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MONDO

Sempre più concreto il processo di stabilizzazione

Libia. L'annuncio delle Autorità di Tripoli: 'Cediamo il potere al Governo Sarraj'

"Vi informiamo che cessiamo di esercitare le nostre funzioni esecutive, presidenziali e ministeriali", si legge nella nota pubblicata sul sito del ministero della Giustizia del governo di Tripoli, per "mettere fine allo spargimento di sangue e alla divisione del Paese"

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Il premier libico Fayez al Sarraj, all'arrivo a Tripoli presso la base navale di Mitiga
Arriva a sorpresa la notizia che l'occidente aspettava con una certa apprensione. Le autorità di Tripoli del governo di salvezza nazionale di Khalifa al Ghwell - non riconosciute a livello internazionale - hanno annunciato di lasciare il potere, cedendolo al governo di unità nazionale di Sarraj. In una nota diffusa il governo di Tripoli ha affermato di  cessare la propria attività. "Vi informiamo che cessiamo di esercitare le nostre funzioni esecutive, presidenziali e ministeriali", ha annunciato il governo con sede a Tripoli sostenuto da una coalizione di milizie che controlla la capitale libica dall'estate del 2014. Una decisione presa - si legge nella nota pubblicata sul sito del ministero della Giustizia del governo di Tripoli - per "mettere fine allo spargimento di sangue e alla divisione del Paese". La dichiarazione porta lo stemma del cosiddetto 'National Salvation Government' guidato da Khalifa Ghweil, finora strenuo oppositore di Serraj e sottoposto a sanzioni dall'Ue per la sua opposizione al governo di unità nazionale.

Sei giorni fa, il premier libico Fayez al Sarraj e sette ministri del governo di unità nazionale erano arrivati a Tripoli a bordo di una nave militare. L'arrivo via mare sarebbe stato deciso dopo un fallito tentativo di raggiungere la capitale via aerea tramite l'aeroporto di Mitiga all'alba, quando sono state sentite diverse esplosioni nella zona provenienti dai colpi di artiglieria anti-aerea sparati dalle milizie legate al governo non riconosciuto di Khalifa Ghweil. Così la loro sede temporanea era stata realizzata in una base navale. L’esecutivo di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale, nei giorni precedenti aveva avvertito Al Sarraj di non entrare in città.

L'Italia è in prima linea per la soluzione della crisi libica, e riuscire a riaprire quanto prima la sede diplomatica a Tripoli avrebbe un grande significato politico.

Proprio in giornata, l'inviato speciale dell'Onu Martin Kobler è volato nella capitale per incontrare il premier designato Fayez al Sarraj, "per discutere di come andare avanti", mentre a Tripoli - ancor prima dell'annuncio dei 'ribelli' - saliva il consenso al governo di unità, anche tra la popolazione. "Sono venuto a Tripoli da visitatore ma voglio esserci da residente", ha scritto l'inviato dell'Onu.

In questi giorni Sarraj ha incassato anche il consenso delle municipalità delle principali città libiche dell'ovest, quello della compagnia di Stato per il petrolio (Noc) e della Banca centrale. A mediare con i falchi era arrivato anche l'inviato speciale di Recep Tayyp Erdogan - grande sostenitore del Gnc - che ieri ha incontrato il presidente del Congresso, Nuri Abu Sahmain, ed esponenti del Consiglio presidenziale. Sul tavolo ci sarebbero alcuni emendamenti all'accordo di Skhirat, da modificare su indicazione del mufti libico Al-Sadiq Al-Gharyani per conquistare il sì degli oltranzisti. E' chiaro che la pressione della comunità internazionale si
fa sempre più insistente.

Ora lo scoglio più duro da affrontare è il Parlamento di Tobruk che ha anche respinto le sanzioni dell'Onu contro Aguila Saleh, il presidente dell'Assemblea che ancora non ha dato alcuna luce verde al governo Sarraj. Inoltre il governo di Abdullah al-Thinni, nominato da Tobruk, continua ad alzare muri con il ministero della Giustizia che ha bollato come "illegale" le attività del Consiglio presidenziale.

Il presidente egiziano Abdel Fattah Sisi ha sostenuto che la comunità internazionale deve trovare una visione congiunta e che è imperativo appoggiare la formazione del governo di intesa nazionale e dell'esercito libico per creare sicurezza e ordine. Una dichiarazione che non è ancora un vero e proprio endorsement esplicito a Sarraj, ma che rivela come anche l'Egitto, primo e più importante sostenitore del generale Khalifa Haftar, sembri orientarsi in queste ore sulla linea auspicata dalle cancellerie occidentali e sancita dalla Conferenza di Roma dello scorso dicembre.