MONDO
Dimissioni e siluramenti eccellenti
Le "porte girevoli" della Casa Bianca di Trump
Il segretario di Stato Tillerson e il suo vice Goldstein sono solo gli ultimi nomi di una lunga catena di dimissioni e siluramenti all'interno dell'amministrazione Trump

C'è chi ha firmato la lettera di dimissioni, molti altri sono stati licenziati dall'oggi al domani. E' lunga la catena delle figure di primo piano che in poco più di un anno di presidenza Trump la Casa Bianca ha prima accolto e poi fatto o lasciato andar via.
Sally Yates
Il 30 gennaio 2017, appena insediato, Trump rimuove il ministro della Giustizia ad interim, Sally Yates. L'ultima superstite dell'era Obama paga il mancato sostegno al Muslim Ban presidenziale.
Michael Flynn
Il 13 gennaio 2017 si dimette il Consigliere per la sicurezza nazionale, in carica solo da 23 giorni. Flynn paga il coinvolgimento nel Russiagate. A dicembre, Flynn verrà incriminato dal procuratore speciale Robert Mueller per aver reso "volontariamente e consapevolmente" "dichiarazioni false, fittizie e fraudolente" all'Fbi riguardanti le sue conversazioni con l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak.
James Comey
Il 9 maggio, improvvisamente, il presidente licenzia James Comey, direttore dell'Fbi. "Non stava facendo un buon lavoro. E' molto semplice, non stava facendo un buon lavoro", dice Trump rispondendo alle domande sulla decisione.
Mike Dubke
Il 30 maggio esce di scena Mike Dubke, responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il rapporto con il presidente non decolla e dopo 3 mesi arriva il passo indietro.
Walter Shaub
Il 6 luglio sbatte la porta Walter Shaub, numero 1 dell'Ufficio etico federale. Impossibile trovare un punto d'incontro con Trump.
Mark Corallo
Il 20 luglio lascia l'incarico Mark Corallo, portavoce del team legale che rappresenta Trump per le vicende del Russiagate. Si dimette anche uno dei legali del team, Mark Kasowitz.
Sean Spicer
Il presidente nomina Anthony Scaramucci - figura proveniente dal mondo finanziario e ritenuta vicina a Trump - nuovo responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il portavoce Sean Spicer decide di abbandonare l'incarico il 21 luglio.
Michael Short
Passano pochi giorni e svuota i cassetti anche l'assistente portavoce Michael Short, che il 25 luglio decide di anticipare i tempi rispetto al licenziamento annunciato da Scaramucci a Politico.
Reince Priebus
Il 28 luglio finisce l'avventura di Reince Priebus, capo dello staff. Tra voci di dimissioni e spifferi sul licenziamento, Priebus cede il posto all'ex generale John Kelly.
Anthony Scaramucci
A dieci giorni dall'incarico, il 31 luglio, il direttore della Comunicazione viene congedato con la regia proprio di Kelly.
Steve Bannon
Dal 18 agosto, Steven Bannon non è più lo stratega della Casa Bianca. "Il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly e Steve Bannon hanno mutualmente convenuto che oggi sarà l'ultimo giorno di Steve. Siamo grati del suo servizio e gli auguriamo il meglio", si legge nella dichiarazione dell'ufficio stampa della Casa Bianca. Dimissioni? Licenziamento? ''Quando è stato licenziato, non ha perso solo il lavoro. Ha perso la testa", ha twittato Trump all'inizio del 2018, quando le anticipazioni del libro Fire and Fury hanno compromesso i rapporti tra il presidente e il guru dell'alt-right.
Tom Price
Sotto accusa per l'uso di costosi jet privati per le missioni governative, il 29 settembre si dimette il ministro alla Sanità Tom Price.
Dina Powell
L'8 dicembre se ne va Dina Powell, numero 2 del Consigliere alla sicurezza nazionale HR McMaster, di origine egiziana. La collaborazione con l'amministrazione Trump finisce senza scossoni e senza polemiche.
Rob Porter
La prima uscita di scena del 2018 è quella del segretario dello staff della Casa Bianca Rob Porter il 7 febbraio. Porter si dimette dopo che emergono accuse di gravi maltrattamenti domestici da parte delle sue due ex mogli. A causa di questa vicenda, Porter non aveva la "clearance" necessaria per accedere alle informazioni riservate.
David Sorensen
Il 9 febbraio lo speech writer David Sorensen lascia l'incarico in seguito ad accuse di maltrattamenti da parte dell'ex moglie. .
Hope Hicks
Il 28 febbraio si dimette il direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca, la 29enne Hope Hicks. Il giorno prima aveva ammesso davanti ai deputati della Commissione sul Russiagate di aver detto qualche bugia a fin di bene su Trump. Ex modella, fidanzata con Porter, la Hicks era considerata molto vicina al presidente, con cui aveva lavorato in precedenza.
Gary Cohn
Il 6 marzo si dimette Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca e direttore del Consiglio Economico Nazionale. Cohn è in disaccordo con i dazi sull'acciaio e l'alluminio imposti da Trump.
Rex Tillerson
Il 13 marzo Trump destituisce il segretario di Stato Rex Tillerson. Al suo posto viene nominato il capo della Cia Mike Pompeo, che viene sostituito dalla sua numero due, Gina Haspel. E in seguito ai suoi commenti pubblici sul 'licenziamento' di Tillerson, Trump ha silurato anche il sottosegretario di Stato Steve Goldstein. "È stato l'onore di una vita e sono grato al presidente e al segretario per questa opportunità. Non vedo l'ora di riposare", ha dichiarato Goldstein.
