ITINERARI
Filiere di comunità, intervista a Virgilio Gay
Le vie del marmo, i paesaggi delle cave
Le cave, come le rovine o le fabbriche abbandonate, possono suscitare sensazioni forti. La ricerca di queste esperienze ha fatto nascere un turismo non estremo, ma estremamente singolare: quello che percorre le cave di marmo, attive o non attive. Ne è nata una rete europea che coinvolge cinque Paesi. L’Italia vi è da poco entrata a far parte con una comunità, quella di Levigliani di Stazzema.
"L'uomo pone un termine alle tenebre e fruga fino all'estremo limite le rocce nel buio più profondo. Stranieri perforano i pozzi nelle valli disabitate e i luoghi lontani dalle genti si animano" (Bibbia, dal Libro di Giobbe)
Le cave di marmo sono un patrimonio comune a molti Paesi. E storia, che molti popoli condividono da tempi remoti. Per valorizzare la loro eredità culturale e industriale, una rete di turismo lungo le strade del marmo promuove viaggi e progetti di cooperazione, mostre e attività. Si chiama “Extraexpo, dall’estrazione all’esposizione” e coinvolge, per ora, cinque Paesi (Belgio, Grecia, Portogallo Spagna e Italia). Protagoniste sono le cave attive come quelle abbandonate, con la vita che è stata o che è ancora intorno a loro: i musei, le comunità, il paesaggio. Che anche quando ha subito le fratture territoriali e le aggressioni dell’inquinamento continua a riservare sorprese, stupore e meraviglia. Il potere del Terzo paesaggio? Potremmo parlare piuttosto di potere dei cittadini: Levigliani di Stazzema (LU), dove si estrae un prezioso marmo arabescato, ha una storia molto particolare. Una storia di gestione comune del territorio e delle risorse che parte dal 1794. Per conoscerla meglio ci siamo rivolti al dottor Virgilio Gay, direttore del Sistema turistico culturale Corchia Underground.
Dottor Gay, il 22 gennaio scorso Levigliani di Stazzema è entrato a far parte di "Extraexpo", la rete per il turismo europeo sulle vie delle cave di marmo. Per l'Italia, ci siete soltanto voi. Cosa ha di speciale Levigliani?
In questo Paese è stata creata una vera e propria “filiera di comunità”. Oggi è poi in atto un processo di promozione territoriale in cui l’aspetto turistico si salda all’attività estrattiva, così che la produzione industriale diventa anche un asset come attrattore turistico, mentre l’accoglienza turistica rappresenta un ulteriore canale di presentazione del prodotto estrattivo: il marmo arabescato del Corchia.
Il territorio è proprietà collettiva dei residenti; una parte è in concessione alla Cooperativa Condomini, un’impresa consolidata che lavora l’estrazione del marmo, mentre una vecchia miniera in disuso è oggi valorizzata turisticamente dalla Cooperativa Sviluppo e Futuro Levigliani, formata da giovani locali. Entrambe versano un canone all’amministrazione collettiva che impiega tali proventi in attività sociali a beneficio dell’intera comunità residente. L’accoglienza turistica è intesa come opportunità di raccontare la propria storia, con il museo della Pietra Piegata che espone le abilità artigiane della lavorazione lapidea e, soprattutto, con il Museo Lavorare Liberi che narra l’epopea d’impresa e sacrificio dei Leviglianesi. Il Sistema turistico culturale si completa poi con la grotta turistica Antro del Corchia.
Quanto è importante il lavoro di una cooperativa nella gestione del territorio?
La forma cooperativa è una modalità di gestione partecipata, dove non prevale l’interesse del singolo, quanto invece la visione generale di sviluppo collettivo. Nel formulare “la tragedia dei beni comuni”, Garret Hardin ha spiegato come le utilità economiche della proprietà molto spesso non vanno di pari passo con i costi, soprattutto ambientali, che spesso gravano sull’intera collettività. Per evitare tutto ciò servono regole e norme precise e, soprattutto, serve la loro osservanza. Quando la proprietà è collettiva, la condivisione delle regole ne garantisce maggiormente il rispetto.
