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MONDO

Rapito il giorno dell'Epifania nei pressi di Tripoli

Libia: liberato Ignazio Scaravilli, il medico italiano sequestrato lo scorso gennaio

Il nostro connazionale, in buone condizioni di salute, è in attesa di poter rientrare in Italia si spera entro "un paio di giorni". Mattarella esprime soddisfazione

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Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato in Libia il 6 gennaio scorso, è stato liberato con il concorso delle autorità di Tripoli ed è in buone condizioni di salute. Lo si apprende in ambienti dell'Unità di Crisi della Farnesina in contatto con gli altri apparati dello Stato. Il connazionale è ora a Tripoli in attesa di tornare in Italia.

Attualmente, si apprende negli stessi ambienti, Scaravilli si trova presso gli uffici delle autorità di Tripoli "per gli adempimenti di rito", in attesa di poter "rapidamente" tornare in Italia dopo cinque mesi dal sequestro.

Fonti qualificate riferiscono all'Adnkronos che "sulla vicenda non è in corso alcuna trattativa con il governo di Tripoli" e che si confida di riportare in Italia Scaravilli "a breve, entro un paio di giorni". Il riferimento è alla ricostruzione data dall'Huffington Post poco prima che arrivasse la conferma ufficiale della liberazione, ricostruzione che parlva di una trattativa col governo di Tripoli con questo che cercava di sfruttare l'occasione della liberazione del medico italiano per accreditarsi con i governi occidentali. 

Nell'ex paese di Gheddafi convivono infatti due diversi governi che reclamano la sovranità sulla Libia: il governo di Tripoli e quello di Tobruk.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha appreso con soddisfazione la notizia della liberazione e ha ringraziato tutte le autorità che hanno reso possibile la positiva conclusione della vicenda. Lo ha reso noto un comunicato dell'ufficio stampa del Quirinale.

"Per il momento sono troppo agitata. Non sono in grado di parlare. Dovete scusarmi ma io per il momento non sono in grado di fare nessuna conversazione. Sono contenta. Posso non essere contenta di una notizia del genere? Però sono troppo agitata". Queste al telefono le parole della moglie di Scaravilli.

Nelle mani dei rapitori ora resta solo Padre Dall'Oglio
Dopo la liberazione di Ignazio Scaravilli, il medico catanese rapito in Libia a gennaio scorso, manca all'appello solo un italiano, il gesuita padre Paolo Dall'Oglio rapito a Raqqa, in Siria, il 27 luglio 2013. Il rapimento è attribuito agli uomini dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, cellula di al-Qaeda attiva in Iraq oltre che nella crisi siriana. Durante il suo sequestro sono piu' volte state diffuse notizie circa una sua possibile esecuzione. La prima risale al 14 agosto dello scorso anno, quando l'Osservatorio siriano per i diritti umani rivelo' che il il gesuita sarebbe stato ucciso dai jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. La notizia della morte di Dall'Oglio era poi stata smentita da altri attivisti. Il 16 agosto, poi, l'editore e fondatore dell'emittente di Aleppo 'Orient tv' Ghassan Abboud smenti' la notizia della morte del gesuita, sostenendo che "padre Paolo Dall'Oglio sta bene e non è stato ucciso come dicono alcuni esponenti dell'opposizione siriana''. La più recente citazione della permanenza in vita di padre Dall'Oglio risale a metà dello scorso gennaio quando, in un tweet partito dallo stesso account che aveva annunciato la liberazione delle due cooperanti italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, si sosteneva che il religioso era vivo e si trovava "nelle prigioni dello Stato islamico a Raqqa".