Sally Yates
Il 30 gennaio 2017, appena insediato, Trump rimuove il ministro della Giustizia ad interim, Sally Yates. L'ultima superstite dell'era Obama paga il mancato sostegno al Muslim Ban presidenziale.
Michael Flynn
Il 13 gennaio 2017 si dimette il Consigliere per la sicurezza nazionale, in carica solo da 23 giorni. Flynn paga il coinvolgimento nel Russiagate. A dicembre, Flynn verrà incriminato dal procuratore speciale Robert Mueller per aver reso "volontariamente e consapevolmente" "dichiarazioni false, fittizie e fraudolente" all'Fbi riguardanti le sue conversazioni con l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak.
James Comey
Il 9 maggio, improvvisamente, il presidente licenzia James Comey, direttore dell'Fbi. "Non stava facendo un buon lavoro. E' molto semplice, non stava facendo un buon lavoro", dice Trump rispondendo alle domande sulla decisione.
Mike Dubke
Il 30 maggio esce di scena Mike Dubke, responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il rapporto con il presidente non decolla e dopo 3 mesi arriva il passo indietro.
Walter Shaub
Il 6 luglio sbatte la porta Walter Shaub, numero 1 dell'Ufficio etico federale. Impossibile trovare un punto d'incontro con Trump.
Mark Corallo
Il 20 luglio lascia l'incarico Mark Corallo, portavoce del team legale che rappresenta Trump per le vicende del Russiagate. Si dimette anche uno dei legali del team, Mark Kasowitz.
Sean Spicer
Il presidente nomina Anthony Scaramucci - figura proveniente dal mondo finanziario e ritenuta vicina a Trump - nuovo responsabile della Comunicazione della Casa Bianca. Il portavoce Sean Spicer decide di abbandonare l'incarico il 21 luglio.
Michael Short
Passano pochi giorni e svuota i cassetti anche l'assistente portavoce Michael Short, che il 25 luglio decide di anticipare i tempi rispetto al licenziamento annunciato da Scaramucci a Politico.
Reince Priebus
Il 28 luglio finisce l'avventura di Reince Priebus, capo dello staff. Tra voci di dimissioni e spifferi sul licenziamento, Priebus cede il posto all'ex generale John Kelly.
Anthony Scaramucci
A dieci giorni dall'incarico, il 31 luglio, il direttore della Comunicazione viene congedato con la regia proprio di Kelly.
Steve Bannon
Dal 18 agosto, Steven Bannon non è più lo stratega della Casa Bianca. "Il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly e Steve Bannon hanno mutualmente convenuto che oggi sarà l'ultimo giorno di Steve. Siamo grati del suo servizio e gli auguriamo il meglio", si legge nella dichiarazione dell'ufficio stampa della Casa Bianca. Dimissioni? Licenziamento? ''Quando è stato licenziato, non ha perso solo il lavoro. Ha perso la testa", ha twittato Trump all'inizio del 2018, quando le anticipazioni del libro Fire and Fury hanno compromesso i rapporti tra il presidente e il guru dell'alt-right.
Tom Price
Sotto accusa per l'uso di costosi jet privati per le missioni governative, il 29 settembre si dimette il ministro alla Sanità Tom Price.
Dina Powell
L'8 dicembre se ne va Dina Powell, numero 2 del Consigliere alla sicurezza nazionale HR McMaster, di origine egiziana. La collaborazione con l'amministrazione Trump finisce senza scossoni e senza polemiche.
Rob Porter
La prima uscita di scena del 2018 è quella del segretario dello staff della Casa Bianca Rob Porter il 7 febbraio. Porter si dimette dopo che emergono accuse di gravi maltrattamenti domestici da parte delle sue due ex mogli. A causa di questa vicenda, Porter non aveva la "clearance" necessaria per accedere alle informazioni riservate.
David Sorensen
Il 9 febbraio lo speech writer David Sorensen lascia l'incarico in seguito ad accuse di maltrattamenti da parte dell'ex moglie. .
Hope Hicks
Il 28 febbraio si dimette il direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca, la 29enne Hope Hicks. Il giorno prima aveva ammesso davanti ai deputati della Commissione sul Russiagate di aver detto qualche bugia a fin di bene su Trump. Ex modella, fidanzata con Porter, la Hicks era considerata molto vicina al presidente, con cui aveva lavorato in precedenza.
Gary Cohn
Il 6 marzo si dimette Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca e direttore del Consiglio Economico Nazionale. Cohn è in disaccordo con i dazi sull'acciaio e l'alluminio imposti da Trump.
Rex Tillerson
Il 13 marzo Trump destituisce il segretario di Stato Rex Tillerson. Al suo posto viene nominato il capo della Cia Mike Pompeo, che viene sostituito dalla sua numero due, Gina Haspel. E in seguito ai suoi commenti pubblici sul 'licenziamento' di Tillerson, Trump ha silurato anche il sottosegretario di Stato Steve Goldstein. "È stato l'onore di una vita e sono grato al presidente e al segretario per questa opportunità. Non vedo l'ora di riposare", ha dichiarato Goldstein.