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MONDO

Crisi in nordafrica

Libia, raid egiziani contro l'Isis. Vertice a Palazzo Chigi: Impegno per soluzione Onu

Il governo esclude interventi militari. Hollande e al Sisi: "Riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu". L'Egitto preme per un intervento internazionale. Decine di morti nei nuovi raid del Cairo

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Roma
L'impegno italiano è per una forte azione diplomatica in ambito Onu. E' la linea emersa dal vertice di questa mattina a Palazzo Chigi dove il premier Matteo Renzi ha fatto il punto sulla situazione in Libia con i ministri Gentiloni, Alfano e Pinotti, presente anche il sottosegretario Minniti. 

"Da tre anni in Libia la situazione è fuori controllo - aveva spiegato ieri il premier alla direzione Pd - lo abbiamo detto in tutte le sedi e continueremo a farlo. Ma la comunità internazionale, se vuole, ha tutti gli strumenti per poter intervenire. La proposta è di aspettare il Consiglio di sicurezza Onu. La forza delle Nazioni unite è decisamente superiore alle milizie radicali". "In Libia - concludeva Renzi - non c’è un’invasione dello Stato islamico, ma alcune milizie che combattevano lì hanno iniziato a fare riferimento a loro. La situazione è difficile ma non è tempo per una soluzione militare".

Intanto nella notte nuovi raid del Cairo sulla Libia. Secondo i media egiziani, che citano fonti ufficiali libiche, altri sette raid con "decine di morti" sono stati compiuti dall'aviazione egiziana contro "roccaforti" dell'Is a Derna. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, in un'intervista ad al-Arabiya ha ribadito che i raid aerei condotti sulle postazioni dello Stato islamico in Libia fanno parte del diritto dell'Egitto "all'autodifesa". "Dopo la diffusione del video erano necessari un attacco e una reazione", ha affermato Shoukry, riferendosi al video che mostra l'esecuzione di 21 cittadini copti egiziani da parte dei miliziani estremisti. 

Raid definiti "atti terroristici" dal premier del governo libico di Tripoli Omar al Hasi (non riconosciuto dalla comunità internazionale) che ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di fare pressioni sull'Egitto per fermare gli attacchi. Si tratta di una "aggressione alla sovranità nazionale", ha detto il Parlamento islamico citato dall’emittente al-Jazeera, "la Libia è uno stato sovrano e combattere il terrorismo dovrebbe essere un compito dello Stato". 

Il possibile intervento della comunità internazionale registra nel frattempo la contrarietà del movimento palestinese Hamas. Salah Bardawil, dirigente del gruppo, respinge le ipotesi d'ingerenze in Libia "da parte di alcuni Paesi come l'Italia" e sottolinea che un intervento militare sarebbe considerato "una nuova crociata contro Paesi arabi e musulmani".

L'Egitto chiede l'intervento dell'Onu 
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di approvare una risoluzione che autorizzi un intervento internazionale in Libia per combattere l'Isis e stabilizzare il Paese. Sulla stessa linea il Capo dello Stato francese Francois Hollande che già ieri aveva chiesto una riunione d'urgenza dellle Nazioni Unite. Il presidente egiziano ha reso pubblica la sua linea in un'intervista a una radio francese, ulteriore conferma del consolidarsi dell'asse tra Parigi e Il Cairo. "Non ci sono altre scelte, tenendo in considerazione l'accordo del popolo libico e del governo, e che ci hanno chiesto di agire", ha detto il presidente egiziano.

Onu: "La strada è il dialogo"
​Da parte loro, i quindici membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno "fermamente" condannato la decapitazione in Libia dei ventuno cristiani copti egiziani definendola un atto "vile e odioso". Il segretario generale Onu Ban Ki-Moon ha parlato di "un atto barbaro" e ha affermato che il dialogo è "la migliore possibilità di aiutare la Libia a superare la crisi attuale". Bernardino Leon, rappresentante speciale dell'Onu in Libia, ha detto che la crisi in Libia è ancora "gestibile", ma "la comunità internazionale deve agire rapidamente o nei prossimi mesi la situazione non sarà più controllabile". Secondo Leon, la situazione attuale in Libia "non è paragonabile" a quella in Siria e Iraq, anche se di recente nel paese nordafricano c'è stata un'avanzata dell'Is in alcune città come Sirte e Bengasi. "Ma non credo - ha spiegato - che l'Is oggi sia una minaccia dal punto di vista quantitativo". Il problema, ha concluso Leone, è che "o le fazioni trovano un accordo rapidamente o sarà molto difficile farlo in seguito. Credo - ha aggiunto - che i gruppi libici devono essere consapevoli dell'enorme minaccia del'Is".



