POLITICA
Alle 16 Renzi presenterà l'ipotesi di riforma uscita dall'incontro col Cavaliere
Legge elettorale, oggi direzione Pd. Non si placano polemiche dopo incontro Renzi-Berlusconi
La minoranza dei democratici in fibrillazione avanza l'ipotesi di un referendum. Prima della riunione di direzione il segretario democratico vedrà Alfano che in radio dice: "Meglio un Letta bis che un rimpasto"

“A chi critica suggerisco almeno di aspettare di vedere com’è fatta la legge, oggi pomeriggio”. La legge in questione è quella elettorale, e il mittente del messaggio è Matteo Renzi che nella direzione di oggi del Pd, in programma alle 16.00, porterà la sua proposta di riforma elettorale. Proposta che ha scatenato diversi mal di pancia nel partito prima ancora per il metodo più che per il merito. Il merito, infatti, andrà valutato dopo aver visto la proposta del segretario. Il metodo, invece, è quello che ha portato al Nazareno Silvio Berlusconi e ha fatto del Cavaliere un interlocutore. Scatenando più di una protesta nella base del partito ma, e soprattutto, i malumori della minoranza democratica con tanto di protesta/minaccia “sottoponiamo tutto a referendum”.
Era sabato pomeriggio quando accadde l’impensabile e l’impossibile, Silvio Berlusconi, il fondatore di Forza Italia, il condannato e il decaduto varcò la soglia di quelle stanze che mai si pensava si sarebbero aperte per lui: le porte della sede del Partito Democratico. Invitato, il Cavaliere, dal segretario Matteo Renzi per discutere di legge elettorale. Quella legge che sembrava indispensabile già dopo il risultato delle ultime politiche e che la sentenza della Consulta ha reso davvero indispensabile. “Si tratta con tutti, quando il centrodestra faceva riforme a colpi di maggioranza il Pd si indignava”, ha ricordato Renzi per spiegare e far digerire al suo partito l’incontro con Berlusconi. Motivazioni concrete che non hanno però convinto tutti al Nazareno e dintorni. Anzi. Motivo per cui la direzione di oggi si preannuncia movimentata e motivo per cui, subito prima dell’appuntamento, le varie anime del Pd che la scelta del segretario non condividono si incontreranno per decidere come comportarsi. E il segretario del Pd, prima di presentarsi in direzione, incontrerà il vicepremier Angelino Alfano cui ha già mandato un messaggio inequivocabile: “I piccoli partiti dicano sì altrimenti andremo avanti da soli”.
Il Pd in subbuglio
“Da dirigente del Pd mi sono vergognato - ha accusato Stefano Fassina - Dall’altro giorno, la legge è un po’ meno uguale per tutti, non andava rilegittimato, non andava incoronato padre costituente pur avendo una sentenza passata in giudicato e un voto in Parlamento”. L’ex viceministro dice in modo chiaro quello che pensa. Ma i malumori più forti all’interno del Pd sono quelli che vengono dai cosiddetti bersaniani. Lo stesso ex segretario, ricevendo la visita di Renzi in ospedale, gli ha suggerito di non ignorare i malumori della base. Una formula elegante per certificare i suoi dubbi sull’accordo col Cavaliere. Alfredo D’Attorre, Nico Stumpo, Danilo Leva, bersaniani, chiedono a gran voce un referendum tra gli iscritti e oggi presenteranno un documento in direzione. Trincerandosi, ad onor del vero, dietro l’eventuale introduzione nella legge pensata da Renzi delle liste bloccate. “Se passano le liste bloccate – dice D’Attorre - come è annunciato è un tradimento del popolo delle primarie perché significa riesumare il Porcellum. La gente ha eletto Renzi non per fare quello che gli pare”. E comunque, annuncia D’Attorre, lui non voterà mai in Parlamento una riforma che restituisce un para-Porcellum, nemmeno nel nome della disciplina di partito.
Più cauti, seppur comunque scottati dall’incontro di sabato, i “giovani turchi” e Gianni Cuperlo. Un inatteso assist a Renzi arriva proprio dai “giovani turchi”. Francesco Verducci, il portavoce, ha twittato: “Il berlusconismo è durato così a lungo grazie all’anti berlusconismo”. Mentre Matteo Orfini parla di “atteggiamento laico” necessario: “Il modello elettorale spagnolo corretto in senso tedesco è da valutare nel merito. Il nostro 'no' chiaro è sulle liste bloccate e pensiamo che ci voglia l’accordo nella maggioranza di governo. Ma le parole di Alfano lasciano ben sperare”. E su Berlusconi? “No all’antiberlusconismo becero, non ho condiviso l’uscita di Fassina, ma neppure quanto ha detto Gianni... “. I cuperliani, così divisi, si incontreranno alle 13.00, prima della segreteria. E riunioni di corrente sono in vista, da Areadem ai Popolari. Pippo Civati, l’altro sfidante di Renzi alle primarie, mette in guardia dagli “abbracci mortali”: “Ma sono ridicole le critiche di quelli che sono stati nel governo con i berlusconiani, vediamo piuttosto il merito”.
