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MONDO

La contesa

Libia, al-Sarraj: "Negoziati privi di senso senza tregua permanente"

Per al-Sarraj, Haftar non può essere un partner per la pace perché non si può negoziare mentre si è bombardati 

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Fayez al Sarraj e Khalifa Belqasim Haftar
di Tiziana Di Giovannandrea
A Tripoli si spara ancora. La situazione rimane confusa e complicata e il capo del Governo riconosciuto dalla Nazioni Unite, Fayez al-Sarraj, ha accusato il suo rivale-nemico, il generale Khalifa Haftar "di non essere un partner per la pace" perché "non possiamo negoziare finché siamo bombardati e ci sono spargimenti di sangue e la distruzione delle infrastrutture".

Questo è quanto ha dichiarato al-Sarraj durante una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva. Il primo ministro ha chiesto "severe misure internazionali" per far finire le continue violazioni del cessate il fuoco. In caso contrario il Governo di Accordo Nazionale di Tripoli (GNA), "sarà costretto a ritorsioni".

Il leader libico ha quindi ammonito che il sostegno straniero servirebbe solo "a prolungare" il conflitto nel paese. "I sostenitori di Haftar devono capire di aver perso la scommessa" appoggiando il Generale, ha detto Sarraj.

Una contesa quella tra i due uomini, ma non solo - considerati anche i combattenti Tuareg, le milizie Tubu e la parte di territorio controllato dallo 'Stato islamico' - piena di contraddizioni in un territorio diviso in più parti con circa 140 tribù e 230 milizie armate dove tutti cercano di espandere e consolidare il proprio controllo.

Una contesa dove anche i paesi stranieri entrano con coalizioni composite e sovrapposte, appoggiando ora l'uno ora l'altro: dalla Nato -Turchia e Francia appartengono alla medesima alleanza ma Parigi appoggia Haftar mentre Erdogan solidarizza con al-Sarraj -; all’Onu - Russia e Francia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, non appoggiano il leader che le Nazioni Unite hanno ufficialmente riconosciuto come unico e legittimo -. Da ultimo il mondo sunnita - Egitto e Arabia Saudita sono nemici dei Fratelli Musulmani che invece la Turchia e il Qatar sostengono anche finanziariamente.