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ITALIA

I due tecnici liberati

Libia. Pollicardo e Calcagno rientrati in Italia. Tripoli: non accetteremo mai interventi stranieri

Commosso e lungo abbraccio con i familiari all'aeroporto di Ciampino. Tanti i punti oscuri da chiarie: l'identità dei rapitori, le modalità della liberazione, la morte dei loro colleghi rimasti uccisi.  La moglie di Failla accusa: "La liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito"

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Commosso e lungo abbraccio di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno con i loro familiari, all'arrivo all'aeroporto di Ciampino, alle 5 di questa mattina, liberati in Libia dopo un lungo sequestro. I due tecnici italiani erano partiti verso le 3:30 dall'aeroporto di Mitiga a Tripoli, a bordo di un'aereo speciale. Scendendo dalla scaletta, Pollicardo e Calcagno sono apparsi provati, ma sollevati. Ad accoglierli anche il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Pollicardo e Calcagno, sono poi stati accompagnati  nella caserma del Ros di Colle Salario per essere ascoltati dai pm di Roma titolari dell' inchiesta sui fatti avvenuti in Libia. 

L'abbraccio con i parenti
I due tecnici scesi dall'aereo e accompagnati da Gentiloni stavano ancora percorrendo i pochi metri verso la palazzina di rappresentanza del 31 stormo, quando dalla soglia si sono precipitati ad abbracciarli i parenti. Prima Ema con i figli Gino e Yasmine e due nipoti si sono stretti piangendo e gridando di gioia a Pollicardo; subito dopo la stessa scena si è ripetuta da parte di Maria Concetta Arena con i figli Cristina e Gianluca e la nuora Loana nei confronti di Calcagno. Subito dopo i due tecnici finalmente sbarbati, stanchi ma felici hanno trovato conforto nella sala di rappresentanza. E lì sono cominciati i racconti.

I punti oscuri della vicenda
Secondo la prassi, Pollicardo e Calcagno dovrebbero incontrare nelle prossime ore il pm Sergio Colaiocco. Molti ancora i punti oscuri di tutta la vicenda - che ha subito una drammatica accelerazione negli ultimi giorni dopo mesi di silenzio -, a partire dall'identità dei rapitori (criminali comuni, milizie locali o gruppi jihadisti?), dalle modalità della liberazione, fino alla morte dei loro colleghi rimasti uccisi, Salvatore Failla e Fausto Piano. Non è ancora chiaro quando le loro salme rientreranno in Italia, al momento ancora in Libia, presumibilmente a Sabrata.

La moglie di Failla: "liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito"
E monta la rabbia dei familiari di chi non ce l'ha fatta. Come Rosalba Failla, moglie di Salvatore, che ha detto senza mezzi termini: "lo Stato italiano ha fallito, la liberazione dei due ostaggi è stata pagata con il sangue di mio marito". Mentre il presidente della Bonatti Paolo Ghirelli ha ammesso che "l'obiettivo è stato raggiunto soltanto a metà". Al momento non c'è certezza sulla dinamica che ha portato al loro rilascio e alla morte dei colleghi: blitz o fuga, esecuzione o fuoco 'amico'.

Cordoglio di Mattarella
Intanto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio ai familiari di Salvatore Failla e Fausto Piano per far pervenire loro il suo profondo cordoglio per la tragica morte dei loro congiunti in Libia. Mattarella ha inoltre espresso grande sollievo per il rientro in patria degli altri due ostaggi, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, finalmente ricongiunti alle proprie famiglie. 

Tripoli: non accetteremo mai intervento straniero
Nel frattempo il governo libico di Tripoli, cioè quello non riconosciuto internazionalmente, ha dichiarato che non accetterà mai un intervento militare in Libia, con nessuna giustificazione. Lo ha detto il ministro degli Esteri dell'esecutivo di Tripoli, Aly Abuzaakouk, in una dichiarazione televisiva, che viene riportata dall'agenzia di stampa egiziana Mena.