La cooperativa Condomini è stata la prima a dotarsi di un impianto per il riciclaggio dell’acqua e il recupero della marmettola. Un esempio di governo consapevole delle risorse? Il fatto di essere riuniti in una cooperativa potrebbe aver aiutato a sviluppare un certo tipo di consapevolezza? A pensare insomma in modo diverso, a pensare come una comunità?
Quando la governance cooperativa si associa alla proprietà collettiva, il territorio diventa risorsa da valorizzare economicamente e, al contempo, da conservare per le nuove generazioni: in effetti, una reale policy di sostenibilità. Nella sua connotazione di mutualità, la forma cooperativa favorisce la crescita di una solidarietà di coesione contribuendo alla creazione di quello che è riconosciuto come capitale sociale.
Eppure la lavorazione del marmo comporta rischi e inquinamento delle falde acquifere. Come conciliare eccellenza produttiva e impatto ambientale?
Con l’impiego di adeguate tecnologie. Solitamente l’innovazione genera anche un aumento di produttività e, quindi, accelera lo sfruttamento delle risorse. Perciò la cooperativa Condomini ha dimezzato il numero di tonnellate estratte, lasciando intatto il numero delle unità lavorative e tenendo alta la domanda di mercato, così da salvaguardare il fatturato con aumenti del prezzo.
Per quanto riguarda l’Antro del Corchia, abbiamo un altro primato: il "primo caso in Italia di indagine preventiva alla fruizione turistica di una grotta". Quali sono le maggiori difficoltà in questo tipo di indagine?
Una grotta carsica è un luogo nato e sviluppatosi per restare al buio, senza la presenza dell’uomo. Quando si è immaginata la fruizione turistica dell’Antro del Corchia si è voluto mappare le sue caratteristiche vitali, per monitorare il suo eventuale degrado, a seguito delle visite turistiche. Ebbene, proprio alla fine dello scorso anno, l’ARPAT ne ha sancito la piena fruibilità, rilevando che i flussi turistici non danneggiano l’ecosistema.
Per le altre grotte presenti in Italia, rese turistiche ben prima dell’Antro del Corchia, non avendo effettuato rilevazioni di dati prima della loro apertura al grande pubblico, non possono effettuarsi paragoni, né monitoraggio ambientale. Una tale valutazione preventiva, con l’assunzione del rischio di dovere chiudere un importante attrattore turistico, rivela l’attenzione della comunità di Levigliani per il proprio patrimonio. Un'ulteriore conferma che la proprietà collettiva ha una maggiore inclinazione nei confronti del valore intrinseco della sostenibilità.
I turisti contemporanei, spiega il sito della rete Extraexpo, non cercano solo paesaggi da contemplare ma esperienze forti, interazione con le comunità e sensazioni nuove. Nella sua proposta di itinerario, lei mette in relazione l’estrazione del cinabro, praticata nella grotta fin dal Medioevo, con storie di alchimia. Quanto è importante la creatività nel suo lavoro?
Essa è molto importante, indubbiamente! Perché oggi il turista non “compra” più il territorio ma l’esperienza che farà nel territorio, quello che tecnicamente possiamo definire come il prodotto-destinazione. Comunque, non basta la sola creatività, se non associata a managerialità, attenzione organizzativa, disseminazione di una vera e propria cultura dell’accoglienza. Il turismo non è un lavoro per i soli esponenti del settore. Esso deve necessariamente coinvolgere tutti i portatori d’interesse del territorio. Perché la competizione non è tra una struttura e un’altra, ma tra un sistema territoriale omogeneo e altri suoi competitors, su scala vasta.
Le cave trasformano il paesaggio. Possono essere abbandonate. O esaurirsi. Ciò che rimane diventa allora Terzo paesaggio. O rovina. Molte cave in disuso sono state convertite in altro. Come le Cave di Fantiano, in Puglia, oggi un teatro. Ci sono attualmente nuovi progetti di valorizzazione paesaggistica per Levigliani?
