Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Libia-Media-Liberati-i-due-tecnici-italiani-in-ostaggio-La-farnesina-In-corso-verifiche-cccb1176-1ede-4d34-a4ca-524e4e781afa.html | rainews/live/ | true
MONDO

L'escalation in Nordafrica

Libia, La Stampa: "Liberati i due tecnici italiani in ostaggio". La Farnesina: "In corso verifiche"

L'inviato de La Stampa Domenico Quirico: "Mi risulta che stiano bene". Sempre più vicina l'ipotesi di un intervento militare mentre il Governo invoca cautela: "Prima ci sia a Tripoli un governo legittimo e unitario"

Condividi
I due tecnici italiani in ostaggio in Libia - Gino Pollicardo e Filippo Calcagno - sarebbero liberi e in buone condizioni di salute. A dirlo è l'inviato del Quotidiano La Stampa, Domenico Quirico, che cita fonti di Sabrata. La Farnesina sta verificando la veridicità della notizia.

Stucchi a Rainews24: "La notizia è arrivata anche a me"
Appena diffusa la notizia il Presidente del Copasir, Giacomo Stucchi l'ha commentata in diretta su Rainews24. "E' arrivata anche a me la notizia della liberazione dei due ostaggi italiani  ma devo ancora confermarla con l'intelligence", ha detto Stucchi, e ha poi aggiunto:  "Avevanmo sempre detto che  l'importante era riportarli a casa vivi". 

I familiari di Pollicardo: "E' finita"
La prima conferma sul campo è arrivata dai familiari di Gino Pollicardo. La moglie Ema Orellana ci avrebbe parlato al telefono e il figlio Gino di fronte ai cronisti ha annunciato : "E' finita, è finita".

La vicenda  
Una trattativa lunga, faticosa e infruttuosa durata mesi con un gruppo tribale islamista, ma dai connotati prevalentemente criminali. Poi il 19 febbraio il raid Usa contro militanti tunisini Isis su Sabrata cambia lo scenario, si scatena il caos ed una serie di rappresaglie nell'area: quattro ostaggi italiani potrebbero essere passati di mano e finiti ad un gruppo piu' radicale, oppure i sequestratori non si sentivano piu' sicuri ed hanno cercato di spostarsi, ma sono stati bloccati e uccisi.  Secondo voci raccolte dai media in Libia una parte del riscatto chiesto per i nostri connazionali era già stata pagata.

Incertezza su identità e dinamica
Non ci sono certezze che si tratta di uomini del Califfato. Se ne sapra' di piu' quando un team di intelligence e Ros arrivera' sul posto e fara' le verifiche sui cadaveri dei rapitori.
   A ricostruire la vicenda e le informazioni, ancora parziali, che filtrano dal caos libico, e' stato il sottosegretario Marco Minniti al Copasir, che ha raccomandato prudenza in questa fase molto delicata.

Minniti: la priorità è salvare gli altri 2 ostaggi
Un blitz delle milizie di Sabrata, a ovest di Tripoli, "contro una cellula dell'Isis" - è la loro versione - ha spezzato la vita di Fausto Piano e Salvatore Failla, due dei quattro tecnici della Bonatti rapiti in Libia lo scorso luglio. Gli altri due, Gino Tullicardo e Filippo Calcagno, "sono vivi", aveva detto al Copasir il sottosegretario con delega all'Intelligence Marco Minniti, citando informazioni degli 007 sul terreno. 
   
Il dolore delle famiglie

Le famiglie si sono chiuse nel riserbo e nel dolore, e sperano ancora in un errore nell'identificazione dei cadaveri. Le salme dei due italiani, secondo quanto si è appreso, dovrebbero essere trasferite a Tripoli nelle prossime ore. La notizia degli scontri tra milizie e jihadisti a sud di Sabrata, nella località di Surman, è iniziata a circolare nella tarda serata di ieri, nelle stesse ore in cui i seguaci di Abu Bakr al Baghdadi tentavano un assalto, respinto, a Ben Guardane, in Tunisia.
 
Lo scenario di Sabrata  
L'offensiva delle milizie contro l'Isis è iniziata all'indomani dell'assalto dei jihadisti nel cuore di Sabrata, il 24 febbraio: i seguaci di Baghdadi hanno ucciso 19 miliziani, decapitandone 12. Poi sono stati respinti. L'attacco è arrivato pochi giorni dopo il raid Usa su una base dell'Isis nell'area, oltre 40 le vittime tra le quali Noureddine Chouchane, la presunta mente delle stragi dello scorso anno in Tunisia, al museo del Bardo e sulla spiaggia di Sousse.

Il video nel "covo"   
La notte tra mercoledì e giovedì, poco dopo la mezzanotte italiana, il 'Media center' di Sabrata ha pubblicato online un video di circa 30 secondi: nel filmato si mostrano diversi cadaveri in un edificio, presentato come il 'covo' dell'Isis che le milizie affermano di aver preso di mira nel raid. Una voce fuori campo scandisce la conta dei morti, arrivando fino a 14. Ovunque cartoni di latte o più probabilmente yogurt, e almeno un paio di sacchi a pelo di colore rosso, con i quali apparentemente gli occupanti dell'abitazione avevano messo insieme dei giacigli di fortuna.
   
Ore dopo, un testimone libico rientrato in Tunisia da Sabrata ha raccontato che tra le vittime c'erano anche due italiani, "scudi umani" dei jihadisti. Sono iniziate a circolare le foto delle vittime "occidentali" e dei jihadisti uccisi nel blitz. Questa volta i cadaveri sono all'aperto, uno vicino alle ruote di un fuoristrada.
 
Il comunicato della Farnesina 
L'inquietante tam tam sulla vicenda è stato squarciato ieri mattina dal comunicato della Farnesina: "Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di una sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni 'Bonatti' e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla".
   
Con il trascorrere delle ore, diversi capi milizia di Sabrata hanno spiegato che non c'è stato alcun blitz contro un covo dell'Isis ma che il gruppo di jihadisti è stato colpito mentre si trovava a bordo di due fuoristrada, un Toyota e un Tundra. Otto i morti, mentre un siriano e una tunisina, moglie di "una delle vittime", e il figlio di 3 anni, sono stati catturati. Questa tesi è stata confermata da ambienti giudiziari italiani: i due italiani sarebbero stati uccisi "durante un trasferimento".
 
La testimone tunisina  
Il presidente del Consiglio militare di Sabrata, Taher El-Gharably, ha raccontato che le milizie avevano "inseguito un gruppo dell'Isis che fuggiva dal centro di Sabrata verso la periferia: c'è stato uno scontro a fuoco, intensi scambi di colpi che hanno provocato la morte di alcuni di loro, mentre il resto è fuggito". Il responsabile libico ha citato poi la 'confessione' della tunisina catturata: la donna, secondo quanto riferito, ha affermato che i quattro tecnici italiani erano "nelle mani dell'Isis". Gharably ha aggiunto: "Nell'interrogatorio la prigioniera ha confessato che vi sono due italiani in un luogo nella periferia di Sabrata, la ricerca è ancora in corso". La donna ha poi confermato che prima del blitz i quattro erano stati separati, come anticipato dagli ambienti giudiziari italiani.