per allontanarci da questo sacro terreno. Non è successo. Non accadrà mai, né oggi, né domani, né mai. Mai". Raramente una nazione ha bisogno del rinnovamento che viene promesso ad ogni inaugurazione. Come previsto, l'unità era il tema principale del discorso. Ma non c'è stato nulla di morbido nelle sue parole. Se mai, come ci ricorda Kate Masur, storica e professoressa alla Northwestern University, l'eco del discorso inaugurale di Abraham Lincoln nel 1861, un tempo in cui sette stati si erano già separati dall'Unione e la nazione si stava dirigendo verso una guerra sanguinosa. Quel discorso vine ricordato sì per gli appelli all'unità, agli "angeli migliori" d'America, ma per buona parte fu una condanna del movimento secessionista e una ferrea promessa di difendere la Costituzione e preservare l'unione. L'America oggi non è al punto in cui Lincoln parlò poche settimane prima dell'inizio della guerra civile, ma la "guerra incivile" descritta da Biden ci ricorda che ciò che affrontiamo oggi va oltre i soliti discorsi di polarizzazione politica o ostracismo parlamentare e ricordano la più grande sfida della presidenza di Biden  governare un paese in cui una minoranza di persone rifiuta molte verità, si attiene alle parole di Trump e, all'estremo, è pronta a combattere. Per Biden sarà essenziale muoversi rapidamente. Ecco perché subito i 17 ordini esecutivi firmati dopo il suo giuramento, e altri nei prossimi giorni. Quanto sarà efficace la strategia di Biden nel combattere la pandemia, con i vaccini e con il piano da quasi 2 trilioni di dollari, determinerà molto della percezione di leadership di Biden.
Su queste priorità, Biden deve affrontare una dura prova: può convincere i repubblicani a sostenere il pacchetto - e quanto è pronto a scendere a compromessi per ottenere questo sostegno - o deciderà di mantenere la sua posizione e farlo passare con un voto a maggioranza semplice del suo partito? Sulla prima fase della presidenza grava il processo di impeachment di Trump, che condizionerà ancora l'atteggiamento degli americani. Biden ha detto che la cerimonia di ieri è il simbolo del trionfo non di un candidato ma della democrazia. La democrazia ha superato lo stress test tra novembre e il giorno dell'inaugurazione, ma il sistema rimane sotto pressione. Il compito di Biden, e quello della nazione che cerca di unificare, è garantire che le forze che minacciavano la democrazia siano affrontate e sconfitte.


Dalla redazione

Proceso Digital 

I vescovi centroamericani chiedono ai governi rispetto per i diritti dei migranti  
Il Segretariato episcopale per l’America Centrale (Sedac), ha chiesto che non vengano violati i diritti umani dei membri della carovana di migranti, e che ci sia un atteggiamento profondamente umanitario nei loro confronti, indipendentemente dalla loro situazione. I vescovi centroamericani, di fronte a possibili atti di violenza, hanno rivolto un appello urgente alle istituzioni garanti e di controllo, perché siano vigili nel rispetto dei diritti umani e delle garanzie costituzionali, monitorando costantemente la difesa delle persone, soprattutto donne e i bambini. I vescovi ricordano ai governi dell’America Centrale di affrontare seriamente le cause strutturali per cui nasce il fenomeno dell’immigrazione. 

MK.RU
I cosmonauti russi sulla ISS salvati dalla fame dai rifornimenti americani
Roscosmos ha chiesto cibo alla NASA per 60 giorni a causa del ritardo della navicella cargo con derrate alimentari a bordo per i cosmonauti russi. Sergey Ryzhikov e Sergey Kud-Sverchkov sono stati privati dei regali di Capodanno, che tradizionalmente arrivavano con l’ultimo carico dell'anno, ma anche del cibo nazionale per almeno un mese. A causa della mancanza dei piatti tradizionali russi a bordo, i dirigenti dell’agenzia aerospaziale russa Roscosmos hanno dovuto chiedere aiuto agli americani. Roscosmos ha infatti spostato il lancio della navicella spaziale cargo "Progress MS-16" dall'11 dicembre 2020 al 15 febbraio 2021. Ci sono state più di un'interruzione nella fornitura di carichi sia per i russi che per gli americani. E sempre i partner della stazione hanno condiviso le loro razioni con i compagni.