MONDO
Secondo giorno di proteste
Libano, proteste contro il governo dopo la crisi dei rifiuti: violenti scontri a Beirut
Il premier minaccia le dimissioni

La polizia antisommossa libanese è intervenuta con gli idranti contro migliaia di manifestanti scesi in piazza per il secondo giorno consecutivo a Beirut contro la corruzione ed il sistema politico accusato di essere farraginoso e di non funzionare. Spari sono stati uditi nel centro di Beirut e pare si tratti di colpi esplosi in aria dalle forze di sicurezza per disperdere i manifestanti. Lo riferiscono alcuni testimoni. Gli scontri sono stati particolarmente violenti dopo che le proteste di ieri avevano causato decine di feriti. Tra loro anche due poliziotti. Tutto nasce dalla crisi dei rifiuti che va avanti ormai da tempo.
Il premier Tamman Salam è tra le personalità politiche contestate con maggiore forza. Di lui e di altri esponenti governativi i manifestanti chiedono le dimissioni, ma secondo numerosi osservatori il rischio è che il Libano possa piombare ancora di più nel caos.
Il premier libanese, Tammam Salam, ha minacciato le dimissioni avvertendo gli altri partiti del suo governo di unità che lo Stato rischia il collasso a causa della paralisi che ha portato al fallimento nella gestione della crisi dei rifiuti.
Sabato decine di persone sono rimaste ferite negli scontri scoppiati durante le proteste: le forze di sicurezza hanno usato cannoni ad acqua e lacrimogeni per disperdere diverse migliaia di manifestanti scesi in strada nel centro della capitale. E anche oggi, nel secondo giorno di proteste, gli agenti sono tornati a usare i cannoni ad acqua. Il premier ha definito eccessivo l'uso della forza di ieri contro i dimostranti, aggiungendo che i responsabili ne risponderanno.
Le proteste rientrano nella campagna soprannominata 'Tu puzzi', (YouStink) organizzata in risposta al fatto dal mese scorso la spazzatura non è stata raccolta per le strade a Beirut e dintorni dopo che una discarica è stata chiusa senza trovare alcun accordo su un'alternativa. La raccolta dei rifiuti è poi ripresa, ma non è stata trovata una vera soluzione.
Del governo di Salam fanno parte partiti fra loro rivali, compreso il 'Movimento futuro' a guida sunnita di Saad al-Hariri, lo sciita Hezbollah e diversi gruppi cristiani.
Il premier Tamman Salam è tra le personalità politiche contestate con maggiore forza. Di lui e di altri esponenti governativi i manifestanti chiedono le dimissioni, ma secondo numerosi osservatori il rischio è che il Libano possa piombare ancora di più nel caos.
Il premier libanese, Tammam Salam, ha minacciato le dimissioni avvertendo gli altri partiti del suo governo di unità che lo Stato rischia il collasso a causa della paralisi che ha portato al fallimento nella gestione della crisi dei rifiuti.
Sabato decine di persone sono rimaste ferite negli scontri scoppiati durante le proteste: le forze di sicurezza hanno usato cannoni ad acqua e lacrimogeni per disperdere diverse migliaia di manifestanti scesi in strada nel centro della capitale. E anche oggi, nel secondo giorno di proteste, gli agenti sono tornati a usare i cannoni ad acqua. Il premier ha definito eccessivo l'uso della forza di ieri contro i dimostranti, aggiungendo che i responsabili ne risponderanno.
Le proteste rientrano nella campagna soprannominata 'Tu puzzi', (YouStink) organizzata in risposta al fatto dal mese scorso la spazzatura non è stata raccolta per le strade a Beirut e dintorni dopo che una discarica è stata chiusa senza trovare alcun accordo su un'alternativa. La raccolta dei rifiuti è poi ripresa, ma non è stata trovata una vera soluzione.
Del governo di Salam fanno parte partiti fra loro rivali, compreso il 'Movimento futuro' a guida sunnita di Saad al-Hariri, lo sciita Hezbollah e diversi gruppi cristiani.