POLITICA
Oggi in Cdm
Legge di stabilità, Renzi annuncia 18mld di tasse in meno ma rimane l'incognita Europa
Slittato alle 18 il Consiglio dei Ministri che dovrà varare la manovra. Il premier annuncia, via twitter, sgravi fiscali. Sul piatto tagli alle tasse e scelta volontaria sul Tfr in busta paga

“La differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui”. L’annuncio del premier arriva via Twitter, a poche ore dal Consiglio dei Ministri che dovrà varare la legge di stabilità per il 2015. Quella legge su cui grava l’incognita del giudizio di Bruxelles che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe non gradire e quindi rispedire al mittente la manovra. Ipotesi che Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan giudicano improbabile: “I nostri conti sono a posto”, assicurano.
Alle 18 dunque, e non alle 15 come era in un primo tempo previsto, la manovra arriverà in Cdm per la sua definitiva approvazione prima di essere inviata a Bruxelles. L'Unione europea avrà quindi un mese di tempo per valutare gli impegni presi dall'Italia ed eventualmente chiedere alcune correzioni.
La Finanziaria 2015 sarà una manovra da 30 miliardi con la quale il premier si è impegnato a tagliare tasse per 18 miliardi con la speranza di rilanciare le crescita e i consumi. E proprio per spingere i consumi alla fine l'esecutivo ha deciso di inserire nella Legge la possibilità, per i lavoratori dipendenti privati, di chiedere l'anticipo, mese per mese, del proprio Tfr.
Vertice a Palazzo Chigi per analizzare la situazione sull'Ebola
Prima del Consiglio dei ministri che varerà la legge di stabilità si terrà un incontro tra i ministri, alla presenza del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Fonti ministeriali riferiscono che il premier ha convocato nella sede del governo il titolare dell'Interno, Angelino Alfano, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e la responsabile della Difesa Roberta Pinotti.
Le voci spesa
Nel complesso, la riduzione di tasse annunciata via Twitter da Renzi vale 18 miliardi. E la fetta maggiore di queste, praticamente un terzo del totale, è destinata alla conferma del bonus Irpef in busta paga da 80 euro al mese che vale 10 miliardi. La novità accolta con il maggior interesse dal mondo confindustriale e che ha fatto dire a Giorgio Squinzi “si realizza un sogno”, è il taglio dell'Irap da 6,5 miliardi: dal 2015 le imprese potranno dedurre per intero il costo del lavoro dalla base imponibile che serve per calcolare l'Imposta.
Tra le altre voci, è centrale il taglio del versamento dei contributi per tre anni per i neo-assunti: su questa voce il governo punta 1,5 miliardi. Ciò, insieme al taglio dell'Irap, potrebbe portare a risparmi di oltre 8mila euro l'anno per ogni neoassunto da 22mila euro di reddito lordo.
Ai Comuni è poi garantito uno spazio di 1 miliardo sul patto di Stabilità, da usare per smuovere le risorse necessarie agli investimenti, e una cifra pari è destinata alla scuola. Gli ammortizzatori sociali verranno potenziati con 1,5 miliardi, poi ci potrebbe essere mezzo miliardo per ripristinare la detrazione da 200 euro per le nuove tasse sulla prima casa (stile Imu 2012). Considerando i quasi 6 miliardi di impegni già presi dai precedenti governi e di spese inderogabili, si occupano tutte le risorse ipotizzate.
Le coperture
Secondo quanto emerso nei giorni scorsi, la manovra si è andata definendo in base a due voci fondamentali di copertura: deficit aggiuntivo e spending review. Con deficit aggiuntivo si fa riferimento al margine che il governo ha deciso di "prendersi" nel rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo: Renzi ha anticipato che la Stabilità porrà quel parametro al 2,9% contro il 2,2% precedentemente indicato e comunque sotto il 3% delle norme Ue. Ciò comporta 11,5 miliardi di spazi finanziari aggiuntivi. Fondi non immediatamente disponibili, ma che andranno reperiti sul mercato sotto forma di prestiti.
Sul fronte spending review, le ultime indicazioni fornite da Renzi e dal sottosegretario Graziano Delrio hanno riportato l'asticella dei tagli intorno a 15 miliardi, la somma indicata dall'ormai ex commissario alla Spending, Carlo Cottarelli. I tagli veri e propri riguarderanno gli acqusti di beni e servizi e in praticolare i Ministeri (5 miliardi) e gli enti locali: Regioni (3 miliardi), Comuni (1,8 miliardi) e Province (5 miliardi).
