ITALIA
Presentato il festival di cinema itinerante contro le mafie
Libera: 10ma edizione di "Libero Cinema in Libera Terra" dal primo luglio al 15 ottobre
Il festival di cinema itinerante contro le mafie prevede 19 tappe che partiranno dalla Sicilia, dove il festival è nato, con un omaggio a Francesco Rosi. La conclusione il 15 ottobre a Parigi

Presentata la 10ma edizione di "Libero Cinema in Libera Terra", il festival di cinema itinerante contro le mafie: 17 tappe in giro per l'Italia che partiranno dalla Sicilia, dove il festival è nato, con un omaggio a Francesco Rosi. Nella piazza di Licata il pubblico potrà assistere a "Le mani sulla città", che sarà proiettato anche a Parigi per la chiusura del Festival il 15 ottobre. Tutte le proiezioni sono gratuite e saranno aperte da "Mafia liquida", performance di Vito Baroncini tra cinema, fumetto e lavagna luminosa.
Dopo 6 date in Sicilia, il furgone di Libero Cinema approda in Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Liguria per il tour italiano. Due le tappe europee: a Berlino per il secondo anno e a Parigi, dove il Festival fa tappa dal 2012. I film proposti, a partire da "Le mani sulla città" affrontano i temi principali legati all'attività di Libera e della Fondazione Cinemovel: la lotta per la legalità e contro il crimine organizzato, ma anche più in generale la difesa dei diritti umani e il sostegno ai valori morali e sociali che ispirano le legislazioni e le comunità internazionali più avanzate. I titoli in programma sono: "Anime Nere" di Francesco Munzi; "Belluscone – Una storia siciliana" di Franco Maresco; "La zuppa del demonio" di Davide Ferrario; "La terra dei santi" di Fernando Muraca; "Noi e la Giulia" di Edoardo Leo; "Let’s go" di Antonietta De Lillo; "Take Five" di Guido Lombardi; "La mafia uccide solo d’estate" di Pierfrancesco Diliberto; "Fortapasc" di Marco Risi.
Questo il cartellone completo della 10ma edizione

Libero Cinema in Libera Terra, nasce nel 2006 dalla consapevolezza della forza comunicativa delle immagini in movimento, dal fatto che stanno chiudendo sempre più cinema, dalla convinzione che un certo cinema non trovi una distribuzione e dal reale bisogno di una crescita culturale dell'Italia. Da allora il festival del cinema itinerante contro le mafie ha toccato quasi 150 piazze percorrendo 80 mila chilometri e coinvolgendo oltre 70 mila persone.
Don Ciotti, presidente nazionale di Libera, durante la presentazione, ha spiegato l'importanza sociale di questo festival itinerante: "Per la sua capacità di incidere nell'immaginario delle persone e di generare forme d'identificazione, il cinema può fare moltissimo ma deve essere il cinema di maestri come Ettore Scola o - per fare il nome di un altro amico - di Ermanno Olmi. Un cinema scomodo che faccia pensare, che ci fa vedere la realtà in modo inconsueto, che ci libera dai pregiudizi e dai saperi di seconda mano, che ci apre alla bellezza ma anche alla complessità della vita. Ma sulle mafie c'è da qualche anno un rischio. Quello di rappresentazioni violente, ma paradossalmente rassicuranti perché accreditano l'idea che le mafie siano un 'mondo a parte'. Non lo sono. Non lo sono mai state. E oggi lo sono meno che mai. Oggi c'è un livello di commistione mai raggiunto prima fra le mafie e il 'nostro' mondo. C'è una mafia tanto invisibile quanto presente nei processi economici, gestionali, amministrativi. Una mafia che ha scelto di passare dalla violenza diretta alla ben più efficace arma della corruzione, che è un potere basato sul consenso, sul reciproco interesse di corruttore e corrotto".
"Credo- ha proseguito Don Ciotti- che dopo opere che hanno raccontato la mafia delle violenze e delle stragi, il cinema dovrebbe raccontare oggi questa mafia così vicina e insediata nella vita sociale. Una mafia trasversale che fa affari con molti, e che dei 'servizi' di molti si avvale. Io dico che il problema non è dare alla mafia una nuova definizione ma una nuova comprensione".
Don Ciotti si è poi soffermato sull'importanza della cultura come strumento di formazione di cittadini consapevoli: "La cultura non è solo acquisizione di sapere. Si possono sapere molte cose, ma ignorare cosa sia bene per la propria vita e per quella degli altri. Cultura significa ricerca, dubbio, scelta. Cultura è assunzione di responsabilità. Le mafie ingrassano nell'indifferenza e nell'egoismo. Vogliono sudditi compiacenti, non cittadini responsabili dei loro diritti e doveri. Cultura e mafie sono incompatibili. E nel solco di questo cammino anche l'arte può fare la sua parte. Arte come capacità di guardare oltre la superficie delle cose, di tradurre in un linguaggio accessibile ma non banale le aspirazioni più profonde dell'umano, la fame di bellezza e di giustizia, la sete di conoscenza. Quando arriva a questo- conclude il presidente di Libera- l'arte diventa un fatto non solo estetico ma etico, sociale e, in senso lato, politico".
Dopo 6 date in Sicilia, il furgone di Libero Cinema approda in Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Liguria per il tour italiano. Due le tappe europee: a Berlino per il secondo anno e a Parigi, dove il Festival fa tappa dal 2012. I film proposti, a partire da "Le mani sulla città" affrontano i temi principali legati all'attività di Libera e della Fondazione Cinemovel: la lotta per la legalità e contro il crimine organizzato, ma anche più in generale la difesa dei diritti umani e il sostegno ai valori morali e sociali che ispirano le legislazioni e le comunità internazionali più avanzate. I titoli in programma sono: "Anime Nere" di Francesco Munzi; "Belluscone – Una storia siciliana" di Franco Maresco; "La zuppa del demonio" di Davide Ferrario; "La terra dei santi" di Fernando Muraca; "Noi e la Giulia" di Edoardo Leo; "Let’s go" di Antonietta De Lillo; "Take Five" di Guido Lombardi; "La mafia uccide solo d’estate" di Pierfrancesco Diliberto; "Fortapasc" di Marco Risi.
Questo il cartellone completo della 10ma edizione