Levigliani ha compreso che la valorizzazione turistica non è una possibilità sussidiaria: mettere a reddito i fantasmi di un mondo che non c’è più. Levigliani sta implementando un processo virtuoso in cui trovano risalto il passato e il presente; il territorio e la sua storia; le attività di estrazione e la comunità che le interpreta. Nel lontano 1794 i residenti di Levigliani stipulano un patto per la futura “privatizzazione” del Granducato di Toscana, voluta da Pietro Leopoldo. Tale accordo impegna tutti loro ad acquistare collettivamente le terre a bando e a mantenere indivisibile in futuro la proprietà. Oggi quell’intuizione rivive e si rafforza nella visione d’interpretare le attuali sfide con la logica di un sistema territoriale moderno.
Le cave di marmo sono un patrimonio comune a molti Paesi. E storia, che molti popoli condividono da tempi remoti. Per valorizzare la loro eredità culturale e industriale, una rete di turismo lungo le strade del marmo promuove viaggi e progetti di cooperazione, mostre e attività. Si chiama “Extraexpo, dall’estrazione all’esposizione” e coinvolge, per ora, cinque Paesi (Belgio, Grecia, Portogallo Spagna e Italia). Protagoniste sono le cave attive come quelle abbandonate, con la vita che è stata o che è ancora intorno a loro: i musei, le comunità, il paesaggio. Che anche quando ha subito le fratture territoriali e le aggressioni dell’inquinamento continua a riservare sorprese, stupore e meraviglia. Il potere del Terzo paesaggio? Potremmo parlare piuttosto di potere dei cittadini: Levigliani di Stazzema (LU), dove si estrae un prezioso marmo arabescato, ha una storia molto particolare. Una storia di gestione comune del territorio e delle risorse che parte dal 1794. Per conoscerla meglio ci siamo rivolti al dottor Virgilio Gay, direttore del Sistema turistico culturale Corchia Underground.
Dottor Gay, il 22 gennaio scorso Levigliani di Stazzema è entrato a far parte di "Extraexpo", la rete per il turismo europeo sulle vie delle cave di marmo. Per l'Italia, ci siete soltanto voi. Cosa ha di speciale Levigliani?
In questo Paese è stata creata una vera e propria “filiera di comunità”. Oggi è poi in atto un processo di promozione territoriale in cui l’aspetto turistico si salda all’attività estrattiva, così che la produzione industriale diventa anche un asset come attrattore turistico, mentre l’accoglienza turistica rappresenta un ulteriore canale di presentazione del prodotto estrattivo: il marmo arabescato del Corchia.
Il territorio è proprietà collettiva dei residenti; una parte è in concessione alla Cooperativa Condomini, un’impresa consolidata che lavora l’estrazione del marmo, mentre una vecchia miniera in disuso è oggi valorizzata turisticamente dalla Cooperativa Sviluppo e Futuro Levigliani, formata da giovani locali. Entrambe versano un canone all’amministrazione collettiva che impiega tali proventi in attività sociali a beneficio dell’intera comunità residente. L’accoglienza turistica è intesa come opportunità di raccontare la propria storia, con il museo della Pietra Piegata che espone le abilità artigiane della lavorazione lapidea e, soprattutto, con il Museo Lavorare Liberi che narra l’epopea d’impresa e sacrificio dei Leviglianesi. Il Sistema turistico culturale si completa poi con la grotta turistica Antro del Corchia.
Quanto è importante il lavoro di una cooperativa nella gestione del territorio?
La forma cooperativa è una modalità di gestione partecipata, dove non prevale l’interesse del singolo, quanto invece la visione generale di sviluppo collettivo. Nel formulare “la tragedia dei beni comuni”, Garret Hardin ha spiegato come le utilità economiche della proprietà molto spesso non vanno di pari passo con i costi, soprattutto ambientali, che spesso gravano sull’intera collettività. Per evitare tutto ciò servono regole e norme precise e, soprattutto, serve la loro osservanza. Quando la proprietà è collettiva, la condivisione delle regole ne garantisce maggiormente il rispetto.
La cooperativa Condomini è stata la prima a dotarsi di un impianto per il riciclaggio dell’acqua e il recupero della marmettola. Un esempio di governo consapevole delle risorse? Il fatto di essere riuniti in una cooperativa potrebbe aver aiutato a sviluppare un certo tipo di consapevolezza? A pensare insomma in modo diverso, a pensare come una comunità?