Tfr
Sul tema trattamento di fine rapporto è intervenuto il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. "Stiamo valutando se il provvedimento sul tfr venga presentato in legge di stabilità o in un collegato". In ogni caso sarà una voce "a costo zero" e, proprio alla vigilia del Cdm, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha rimesso in gioco l'anticipo del Trattamento di fine rapporto, definendolo "prevedibile" come corollario della manovra. Per sbloccare la misura, osteggiata da alcuni economisti, serve però un accordo con le banche, che anticipino la liquidità necessaria alle imprese.
Tassa sulla casa
Non troverà forse spazio nella legge in discussione ma torna ancora una volta il tema delle tasse sugli immobili. La risoluzione di maggioranza presentata alla Camera nell'ambito della discussione sulla nota di aggiornamento del Def impegna infatti il governo ad affrontare "l'eventuale revisione della normativa inerente la tassazione immobiliare comunale, garantendo semplificazione e certezza per i contribuenti, autonomia tributaria ai comuni, un sistema armonizzato di agevolazioni sul territorio nazionale per le abitazioni principali".
L’incognita Europa
Le intenzioni del governo rischiano di scontrarsi però con Bruxelles, così come ha sottolineato anche Bankitalia nell'audizione sul Documento di economia e finanza che ha rimandato al 2017 (due anni più in là delle disposizioni iniziali) l'obiettivo che l'Italia ha preso con Bruxelles di ridurre il suo deficit strutturale. Lo stesso Taddei, sostiene che "non è scontato che la Commissione Ue dia il suo assenso. Ma difficilmente l'Europa potrà dare un giudizio negativo". Per cautelarsi da eventuali problematiche, Padoan ha pensato a un cuscinetto di 2,5 miliardi da sfoderare in caso di contestazioni europee. Nel frattempo, la stessa risoluzione di maggioranza alla nota di aggiornamento al Def lo ha autorizzato a rimandare il percorso di convergenza verso l'Obiettivo di Medio Periodo (Mto) concordato con Bruxelles, che prevedeva una riduzione del deficit strutturale dello 0,5% del Pil nel 2015: sarà limitata allo 0,1%. Nello stesso Def, d'altra parte, il ministro ha sottolineato in maniera critica come i conteggi della Commissione siano opinabili, soprattutto quando fanno riferimento al prodotto potenziale italiano, la base dalla quale si ottiene poi il deficit strutturale che è il parametro cardine del Fiscal Compact. In questo senso, la battaglia con Bruxelles è già partita, dopo il Cdm la palla passerà alla Ue.
Alle 18 dunque, e non alle 15 come era in un primo tempo previsto, la manovra arriverà in Cdm per la sua definitiva approvazione prima di essere inviata a Bruxelles. L'Unione europea avrà quindi un mese di tempo per valutare gli impegni presi dall'Italia ed eventualmente chiedere alcune correzioni.
La Finanziaria 2015 sarà una manovra da 30 miliardi con la quale il premier si è impegnato a tagliare tasse per 18 miliardi con la speranza di rilanciare le crescita e i consumi. E proprio per spingere i consumi alla fine l'esecutivo ha deciso di inserire nella Legge la possibilità, per i lavoratori dipendenti privati, di chiedere l'anticipo, mese per mese, del proprio Tfr.
Vertice a Palazzo Chigi per analizzare la situazione sull'Ebola
Prima del Consiglio dei ministri che varerà la legge di stabilità si terrà un incontro tra i ministri, alla presenza del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Fonti ministeriali riferiscono che il premier ha convocato nella sede del governo il titolare dell'Interno, Angelino Alfano, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e la responsabile della Difesa Roberta Pinotti.
La differenza tra la finanziaria 2014 e quella 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui. #italiariparte
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 15, 2014
Le voci spesa
Nel complesso, la riduzione di tasse annunciata via Twitter da Renzi vale 18 miliardi. E la fetta maggiore di queste, praticamente un terzo del totale, è destinata alla conferma del bonus Irpef in busta paga da 80 euro al mese che vale 10 miliardi. La novità accolta con il maggior interesse dal mondo confindustriale e che ha fatto dire a Giorgio Squinzi “si realizza un sogno”, è il taglio dell'Irap da 6,5 miliardi: dal 2015 le imprese potranno dedurre per intero il costo del lavoro dalla base imponibile che serve per calcolare l'Imposta.
Tra le altre voci, è centrale il taglio del versamento dei contributi per tre anni per i neo-assunti: su questa voce il governo punta 1,5 miliardi. Ciò, insieme al taglio dell'Irap, potrebbe portare a risparmi di oltre 8mila euro l'anno per ogni neoassunto da 22mila euro di reddito lordo.
