Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Leopolda-secondo-giorno-Minniti-sicurezza-bene-comune-serve-a-difendere-i-deboli-35726a6d-a95a-4a7a-9013-fe647636f4ef.html | rainews/live/ | true
POLITICA

Firenze

Leopolda 8, oggi i tavoli tematici. Minniti: sicurezza è bene comune, serve a difendere i deboli

Seconda giornata della kermesse fiorentina. "Il Pd lo senta come proprio valore" dice il ministro dell'Interno durante il suo intervento. Sul palco anche Dario Franceschini, "intervistato" da Renzi: "Con la cultura si cresce"

Condividi

"Tutta questa polemica sui bonus non la capisco, per anni si sono utilizzate le leggi di bilancio per togliere soldi, ora li mettiamo: non capisco questa polemica sui bonus, li abbiamo fatti per arte, scuola e sport". Matteo Renzi parla dal palco della Leopolda, nel secondo appuntamento con la kermesse fiorentina. E' il giorno dei tavoli tematici e il segretario del Pd arriva insieme a Dario Franceschini.

Renzi "intervista" Franceschini, ma non sulle coalizioni
"Ho il piacere di avere su questo palco Dario Franceschini e il piacere è doppio perchè non parliamo di coalizioni e nemmeno di legge elettorale" dice Renzi proponendosi nella veste di "intervistatore" del ministro dei Beni culturali. L'intervista parte da Pompei in un botta e risposta serrato. "Siamo arrivati al governo il venerdì, il sabato successivo c'è stato un crollo e la domenica anche...", ha iniziato a raccontare Franceschini e Renzi con una battuta: "Portiamo sfiga". Ma Pompei "quest'anno farà 3 milioni e mezzo di visitatori, c'è l'illuminazione notturna... Sono cambiate le cose". "Grazie al ministro Franceschini -chiude Renzi - la cultura non è più la Cenerentola d'Italia".

E' poi la volta di Marco Minniti.  "Avevo letto sui giornali di una Leopolda in tono minore- esordisce il ministro dell'Interno- qui c'è tantissima gente, ma quanti eravate gli altri anni?". 

Minniti:  "La sicurezza è un bene comune, si rivolge ai più deboli"
"L'antidoto alla violenza è la sicurezza, che è un bene comune, cioè qualcosa di più forte di un diritto", che "si rivolge ai più deboli"; per questo "se un partito come il nostro, il Pd, non lo sente come cosa propria rischia di venir meno a un suo dovere fondamentale", dice dal palco, aggiungendo: "Dobbiamo garantire la sicurezza dei cittadini senza far venire meno la fruibilità delle nostre bellezze". Poi ammonisce: "Guardatevi dai cattivi maestri, una piazza è sicura se ci sono politiche di recupero dal degrado, di inclusione sociale; non c'è alcun luogo al mondo più sicuro di un luogo vissuto. Per questo non possiamo accettare che ci chiedano di restare nelle nostre case. Questa è la sfida contro i populisti".

"Il futuro non è di quelli che costruiscono muri, ma il futuro è di chi sa costruire ponti", continua il ministro, citando Giorgio La Pira. "Con questo spirito abbiamo affrontato il tema dei grandi flussi migratori. Una grande democrazia non insegue, governa i grandi flussi migratori. Lo fa con un principio fondamentale, anzitutto: se vogliamo salvare delle vite umane, e avere delle condizioni
degne di accoglienza dobbiamo sconfiggere i trafficanti di essere umani. Sono il nostro primo nemico. Non consegnamo le chiavi delle nostre democrazie ai trafficanti".   

La conclusione del suo intervento è dedicata tutta alla mafia. "La mafia vota e fa votare, nella sua capacità di infiltrare le istituzioni ha il suo punto di maggiore forza- dice- la politica deve fare prima e di più sul terreno di liberarsi da condizionamenti mafiosi".  "Ho chiesto alle forze politiche di fare un patto pubblico e di civiltà: ognuno si impegna a non chiedere e a rifiutare i voti delle mafie".

