MONDO
La denuncia di 'El Pais'
Libano, Unifil: battaglioni coinvolti in presunto traffico di alimenti, Stato maggiore smentisce
Secondo il quotidiano spagnolo, ci sarebbe una doppia inchiesta in corso da parte del ministero dell’Economia libanese e dell’Onu: gli alimenti destinati alle truppe sarebbero rivenduti a supermercati locali. Il portavoce Unifil, Andrea Tenenti: "Non ci sono ancora prove, prese misure appropriate"

I Caschi blu dell’Unifil sarebbero al centro di un traffico di prodotti alimentari in Libano. Lo scrive il sito web del quotidiano spagnolo ‘El Pais’, secondo cui ci sarebbe una doppia inchiesta in corso da parte del ministero dell’Economia libanese e dell’Onu. Secondo il giornale di Madrid, alimenti destinati alle truppe della missione della Nazioni Unite in Libano – dunque, non commerciabili – sarebbero stati rintracciati a numerose riprese sugli scaffali di supermercati locali.
L'inchiesta
Secondo quanto scrive ‘El Pais’, Ghana (che conta 870 Caschi blu) e Italia (con un contingente di 1.206 soldati e, attualmente, avente la responsabilità del comando) sarebbero “i due battaglioni più attivi nella rivendita illegale di alimenti tra i cinque segnalati” da una fonte anonima, R.D., “un lavoratore di un’industria che fornisce alimenti alle truppe” e da “altri sei lavoratori internazionali e locali dell’Unifil”.
R.D. lavora per la ditta libanese socia del fornitore italiano di prodotti alimentari ‘Es-Ko’; La 'Es-Ko', secondo ‘El Pais’, avrebbe ottenuto “dal 2006 al 2015 contratti multimilionari per l’acquisto e la distribuzione di alimenti per fornire le truppe dell’Unifil”. Secondo quanto riporta il quotidiano di Madrid, la frode legata alla vendita illegale di alimenti avrebbe fruttato “oltre quattro milioni di euro negli ultimi cinque anni”.
Il portavoce Unifil: "Non ci sono ancora prove, prese misure appropriate"
Il portavoce dell’Unifil, Andrea Tenenti, e il direttore generale del ministero libanese, Alia Abbas, hanno confermato a ‘El Pais’ che ci sono inchieste in corso, ma non hanno dato ulteriori dettagli per ragioni di riservatezza. “L’Unifil ha preso le misure appropriate, interne alla missione e in stretto coordinamento con il quartier generale dell’Onu” ha dichiarato Tenenti al quotidiano tramite una email, aggiungendo quest’oggi che “non ci sono ancora prove che possano confermare una sistematica operazione legata al traffico di alimenti, o ancor meno, il coinvolgimento di alcuni contingenti”.
La procura militare di Roma: "Stiamo verificando la notizia"
"Stiamo verificando la notizia", ha detto all'agenzia Ansa il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis. "Si tratta di acquisire le informazioni e di stabilire - ha aggiunto – se sussistono profili di rilevanza penale militare”.
Lo Stato maggiore della Difesa: "Contingente italiano estraneo"
Anche lo Stato maggiore della Difesa dichiara la totale estraneità delle truppe italiane dell'Unifil. "In merito ad alcune notizie di stampa - si legge in un comunicato diffuso nel pomeriggio - che ipotizzano il coinvolgimento del contingente italiano in Libano, nell'ambito di presunti illeciti connessi alla fornitura di alimenti alla missione, si precisa che, sentito il comando delle Nazioni Unite in Libano, le indagini sono in corso e al momento il personale del contingente militare italiano risulta estraneo a tale vicenda".
L'inchiesta
Secondo quanto scrive ‘El Pais’, Ghana (che conta 870 Caschi blu) e Italia (con un contingente di 1.206 soldati e, attualmente, avente la responsabilità del comando) sarebbero “i due battaglioni più attivi nella rivendita illegale di alimenti tra i cinque segnalati” da una fonte anonima, R.D., “un lavoratore di un’industria che fornisce alimenti alle truppe” e da “altri sei lavoratori internazionali e locali dell’Unifil”.
R.D. lavora per la ditta libanese socia del fornitore italiano di prodotti alimentari ‘Es-Ko’; La 'Es-Ko', secondo ‘El Pais’, avrebbe ottenuto “dal 2006 al 2015 contratti multimilionari per l’acquisto e la distribuzione di alimenti per fornire le truppe dell’Unifil”. Secondo quanto riporta il quotidiano di Madrid, la frode legata alla vendita illegale di alimenti avrebbe fruttato “oltre quattro milioni di euro negli ultimi cinque anni”.
Il portavoce Unifil: "Non ci sono ancora prove, prese misure appropriate"
Il portavoce dell’Unifil, Andrea Tenenti, e il direttore generale del ministero libanese, Alia Abbas, hanno confermato a ‘El Pais’ che ci sono inchieste in corso, ma non hanno dato ulteriori dettagli per ragioni di riservatezza. “L’Unifil ha preso le misure appropriate, interne alla missione e in stretto coordinamento con il quartier generale dell’Onu” ha dichiarato Tenenti al quotidiano tramite una email, aggiungendo quest’oggi che “non ci sono ancora prove che possano confermare una sistematica operazione legata al traffico di alimenti, o ancor meno, il coinvolgimento di alcuni contingenti”.
La procura militare di Roma: "Stiamo verificando la notizia"
"Stiamo verificando la notizia", ha detto all'agenzia Ansa il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis. "Si tratta di acquisire le informazioni e di stabilire - ha aggiunto – se sussistono profili di rilevanza penale militare”.
Lo Stato maggiore della Difesa: "Contingente italiano estraneo"
Anche lo Stato maggiore della Difesa dichiara la totale estraneità delle truppe italiane dell'Unifil. "In merito ad alcune notizie di stampa - si legge in un comunicato diffuso nel pomeriggio - che ipotizzano il coinvolgimento del contingente italiano in Libano, nell'ambito di presunti illeciti connessi alla fornitura di alimenti alla missione, si precisa che, sentito il comando delle Nazioni Unite in Libano, le indagini sono in corso e al momento il personale del contingente militare italiano risulta estraneo a tale vicenda".