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MONDO

La missione militare

Libia, ministro del governo di Tripoli: sì a guida italiana, ma ogni azione va concordata

"Se così non fosse, qualsiasi tipo di operazione si trasformerebbe da legittima battaglia contro il terrorismo a palese violazione della nostra sovranità nazionale". Lo afferma, al Corriere della Sera, Ali Ramdan, lanciando un appello al governo Renzi Ali Ramdan

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"A noi va anche bene che l'Italia assuma il ruolo di leader dell'intervento internazionale nella guerra contro le forze emergenti dell'Isis in Libia. Ma attenzione: occorre che qualsiasi azione militare nel Paese sia minuziosamente concordata con il nostro governo a Tripoli e le nostre forze militari sul campo. Se così non fosse, qualsiasi tipo di operazione si trasformerebbe da legittima battaglia contro il terrorismo a palese violazione della nostra sovranità nazionale". Lo afferma al Corriere della Sera, lanciando un appello al governo Renzi, il ministro degli Esteri della coalizione di milizie e forze politiche ispirate all'ideologia dei Fratelli Musulmani, Ali Ramadan Abuzaakou.

Sul perchè restino ancora tante difficoltà per un governo di unità nazionale, Ramadan spiega: "Il problema sta nelle modalità e nello stile scelto dai due delegati delle Nazioni Unite, prima Bernardino León e adesso Martin Kobler, nel designare quel governo. Le colpe più gravi sono di León, che sin dall' inizio ci ha imposto le sue mosse, ha rifiutato il confronto e ha sempre preferito Tobruk. Un anno fa non capivamo il motivo di tanta ostilità. Poi - prosegue - abbiamo compreso: León lavorava per gli Emirati Arabi Uniti, che sostengono Tobruk, e adesso che ha lasciato l'Onu gli hanno persino offerto un impiego con uno stipendio di circa 50 mila euro mensili". "Lo scorso autunno - dice ancora - speravamo che Kobler, il successore, finalmente ci ascoltasse. Ma questi ha subito affermato che nulla sarebbe cambiato, anzi ha continuato con la stessa politica".

"Come León - sostiene il ministro libico -, Kobler si è rimangiato la parola data. Per esempio, le prime intese prevedevano due vice-premier nel gabinetto unitario e adesso ne impongono addirittura sei. Non capiamo però come mai anche la diplomazia italiana si schieri con tanta veemenza a sostenere gli errori dei responsabili Onu".