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MONDO

Difficile trovare l'accordo tra le forze politiche

Il Libano al nodo delle presidenziali

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L'ex premier Hariri
"Serve un miracolo politico per superare lo stallo". Così l'ex premier libanese, il sunnita Saad Hariri leader del movimento al-Mustaqbal (Il Futuro), alla vigilia della fine del mandato del presidente della Repubblica, il maronita Michel Suleiman. Due giorni fa è fallita la quinta votazione del Parlamento di Beirut per scegliere il successore di Suleiman, che oggi lascia il palazzo presidenziale di Baabda, sulle colline che dominano Beirut.

Hariri, in un comunicato diffuso dal suo ufficio, ha sottolineato come al Paese dei Cedri "serva un miracolo politico per garantire" nelle prossime ore "l'elezione di un nuovo capo di Stato". "Poche ore ci separano dalla scadenza dei termini fissati
dalla Costituzione per eleggere un nuovo presidente e serve un miracolo politico per superare lo stallo", ha affermato Hariri, figlio ed erede politico di Rafiq Hariri, l'ex premier ucciso in un attentato a Beirut il 14 febbraio del 2005.


Il leader di al-Mustaqbal e della coalizione del 14 Marzo, che sinora ha sostenuto il capo delle Forze Libanesi Samir Geagea come candidato alla presidenza, ha messo in guardia dalla "pericolosa minaccia" rappresentata dal vuoto di potere istituzionale e ha invitato i leader politici rivali del Libano a superare le divergenze alla luce della "grave minaccia per il sistema democratico".  Hariri ha quindi espresso apprezzamento per l'operato di Suleiman, che ha guidato il Paese in modo "saggio" e ha insistito sul dialogo "come strumento indispensabile per superare le tensioni politiche e confessionali".

"L'ultimo giorno del mandato di Suleiman costituisce un'occasione per riconoscere due realtà: la prima è che la maggioranza dei libanesi rispetta la saggezza con cui Suleiman ha guidato il Paese e il suo impegno per il dialogo nazionale", ha detto l'ex premier che da anni vive lontano dal Libano. "La seconda realta"', ha proseguito, è contenuta in "un sincero appello a evitare il vuoto di potere alla presidenza, che rappresenta un grave rischio e una minaccia per la sicurezza del sistema democratico e fa della presidenza un obiettivo di ricatti" politici. L'ex premier ha quindi denunciato "l'incapacità di avere il coraggio politico necessario per fare concessioni reciproche e porre cosi' l'interesse nazionale davanti ai capricci e agli interessi personali". In base a un "patto" di più di 70 anni fa il presidente del Libano deve essere un cristiano maronita.