MONDO
Andrà a lavorare ad Abu Dhabi; Tripoli aveva chiesto di rimuoverlo
Libia, León riferisce oggi all'Onu e lascia l'incarico a Kobler

Bernardino León riferirà oggi al Consiglio di sicurezza dell'Onu, quindi lascerà l'incarico di inviato speciale Onu per la Libia al tedesco Martin Kobler per volare ad Abu Dhabi a guidare l'Accademia diplomatica degli Emirati, un think-tank fondato lo scorso anno con l'intento di promuovere la politica estera degli Emirati e addestrare il
proprio corpo diplomatico.
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha annunciato ieri che il passaggio di consegne tra Kobler e León avverrà "nei prossimi giorni", esprimendo gratitudine al diplomatico spagnolo per "la sua dedizione e la sua efficace leadership alla missione Onu in Libia (Unsmil)". Di fatto si tratta di un repentino cambiamento di posizione da parte di Ban, che solo sabato scorso aveva ribadito "piena fiducia" in León, sostenendo che sarebbe rimasto ancora "pienamente impegnato nel processo di facilitare il dialogo politico libico" a fronte della necessaria "continuità in ogni passaggio di consegne".
A far discutere la notizia di León diretto negli Emirati, forte sostenitore del governo di Tobruk e del suo capo di Stato maggiore, il generale Khalifa Haftar, tanto da essere sospettato di aver bombardato, al fianco dell'Egitto, le milizie di Alba libica che controllano Tripoli. Il diplomatico Onu riceverà uno stipendio di 1.540 dollari al giorno.
Due giorni fa le parole di Ban sulla permanenza di León alla gestione del negoziato erano state duramente criticata dal parlamento di Tripoli, secondo cui la permanenza di León a capo di Unsmil rischiava di "mandare in frantumi quel che resta del dialogo politico". "Siamo sorpresi dal sostegno espresso dal segretario generale a Bernardino León perché rimanga nella sua posizione", aveva dichiarato l'assemblea di Tripoli in una nota, denunciando "gli esiti negativi sia della bozza di accordo che del cosiddetto governo di accordo nazionale". Da Tripoli era quindi giunto il monito che Ban sarebbe stato considerato direttamente responsabile del collasso dei colloqui.
León ha mediato dall'agosto del 2014 i colloqui tra il parlamento di Tripoli e quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, per arrivare a un accordo tra le parti su un governo di unità nazionale. Solo lunedì scorso, lo spagnolo ha modificato la proposta per un governo di unità nazionale presentata all'inizio di ottobre e respinta da entrambe le assemblee libiche, portando da sei a nove i membri del Consiglio di presidenza. La modifica è stata giustificata con la necessità di garantire una "rappresentanza giusta e adeguata all'Est del Paese, più precisamente a Bengasi", la seconda città della Libia, dove la scorsa settimane almeno 12 persone sono rimaste uccise nelle violenze scoppiate durante una manifestazione di protesta contro il progetto Onu.
La proposta Onu di governo di unità nazionale, con la recente modifica del Consiglio di presidenza, deve ora passare al vaglio dei due parlamenti. Ma non è chiaro quando si riuniranno per decidere, dopo i rinvii dei giorni scorsi.
Contattato dal Guardian, il diplomatico ha smentito qualsiasi conflitto di interessi con il suo prossimo impiego negli Emirati, affermando che aveva già fatto sapere di voler lasciare l'incarico alle Nazioni Unite entro il 1° settembre scorso: "L'unica difesa a mia disposizione contro questi attacchi è il mio lavoro. Come già detto, leggete le mie proposte, l'accordo e il progetto di governo. Sono state giudicate dai libici di entrambi gli schieramenti come una proposta equa".
proprio corpo diplomatico.
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha annunciato ieri che il passaggio di consegne tra Kobler e León avverrà "nei prossimi giorni", esprimendo gratitudine al diplomatico spagnolo per "la sua dedizione e la sua efficace leadership alla missione Onu in Libia (Unsmil)". Di fatto si tratta di un repentino cambiamento di posizione da parte di Ban, che solo sabato scorso aveva ribadito "piena fiducia" in León, sostenendo che sarebbe rimasto ancora "pienamente impegnato nel processo di facilitare il dialogo politico libico" a fronte della necessaria "continuità in ogni passaggio di consegne".
A far discutere la notizia di León diretto negli Emirati, forte sostenitore del governo di Tobruk e del suo capo di Stato maggiore, il generale Khalifa Haftar, tanto da essere sospettato di aver bombardato, al fianco dell'Egitto, le milizie di Alba libica che controllano Tripoli. Il diplomatico Onu riceverà uno stipendio di 1.540 dollari al giorno.
Due giorni fa le parole di Ban sulla permanenza di León alla gestione del negoziato erano state duramente criticata dal parlamento di Tripoli, secondo cui la permanenza di León a capo di Unsmil rischiava di "mandare in frantumi quel che resta del dialogo politico". "Siamo sorpresi dal sostegno espresso dal segretario generale a Bernardino León perché rimanga nella sua posizione", aveva dichiarato l'assemblea di Tripoli in una nota, denunciando "gli esiti negativi sia della bozza di accordo che del cosiddetto governo di accordo nazionale". Da Tripoli era quindi giunto il monito che Ban sarebbe stato considerato direttamente responsabile del collasso dei colloqui.
León ha mediato dall'agosto del 2014 i colloqui tra il parlamento di Tripoli e quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, per arrivare a un accordo tra le parti su un governo di unità nazionale. Solo lunedì scorso, lo spagnolo ha modificato la proposta per un governo di unità nazionale presentata all'inizio di ottobre e respinta da entrambe le assemblee libiche, portando da sei a nove i membri del Consiglio di presidenza. La modifica è stata giustificata con la necessità di garantire una "rappresentanza giusta e adeguata all'Est del Paese, più precisamente a Bengasi", la seconda città della Libia, dove la scorsa settimane almeno 12 persone sono rimaste uccise nelle violenze scoppiate durante una manifestazione di protesta contro il progetto Onu.
La proposta Onu di governo di unità nazionale, con la recente modifica del Consiglio di presidenza, deve ora passare al vaglio dei due parlamenti. Ma non è chiaro quando si riuniranno per decidere, dopo i rinvii dei giorni scorsi.
Contattato dal Guardian, il diplomatico ha smentito qualsiasi conflitto di interessi con il suo prossimo impiego negli Emirati, affermando che aveva già fatto sapere di voler lasciare l'incarico alle Nazioni Unite entro il 1° settembre scorso: "L'unica difesa a mia disposizione contro questi attacchi è il mio lavoro. Come già detto, leggete le mie proposte, l'accordo e il progetto di governo. Sono state giudicate dai libici di entrambi gli schieramenti come una proposta equa".