MONDO
Uno dei due rapiti era già sfuggito a due imboscate
Italiani rapiti in Libia, Farnesina: "Presto per definire la matrice del sequestro"
Il portavoce del municipio: "I sequestratori hanno già compiuto in passato imboscate e rapine". Ma il capo dell'Unità di crisi della Farnesina ai microfoni di Rainews 24 spiega: "E' troppo presto per definire i contorni di questo evento, la situazione va seguita ora per ora"

I rapitori dei due italiani e dell'ingegnere canadese in Libia sono noti alle autorità locali e in passato avevano già compiuto imboscate contro auto e rapine. Lo riferisce il portavoce della municipalità di Ghat, Hassan Osman Eissa, all'Associated Press. Il portavoce ha detto che le autorità stanno indagando ma non ha voluto aggiungere altro.
Taffuri: è presto per definire la natura del sequestro
Più cauta la Farnesina sulla matrice del rapimento: "E' troppo presto per definire i contorni e la reale matrice di questo evento", ha detto il capo dell'Unità di crisi, Claudio Taffuri. "E' una situazione che va seguita ora per ora" e "con estrema attenzione", ha spiegato. Alla domanda se possa trattarsi di un sequestro-lampo, Taffuri ha risposto che "il tempo in una certa area del mondo ha una valenza diversa da quella che gli attribuiamo noi". La Libia è un paese "sconsigliato" dalla Farnesina e le imprese che decidono di restare li' "sono esortate a dotarsi di sistemi di sicurezza", ha aggiunto ai microfoni di Rainews 24.
La dinamica
I due italiani, Bruno Cacace e Danilo Calonego, sono stati rapiti ieri mattina assieme ad un cittadino canadese vicino alla città di Ghat, nella Libia sudoccidentale, al confine con l'Algeria. I due tecnici italiani lavoravano all'aeroporto di Ghat come dipendenti della Con.I.Cos di Mondovì. Sono stati rapiti "tra le sette e le otto di ieri mattina nel corso di un sequestro a mano armata perpetrato da ignoti mentre si trovavano sulla via che collega la zona di Tahala e Ghat", ha spiegato Eissa.
La Procura di Roma apre un'inchiesta per terrorismo
Sequestro a scopo di terrorismo. Per questa ipotesi di reato la Procura di Roma ha avviato un
fascicolo d'indagine in merito ai due tecnici italiani rapiti. Secondo quanto si è appreso gli inquirenti hanno delegato gli accertamenti ai carabinieri del Ros.
Il "caso" della scorta sospesa
Chi indaga nelle prossime ore cercherà di fare luce anche sul fatto, riferito da alcuni colleghi, che ai due lavoratori italiani era stata tolta la scorta da alcuni giorni.
Taffuri: è presto per definire la natura del sequestro
Più cauta la Farnesina sulla matrice del rapimento: "E' troppo presto per definire i contorni e la reale matrice di questo evento", ha detto il capo dell'Unità di crisi, Claudio Taffuri. "E' una situazione che va seguita ora per ora" e "con estrema attenzione", ha spiegato. Alla domanda se possa trattarsi di un sequestro-lampo, Taffuri ha risposto che "il tempo in una certa area del mondo ha una valenza diversa da quella che gli attribuiamo noi". La Libia è un paese "sconsigliato" dalla Farnesina e le imprese che decidono di restare li' "sono esortate a dotarsi di sistemi di sicurezza", ha aggiunto ai microfoni di Rainews 24.
La dinamica
I due italiani, Bruno Cacace e Danilo Calonego, sono stati rapiti ieri mattina assieme ad un cittadino canadese vicino alla città di Ghat, nella Libia sudoccidentale, al confine con l'Algeria. I due tecnici italiani lavoravano all'aeroporto di Ghat come dipendenti della Con.I.Cos di Mondovì. Sono stati rapiti "tra le sette e le otto di ieri mattina nel corso di un sequestro a mano armata perpetrato da ignoti mentre si trovavano sulla via che collega la zona di Tahala e Ghat", ha spiegato Eissa.
La Procura di Roma apre un'inchiesta per terrorismo
Sequestro a scopo di terrorismo. Per questa ipotesi di reato la Procura di Roma ha avviato un
fascicolo d'indagine in merito ai due tecnici italiani rapiti. Secondo quanto si è appreso gli inquirenti hanno delegato gli accertamenti ai carabinieri del Ros.
Il "caso" della scorta sospesa
Chi indaga nelle prossime ore cercherà di fare luce anche sul fatto, riferito da alcuni colleghi, che ai due lavoratori italiani era stata tolta la scorta da alcuni giorni.