Partono i botta e risposta. Antonello Giacomelli, ex coodinatore della segreteria di Franceschini, ironizza: “Più cautela nei giudizi da chi è stato nel governo”, da Fassina cioè. Il lettiano Francesco Sanna sostiene che dell’incontro con Berlusconi bisogna farsene una ragione come del resto Letta fu costretto alle “larghe intese”. Sarcastico su Fassina anche Pittella: “Vergogna? Più che altro invidia”.
La proposta di riforma
Quale sia la forma esatta della legge che questo pomeriggio Renzi porterà in direzione, quello che è certo, come ha ricordato anche il presidente Napolitano, è che questa dovrà tener conto delle indicazioni contenute nella motivazione della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum. Indicazioni che, in teoria, consentono l’utilizzo di liste bloccate purché all’interno di certi limiti.
E la proposta che il segretario porterà in direzione, frutto anche dell’incontro con Berlusconi, è quella che dovrebbe ricalcare il modello spagnolo con alcune modifiche. Un sistema elettorale a doppio turno nel caso nessuna coalizione raggiunga il 35% per accedere al premio di maggioranza del 15/20% dei seggi. Da stabilire innanzitutto quale sarà la soglia per accedere al premio di maggioranza, quel premio che dovrebbe garantire la tanto agognata “governabilità”. Una soglia che, stando ai rumors, dovrebbe essere fissata al 35% dei voti, anche se circolano anche altre possibilità: 37 o 40%. Restano le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell'8% per le forze che si presentano da sole.
Critica Sinistra Ecologia e Libertà
Nichi Vendola invece si rivolge direttamente al segretario del Pd: “L’eliminazione delle forze più piccole non è solo una lesione del diritto alla rappresentanza - afferma - ma una scelta pericolosa perché spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste”.
Alfano: “Scongiurato il soffocamento in culla” del nostro partito
Nella maggioranza Nuovo Centrodestra e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. Mentre la Lega non nasconde il timore che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio da Camera e Senato.
Forza Italia soddisfatta
Si respira soddisfazione, al contrario, in Forza Italia. “Con l’incontro di sabato Silvio Berlusconi e Matteo Renzi aprono un nuovo scenario: quello di una democrazia decidente e competitiva, in cui i maggiori partiti si riconoscono reciprocamente dignità e legittimazione, concorrono alla scrittura delle regole elettorali e istituzionali, e poi si sfidano per il governo sul terreno economico e sociale, con proposte alternative”, è il commento di Daniele Capezzone (Fi).
Era sabato pomeriggio quando accadde l’impensabile e l’impossibile, Silvio Berlusconi, il fondatore di Forza Italia, il condannato e il decaduto varcò la soglia di quelle stanze che mai si pensava si sarebbero aperte per lui: le porte della sede del Partito Democratico. Invitato, il Cavaliere, dal segretario Matteo Renzi per discutere di legge elettorale. Quella legge che sembrava indispensabile già dopo il risultato delle ultime politiche e che la sentenza della Consulta ha reso davvero indispensabile. “Si tratta con tutti, quando il centrodestra faceva riforme a colpi di maggioranza il Pd si indignava”, ha ricordato Renzi per spiegare e far digerire al suo partito l’incontro con Berlusconi. Motivazioni concrete che non hanno però convinto tutti al Nazareno e dintorni. Anzi. Motivo per cui la direzione di oggi si preannuncia movimentata e motivo per cui, subito prima dell’appuntamento, le varie anime del Pd che la scelta del segretario non condividono si incontreranno per decidere come comportarsi. E il segretario del Pd, prima di presentarsi in direzione, incontrerà il vicepremier Angelino Alfano cui ha già mandato un messaggio inequivocabile: “I piccoli partiti dicano sì altrimenti andremo avanti da soli”.