No articolo 18,no contributi per chi assume a tempo indeterminato,no irap su costo del lavoro.Tolti gli ostacoli per assumere #italiariparte
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 15, 2014
Ai Comuni è poi garantito uno spazio di 1 miliardo sul patto di Stabilità, da usare per smuovere le risorse necessarie agli investimenti, e una cifra pari è destinata alla scuola. Gli ammortizzatori sociali verranno potenziati con 1,5 miliardi, poi ci potrebbe essere mezzo miliardo per ripristinare la detrazione da 200 euro per le nuove tasse sulla prima casa (stile Imu 2012). Considerando i quasi 6 miliardi di impegni già presi dai precedenti governi e di spese inderogabili, si occupano tutte le risorse ipotizzate.
Le coperture
Secondo quanto emerso nei giorni scorsi, la manovra si è andata definendo in base a due voci fondamentali di copertura: deficit aggiuntivo e spending review. Con deficit aggiuntivo si fa riferimento al margine che il governo ha deciso di "prendersi" nel rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo: Renzi ha anticipato che la Stabilità porrà quel parametro al 2,9% contro il 2,2% precedentemente indicato e comunque sotto il 3% delle norme Ue. Ciò comporta 11,5 miliardi di spazi finanziari aggiuntivi. Fondi non immediatamente disponibili, ma che andranno reperiti sul mercato sotto forma di prestiti.
Sul fronte spending review, le ultime indicazioni fornite da Renzi e dal sottosegretario Graziano Delrio hanno riportato l'asticella dei tagli intorno a 15 miliardi, la somma indicata dall'ormai ex commissario alla Spending, Carlo Cottarelli. I tagli veri e propri riguarderanno gli acqusti di beni e servizi e in praticolare i Ministeri (5 miliardi) e gli enti locali: Regioni (3 miliardi), Comuni (1,8 miliardi) e Province (5 miliardi).
Tfr
Sul tema trattamento di fine rapporto è intervenuto il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. "Stiamo valutando se il provvedimento sul tfr venga presentato in legge di stabilità o in un collegato". In ogni caso sarà una voce "a costo zero" e, proprio alla vigilia del Cdm, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha rimesso in gioco l'anticipo del Trattamento di fine rapporto, definendolo "prevedibile" come corollario della manovra. Per sbloccare la misura, osteggiata da alcuni economisti, serve però un accordo con le banche, che anticipino la liquidità necessaria alle imprese.
Tassa sulla casa
Non troverà forse spazio nella legge in discussione ma torna ancora una volta il tema delle tasse sugli immobili. La risoluzione di maggioranza presentata alla Camera nell'ambito della discussione sulla nota di aggiornamento del Def impegna infatti il governo ad affrontare "l'eventuale revisione della normativa inerente la tassazione immobiliare comunale, garantendo semplificazione e certezza per i contribuenti, autonomia tributaria ai comuni, un sistema armonizzato di agevolazioni sul territorio nazionale per le abitazioni principali".
L’incognita Europa
Le intenzioni del governo rischiano di scontrarsi però con Bruxelles, così come ha sottolineato anche Bankitalia nell'audizione sul Documento di economia e finanza che ha rimandato al 2017 (due anni più in là delle disposizioni iniziali) l'obiettivo che l'Italia ha preso con Bruxelles di ridurre il suo deficit strutturale. Lo stesso Taddei, sostiene che "non è scontato che la Commissione Ue dia il suo assenso. Ma difficilmente l'Europa potrà dare un giudizio negativo". Per cautelarsi da eventuali problematiche, Padoan ha pensato a un cuscinetto di 2,5 miliardi da sfoderare in caso di contestazioni europee. Nel frattempo, la stessa risoluzione di maggioranza alla nota di aggiornamento al Def lo ha autorizzato a rimandare il percorso di convergenza verso l'Obiettivo di Medio Periodo (Mto) concordato con Bruxelles, che prevedeva una riduzione del deficit strutturale dello 0,5% del Pil nel 2015: sarà limitata allo 0,1%. Nello stesso Def, d'altra parte, il ministro ha sottolineato in maniera critica come i conteggi della Commissione siano opinabili, soprattutto quando fanno riferimento al prodotto potenziale italiano, la base dalla quale si ottiene poi il deficit strutturale che è il parametro cardine del Fiscal Compact. In questo senso, la battaglia con Bruxelles è già partita, dopo il Cdm la palla passerà alla Ue.