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Le nuove teorie degli scienziati russi sui misteriosi crateri della Siberia

Per Vasily Bogoyavlensky, membro dell’Accademia Russa delle Scienze, i crateri si sarebbero formati dopo un’eruzione esplosiva del terreno nei luoghi dove era assente il permafrost: un pericolo incombente per l'industria del petrolio e del gas

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Il primo enorme cratere scoperto da elicotteristi russi nei pressi del giacimento del gas di Bovanenkovo nella penisola russa di Yamal non è l’unico. Le foto satellitari dimostrano che nell’estremo Nord russo esistono almeno altri 6 crateri come quello di Bovanenkovo, ma si sospetta che possano essere molti di più, almeno il doppio.

Vasily Bogoyavlensky, membro per corrispondenza dell’Accademia Russa delle Scienze e vice-direttore per le ricerche scientifiche dell’Istituto dei problemi del petrolio e del gas, ritiene che la comparsa dei crateri nell’estremo Nord è un fenomeno ben diffuso che rappresenta un pericolo per gli operatori dell’industria minerario estrattiva del petrolio e del gas. In un’intervista concessa al quotidiano online "The Siberian Times", Bogoyavlensky ha sviluppato la sua teoria, illustrandola con alcuni esempi. Molto spesso questi crateri si trasformano in laghi artificiali, riempiendosi d’acqua. Secondo il professore i crateri si sarebbero formati dopo un’eruzione esplosiva del terreno nei luoghi dove era assente il permafrost. Un’altra teoria è che le voragini sulla superficie terrestre avvengono sui luoghi dei geyser (eruzioni intermittenti che creano delle colonne di acqua calda e vapore). Spesso queste eruzioni sono spinte dalle concentrazioni del gas che funge da propulsore, il quale però può infiammarsi ed esplodere lasciando un cratere. Un simile fenomeno è stato registrato durante il terremoto di Yalta, in Crimea nel 1927, quando nel Mar Nero si vedevano le fiaccole naturali brucianti larghe fino a 3 chilometri e alte 500 metri.

Secondo lo scienziato russo, il fenomeno della formazione dei crateri richiede uno studio urgente, ma è un’impresa molto pericolosa poiché all’interno continuano le emissioni di gas che mettono a rischio le vite umane. La formazione dei crateri ed esplosioni sotterranee può causare la fuoriuscita delle fiamme, ma anche rappresentare un grave rischio per la stabilità non solo di piattaforme di trivellazione per l’estrazione del petrolio e del gas, ma anche mettere a rischio la stabilità delle infrastrutture d’intere città nella Siberia e nell’estremo Nord, compresa Alaska.