Quando la governance cooperativa si associa alla proprietà collettiva, il territorio diventa risorsa da valorizzare economicamente e, al contempo, da conservare per le nuove generazioni: in effetti, una reale policy di sostenibilità. Nella sua connotazione di mutualità, la forma cooperativa favorisce la crescita di una solidarietà di coesione contribuendo alla creazione di quello che è riconosciuto come capitale sociale.
Eppure la lavorazione del marmo comporta rischi e inquinamento delle falde acquifere. Come conciliare eccellenza produttiva e impatto ambientale?
Con l’impiego di adeguate tecnologie. Solitamente l’innovazione genera anche un aumento di produttività e, quindi, accelera lo sfruttamento delle risorse. Perciò la cooperativa Condomini ha dimezzato il numero di tonnellate estratte, lasciando intatto il numero delle unità lavorative e tenendo alta la domanda di mercato, così da salvaguardare il fatturato con aumenti del prezzo.
Per quanto riguarda l’Antro del Corchia, abbiamo un altro primato: il "primo caso in Italia di indagine preventiva alla fruizione turistica di una grotta". Quali sono le maggiori difficoltà in questo tipo di indagine?
Una grotta carsica è un luogo nato e sviluppatosi per restare al buio, senza la presenza dell’uomo. Quando si è immaginata la fruizione turistica dell’Antro del Corchia si è voluto mappare le sue caratteristiche vitali, per monitorare il suo eventuale degrado, a seguito delle visite turistiche. Ebbene, proprio alla fine dello scorso anno, l’ARPAT ne ha sancito la piena fruibilità, rilevando che i flussi turistici non danneggiano l’ecosistema.
Per le altre grotte presenti in Italia, rese turistiche ben prima dell’Antro del Corchia, non avendo effettuato rilevazioni di dati prima della loro apertura al grande pubblico, non possono effettuarsi paragoni, né monitoraggio ambientale. Una tale valutazione preventiva, con l’assunzione del rischio di dovere chiudere un importante attrattore turistico, rivela l’attenzione della comunità di Levigliani per il proprio patrimonio. Un'ulteriore conferma che la proprietà collettiva ha una maggiore inclinazione nei confronti del valore intrinseco della sostenibilità.
I turisti contemporanei, spiega il sito della rete Extraexpo, non cercano solo paesaggi da contemplare ma esperienze forti, interazione con le comunità e sensazioni nuove. Nella sua proposta di itinerario, lei mette in relazione l’estrazione del cinabro, praticata nella grotta fin dal Medioevo, con storie di alchimia. Quanto è importante la creatività nel suo lavoro?
Essa è molto importante, indubbiamente! Perché oggi il turista non “compra” più il territorio ma l’esperienza che farà nel territorio, quello che tecnicamente possiamo definire come il prodotto-destinazione. Comunque, non basta la sola creatività, se non associata a managerialità, attenzione organizzativa, disseminazione di una vera e propria cultura dell’accoglienza. Il turismo non è un lavoro per i soli esponenti del settore. Esso deve necessariamente coinvolgere tutti i portatori d’interesse del territorio. Perché la competizione non è tra una struttura e un’altra, ma tra un sistema territoriale omogeneo e altri suoi competitors, su scala vasta.
Le cave trasformano il paesaggio. Possono essere abbandonate. O esaurirsi. Ciò che rimane diventa allora Terzo paesaggio. O rovina. Molte cave in disuso sono state convertite in altro. Come le Cave di Fantiano, in Puglia, oggi un teatro. Ci sono attualmente nuovi progetti di valorizzazione paesaggistica per Levigliani?
Levigliani ha compreso che la valorizzazione turistica non è una possibilità sussidiaria: mettere a reddito i fantasmi di un mondo che non c’è più. Levigliani sta implementando un processo virtuoso in cui trovano risalto il passato e il presente; il territorio e la sua storia; le attività di estrazione e la comunità che le interpreta. Nel lontano 1794 i residenti di Levigliani stipulano un patto per la futura “privatizzazione” del Granducato di Toscana, voluta da Pietro Leopoldo. Tale accordo impegna tutti loro ad acquistare collettivamente le terre a bando e a mantenere indivisibile in futuro la proprietà. Oggi quell’intuizione rivive e si rafforza nella visione d’interpretare le attuali sfide con la logica di un sistema territoriale moderno.