Una Leopolda di lotta. E Renzi spinge l'intesa Ap-Cp
Matteo Renzi sfoglia l'ultimo sondaggio Swg che dà il Pd in lieve calo, ma il potenziale centrosinistra, ancora tutto da costruire, al 32% contro il 33,9% del centrodestra. Ma perchè il centrosinistra sia competitivo, Renzi, che quest'anno torna alla Leopolda da uomo libero dai lacci da premier, sa che deve fare di tutto per portare nell'alleanza sia Pisapia sia Ap. E se ai centristi promette il bonus bebè, a Campo Progressista dà garanzie sul superamento del superticket, ma, soprattutto, sostiene che ci siano i numeri per approvare il biotestamento e non si scandalizza all'idea della fiducia nonostante sia un tema etico.

L8, che sta per "lotto", e "incontro" sono i due marchi dell'ottava edizione della kermesse renziana, che, chiarisce il leader dem, è "un'altra cosa" rispetto al Pd. Due slogan che l'ex premier è convinto di riuscire a conciliare senza creare problemi al governo e portando "100 proposte" in dote al Pd alla vigilia della campagna elettorale. I pasdaran renziani, come scrive oggi Giuliano Da Empoli su Democratica, vorrebbero che dalla Leopolda uscisse "un'agenda radicale capace di rompere gli schemi", di archiviare successi e sconfitte passate - nell'edizione passata non c'era ancora stata la batosta al referendum - e di guardare al futuro. Renzi usa toni meno bellicosi, promette che dall'incontro con le tante persone avute nell'ultimo anno usciranno spunti per il programma, dall'ambiente al sociale. Ma soprattutto l'obiettivo dell'ex premier è lasciare fuori dalla stazione fiorentina il dibattito sulle alleanze che a suo avviso nelle ultime due settimane ha penalizzato il Pd nei sondaggi.

Restano fuori dalla stazione sia i padri nobili, da Walter Veltroni a Romano Prodi, sia i potenziali alleati come Pisapia e Alfano. Il Professore, oggi a Firenze, finge prima di non sapere della kermesse poi aggiunge: "Non vedo perché mi dovessero invitare: è una roba da giovani, m'han detto...".

Anche se non sul palco, però, il lavoro per stringere l'intesa sul centrosinistra è alle battute finali, Renzi ha fretta di chiudere e cominciare la campagna elettorale. Campo Progressista ieri ha chiarito di volere subito segnali concreti, come la calendarizzazione dello ius soli e del biotestamento. Il leader dem oggi sul treno, che da Roma lo ha portato alla Leopolda, sorvola sulla cittadinanza, ma rilancia sul biotestamento: "I numeri ci sono", dice con certezza, spiegando di non essere contrario al voto di fiducia che poi, con una mole di 3mila emendamenti, sarebbe l'unico modo per approvare la legge. Un'apertura che fa alzare il muro da Ap, ancora al bivio se andare sola o con il Pd.

Ma anche sulla manovra il leader sostiene che "le esigenze degli alleati hanno la priorità" e il capogruppo Rosato, con lui sul treno, fa capire che alcune misure se non passeranno al Senato potranno entrare nella legge di bilancio a Montecitorio. Insomma il Pd punta ad allargare il più possibile l'alleanza per essere competitivo. Ed evitare lo scenario peggiore: quello che non veda il centrosinistra neanche in partita.

Il gioco della torre tra Berlusconi e Di Maio "è una panzana epica", mostra i muscoli Renzi. Certo la reunion con gli ex dem di Mdp è ormai data per persa da tutti. Massimo D'Alema stronca "un negoziato surreale" e guarda a Pietro Grasso, il presidente del Senato, che ancora non scioglie la riserva sulla scelta di fare il leader della sinistra ma, a quanto si apprende, non è intenzionato a mollare. "L'hanno scorso alla Leopolda ci gridavano 'fuori, fuori', oggi gridano 'dentro,dentro'?", è la battuta di Pier Luigi Bersani che dà il senso dell'addio.