Libero Cinema in Libera Terra, nasce nel 2006 dalla consapevolezza della forza comunicativa delle immagini in movimento, dal fatto che stanno chiudendo sempre più cinema, dalla convinzione che un certo cinema non trovi una distribuzione e dal reale bisogno di una crescita culturale dell'Italia. Da allora il festival del cinema itinerante contro le mafie ha toccato quasi 150 piazze percorrendo 80 mila chilometri e coinvolgendo oltre 70 mila persone.
Don Ciotti, presidente nazionale di Libera, durante la presentazione, ha spiegato l'importanza sociale di questo festival itinerante: "Per la sua capacità di incidere nell'immaginario delle persone e di generare forme d'identificazione, il cinema può fare moltissimo ma deve essere il cinema di maestri come Ettore Scola o - per fare il nome di un altro amico - di Ermanno Olmi. Un cinema scomodo che faccia pensare, che ci fa vedere la realtà in modo inconsueto, che ci libera dai pregiudizi e dai saperi di seconda mano, che ci apre alla bellezza ma anche alla complessità della vita. Ma sulle mafie c'è da qualche anno un rischio. Quello di rappresentazioni violente, ma paradossalmente rassicuranti perché accreditano l'idea che le mafie siano un 'mondo a parte'. Non lo sono. Non lo sono mai state. E oggi lo sono meno che mai. Oggi c'è un livello di commistione mai raggiunto prima fra le mafie e il 'nostro' mondo. C'è una mafia tanto invisibile quanto presente nei processi economici, gestionali, amministrativi. Una mafia che ha scelto di passare dalla violenza diretta alla ben più efficace arma della corruzione, che è un potere basato sul consenso, sul reciproco interesse di corruttore e corrotto".
"Credo- ha proseguito Don Ciotti- che dopo opere che hanno raccontato la mafia delle violenze e delle stragi, il cinema dovrebbe raccontare oggi questa mafia così vicina e insediata nella vita sociale. Una mafia trasversale che fa affari con molti, e che dei 'servizi' di molti si avvale. Io dico che il problema non è dare alla mafia una nuova definizione ma una nuova comprensione".
Don Ciotti si è poi soffermato sull'importanza della cultura come strumento di formazione di cittadini consapevoli: "La cultura non è solo acquisizione di sapere. Si possono sapere molte cose, ma ignorare cosa sia bene per la propria vita e per quella degli altri. Cultura significa ricerca, dubbio, scelta. Cultura è assunzione di responsabilità. Le mafie ingrassano nell'indifferenza e nell'egoismo. Vogliono sudditi compiacenti, non cittadini responsabili dei loro diritti e doveri. Cultura e mafie sono incompatibili. E nel solco di questo cammino anche l'arte può fare la sua parte. Arte come capacità di guardare oltre la superficie delle cose, di tradurre in un linguaggio accessibile ma non banale le aspirazioni più profonde dell'umano, la fame di bellezza e di giustizia, la sete di conoscenza. Quando arriva a questo- conclude il presidente di Libera- l'arte diventa un fatto non solo estetico ma etico, sociale e, in senso lato, politico".