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MONDO

La tratta

Libia, 200 migranti marocchini ridotti in schiavitù

E' il settimanale marocchino Telquel Arabi a rivelarlo. Hanno versato 4mila euro per venire in Italia passando dalla Libia, ma sono finiti ostaggio di una organizzazione di immigrazione clandestina. Li ha salvati l'esercito libico e ora sono rinchiusi in un centro di detenzione, mentre il governo marocchino ancora tace

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Hanno versato quattromila euro per arrivare in Italia passando dalla Libia, ma sono finiti ostaggio di di una organizzazione di immigrazione clandestina che li ha ridotti in schiavitù.

E' la storia di duecento marocchini attualmente bloccati in Libia raccontata dal settimanale marocchino Telquel Arabi. Secondo le testimonianze raccolti quei giovani erano partiti verso la Libia con l'intenzione di imbarcarsi poi da Sabrata verso l'Italia. Ma una volta finiti nella mani dei trafficanti, questi li hanno costretti a chiamare i propri familiari e chiedere loro di pagare importanti somme come riscatto per la liberazione, minacciando altrimenti la morte.

Minacce ai familiari
Raggiunti dai giornalisti, i parenti di alcuni dei ragazzi hanno tutti dichiarato di aver versato 40 e i 50 mila dirham, circa 4-5 mila euro a testa agli intermediari marocchini che erano in contatto con un centro libico. C'è anche chi, tra i familiari rimasti a casa, racconta di aver ricevuto minacce dalla Libia. "Ci hanno contattato per avere più soldi - racconta la sorella di una delle vittime - se non l'avessimo fatto, avrebbero ucciso mio fratello". Qualcuno è riuscito a tornare a casa da solo, ma per 200 di loro l'incubo non è ancora terminato.

Comprati e obbligati a versare all'acquirente il doppio della cifra
"Siamo finiti ostaggio di una banda di malavitosi che ha contattato un centro di immigrazione clandestina per venderci. Il nostro acquirente ci ha obbligati a sborsare il doppio della somma che aveva versato per comprarci. L'esercito ha fatto irruzione nella casa dove ci tenevano segregati a Sabratha, nel nord-ovest della Libia e da lì siamo finiti in un centro di accoglienza: abbiamo bisogno di aiuto": è la testimonianza anonima di uno di loro, che racconta tra l'altro anche di "torture subite". A nulla sono serviti i video girati con i telefonini che qualcuno era riuscito a tenere con sé.

Neanche i video postati sui social hanno smosso il governo marocchino
Le immagini diffuse sui social non avrebbero commosso il governo marocchino. Il direttore del centro dove si troverebbero i migranti, a Zouara, in Libia, Anour Abou Dib, raggiunto da Telquel Arabi ha confermato che "200 marocchini si trovano in quel centro" e che "nessuno da Rabat si è mai interessato a loro". "Molti non hanno nemmeno un passaporto", ha aggiunto, e qualcuno "è finito là dentro dopo tre o quattro mesi di prigionia".

Ora sono rinchiusi nel lager libico di Zouara
Il centro di Zouara è noto a molte Ong che lavorano con i migranti. Spesso viene definito un lager, dove il cibo scarseggia e le attenzioni verso quanti vi sono detenuti sarebbero ridotte al minimo. La diplomazia marocchina, secondo quanto risulta al settimanale, in queste ore sarebbe al lavoro per riportare a casa tutti.