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MONDO

Nessuna rivendicazione

Libia, gli italiani rapiti portati nel deserto. Esercito Haftar: presi per scambiarli con scafisti

Secondo i media libici l'autista sarebbe stato legato ed abbandonato. Sul profilo Facebook dell'esercito del generale Khalifa Haftar, con sede a Tobruk, spunta l'ipotesi per cui il sequestro avrebbe lo scopo di "fare pressioni sull'Italia e ottenere la liberazione di sette libici"

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I quattro italiani rapiti in Libia (Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla) sarebbero stati portati in una zona desertica dove è facile nascondersi. E' l''ultima indiscrezione pubblicata dal quotidiano online libico 'Akhbar Libia24', che citando fonti di Sabrata, città sulla costa nord-occidentale del Paese, ha scritto che "i 4 italiani rapiti sarebbero stati portati in una zona desertica dove è facile trovare nascondigli e dove si può fare qualsiasi cosa senza aver paura di nulla". Secondo le fonti, "i rapitori "hanno fatto scendere gli italiani dalla loro macchina, e li hanno fatti salire in un'auto obbligandoli a lasciare i loro telefoni cellulari". Il sito aggiunge che "l'autista dell'auto degli italiani è stato legato e abbandonato nel deserto".  

Secondo il "Comando generale delle forze armate - operazioni dell'esercito nazionale", che fa capo all'esercito del generale Khalifa Haftar, con sede a Tobruk, le milizie di Zuara (Zuwarah), legate alla coalizione Alba della Libia (Fajr) che sostiene il governo di Tripoli, sarebbero responsabili del rapimento dei quattro italiani avvenuto tre giorni fa vicino Mellitah, in Libia, allo scopo di scambiarli con scafisti libici. E' l'ipotesi avanzata dal profilo Facebook del suddetto esercito.

Nella "notizia urgente" pubblicata sul social network si legge che "nostre fonti confermano che le milizie della cosiddetta Fajr Libia di Zuara sono responsabili del sequestro dei quattro italiani". Nel messaggio si legge che il sequestro avrebbe lo scopo di "fare pressioni sull'Italia e ottenere la liberazione di sette libici arrestati per traffico di esseri umani nel Mar Mediterraneo".

Anche il politico libico Abdullah Naker, presidente del partito al Qimma, fedele al governo di Tobruk, ha rilanciato l'accusa contro le milizie di Alba della Libia (Fajr). Naker ha ricordato che "il rapimento è avvenuto nella zona intorno a Mellitah". "Sappiamo tutti - ha continuato - che è controllata dalle milizie di Fajr. Queste milizie non sono nuove a questo genere di provocazioni ed hanno gia' rapito in passato alcuni diplomatici: collaborano con i gruppi criminali e questo è il risultato". Naker ha invitato la comunità internazionale a prendere coscienza della "reale situazione in Libia" e ha aggiunto che "da tempo questi gruppi portano avanti provocazioni per chiedere soldi e imporre l'assunzione di persone a loro vicine nel porto di Mellitah". 

E mentre non c'è stata ancora alcuna rivendicazione del rapimento, in un panorama frammentato e caotico come quello libico, le accuse piovono da diverse parti e rendono molto nebuloso il panorama.