Il Pd in subbuglio
“Da dirigente del Pd mi sono vergognato - ha accusato Stefano Fassina - Dall’altro giorno, la legge è un po’ meno uguale per tutti, non andava rilegittimato, non andava incoronato padre costituente pur avendo una sentenza passata in giudicato e un voto in Parlamento”. L’ex viceministro dice in modo chiaro quello che pensa. Ma i malumori più forti all’interno del Pd sono quelli che vengono dai cosiddetti bersaniani. Lo stesso ex segretario, ricevendo la visita di Renzi in ospedale, gli ha suggerito di non ignorare i malumori della base. Una formula elegante per certificare i suoi dubbi sull’accordo col Cavaliere. Alfredo D’Attorre, Nico Stumpo, Danilo Leva, bersaniani, chiedono a gran voce un referendum tra gli iscritti e oggi presenteranno un documento in direzione. Trincerandosi, ad onor del vero, dietro l’eventuale introduzione nella legge pensata da Renzi delle liste bloccate. “Se passano le liste bloccate – dice D’Attorre - come è annunciato è un tradimento del popolo delle primarie perché significa riesumare il Porcellum. La gente ha eletto Renzi non per fare quello che gli pare”. E comunque, annuncia D’Attorre, lui non voterà mai in Parlamento una riforma che restituisce un para-Porcellum, nemmeno nel nome della disciplina di partito.
Più cauti, seppur comunque scottati dall’incontro di sabato, i “giovani turchi” e Gianni Cuperlo. Un inatteso assist a Renzi arriva proprio dai “giovani turchi”. Francesco Verducci, il portavoce, ha twittato: “Il berlusconismo è durato così a lungo grazie all’anti berlusconismo”. Mentre Matteo Orfini parla di “atteggiamento laico” necessario: “Il modello elettorale spagnolo corretto in senso tedesco è da valutare nel merito. Il nostro 'no' chiaro è sulle liste bloccate e pensiamo che ci voglia l’accordo nella maggioranza di governo. Ma le parole di Alfano lasciano ben sperare”. E su Berlusconi? “No all’antiberlusconismo becero, non ho condiviso l’uscita di Fassina, ma neppure quanto ha detto Gianni... “. I cuperliani, così divisi, si incontreranno alle 13.00, prima della segreteria. E riunioni di corrente sono in vista, da Areadem ai Popolari. Pippo Civati, l’altro sfidante di Renzi alle primarie, mette in guardia dagli “abbracci mortali”: “Ma sono ridicole le critiche di quelli che sono stati nel governo con i berlusconiani, vediamo piuttosto il merito”.
Partono i botta e risposta. Antonello Giacomelli, ex coodinatore della segreteria di Franceschini, ironizza: “Più cautela nei giudizi da chi è stato nel governo”, da Fassina cioè. Il lettiano Francesco Sanna sostiene che dell’incontro con Berlusconi bisogna farsene una ragione come del resto Letta fu costretto alle “larghe intese”. Sarcastico su Fassina anche Pittella: “Vergogna? Più che altro invidia”.
La proposta di riforma
Quale sia la forma esatta della legge che questo pomeriggio Renzi porterà in direzione, quello che è certo, come ha ricordato anche il presidente Napolitano, è che questa dovrà tener conto delle indicazioni contenute nella motivazione della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum. Indicazioni che, in teoria, consentono l’utilizzo di liste bloccate purché all’interno di certi limiti.
E la proposta che il segretario porterà in direzione, frutto anche dell’incontro con Berlusconi, è quella che dovrebbe ricalcare il modello spagnolo con alcune modifiche. Un sistema elettorale a doppio turno nel caso nessuna coalizione raggiunga il 35% per accedere al premio di maggioranza del 15/20% dei seggi. Da stabilire innanzitutto quale sarà la soglia per accedere al premio di maggioranza, quel premio che dovrebbe garantire la tanto agognata “governabilità”. Una soglia che, stando ai rumors, dovrebbe essere fissata al 35% dei voti, anche se circolano anche altre possibilità: 37 o 40%. Restano le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell'8% per le forze che si presentano da sole.
Critica Sinistra Ecologia e Libertà
Nichi Vendola invece si rivolge direttamente al segretario del Pd: “L’eliminazione delle forze più piccole non è solo una lesione del diritto alla rappresentanza - afferma - ma una scelta pericolosa perché spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste”.
Alfano: “Scongiurato il soffocamento in culla” del nostro partito
Nella maggioranza Nuovo Centrodestra e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. Mentre la Lega non nasconde il timore che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio da Camera e Senato.
Forza Italia soddisfatta
Si respira soddisfazione, al contrario, in Forza Italia. “Con l’incontro di sabato Silvio Berlusconi e Matteo Renzi aprono un nuovo scenario: quello di una democrazia decidente e competitiva, in cui i maggiori partiti si riconoscono reciprocamente dignità e legittimazione, concorrono alla scrittura delle regole elettorali e istituzionali, e poi si sfidano per il governo sul terreno economico e sociale, con proposte alternative”, è il commento di Daniele Capezzone (Fi).