35 egiziani rapiti dopo i raid del Cairo
Stando a quanto riferisce Libya Herald, "almeno 35 cittadini egiziani" sono stati rapiti in Libia dopo l'inizio dei raid del Cairo "in zone controllate dall'Is e da Ansar al Sharia". I sequestrati sarebbero in gran parte lavoratori del settore agricolo. Altri sette cristiani copti egiziani sarebbero poi nelle mani dei jihadisti a Sirte. Lo sostiene la Commissione egiziana dei diritti e delle libertà, che ha invitato il presidente al Sisi a occuparsi del caso. In un comunicato, l'Ong ha precisato che i sette sarebbero stati sequestrati da "milizie islamiste" lo scorso agosto. 



Ambasciatore italiano: "Situazione grave, ma non drammatizzare"
"In Libia la "situazione è certamente grave, ma non dobbiamo drammatizzarla", ha detto in un'intervista a 'Radio Anch'io' l'ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino Grimaldi, appena rientrato da Tripoli e nominato domenica dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni suo inviato speciale per la Libia. "Dire che Sirte o Tripoli siano in mano all'Isis è assolutamente sbagliato - ha spiegato l'ambasciatore - purtroppo in questa polarizzazione così forte, con due schieramenti che si fronteggiano e si dividono al loro interno, è chiaro che prevalga la logica il nemico del mio nemico è mio amico ed è una logica pericolosissima che può portare a un rafforzamento del terrorismo estremo in Libia".



Gentiloni in Parlamento, Alfano convoca riunione
Dopo le minacce del Califfato all'Italia "crociata" e la disponibilità del governo "a fare la propria parte in una missione Onu"  - piano che ha ricevuto anche il plauso di Silvio Berlusconi - mercoledì il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferirà in Parlamento sulla questione libica. Intanto il Ministro Alfano ha convocato una riunione in Viminale. Per questo motivo il ministro ha cancellato il viaggio programmato a Napoli dove doveva prendere parte ad un comitato per l’ordine e la sicurezza. La riunione è servita a raccogliere informazioni e a tracciare analisi sulla situazione in Libia, sullo stato delle partenze dei migranti, sui controlli antiterrorismo. Nessuna iniziativa operativa risulterebbe essere stata presa.

Premier libico: intervenire o Isis arriverà in Italia
Abdullah al Thani, il premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, chiede all'Occidente di sferrare un'offensiva aerea contro i jihadisti che controllano Tripoli altrimenti -avverte- "la minaccia arriverà in Italia".

Papa telefona al Patriarca dei Copti
Una telefonata di solidarietà quella di Papa Francesco al Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa, Tawadros II, per manifestare la sua "profonda partecipazione al dolore della Chiesa copta per il recente barbaro assassinio di cristiani copti da parte dei fondamentalisti islamici". Lo ha reso noto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

Riunione Mogherini - Kerry
Giovedì, a margine del vertice antiterrorismo di Washington, il capo della diplomazia Ue Federica Mogherini avrà una riunione con il segretario di Stato John Kerry, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shukri, ed i capi delle diplomazie dei Paesi della regione. All'ordine del giorno la doppia minaccia rappresentata da Isis e dalla crisi che vede un governo ed un Parlamento riconosciuto internazionalmente, che controlla solo parte della Cirenaica, e quelli "ombra" degli islamisti a Tripoli che comandano nella capitale e in tutta la Tripolitania. La Mogherini, martedì, ha incontrato a Madrid l'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon, per discutere "i recenti drammatici sviluppi" e "la necessità di intensificare il lavoro diplomatico per unire tutte le diverse parti libiche nello sforzo comune di combattere la minaccia dell'Isis". 

La Casa Bianca: serve una soluzione politica
L'esecuzione - e il video del terrore - dei 21 cristiani copti egiziani da parte degli uomini del Califfo. La presa di Sirte. L'Italia che si trova ad evacuare i propri cittadini dalla Libia. E' con preoccupazione che la Casa Bianca condanna in una nota "l'odioso atto" e sottolinea la necessità, urgente, di trovare una soluzione politica per il conflitto che dalla morte di Gheddafi infiamma la Libia. 

Grillo, Salvini, Meloni e Vendola critici
Il leader della Lega Matteo Salvini attacca il governo: "L’esecutivo Renzi è pericoloso, parla di guerra a vanvera e ha il ministro Alfano che dice che le mie parole sono incommentabili e in un’intervista ammette che c’è la possibilità che tra i clandestini si nascondano terroristi". "Ho solo detto - ha continuato il leader leghista - di soccorrere e aiutare i clandestini in mare ma di non farli sbarcare". E infine un nuovo affondo contro il governo: "Parla di guerra e poi facciamo i traghettatori per conto dell’Isis?", Sulla stessa linea la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che chiede di interrompere l’accoglienza ai profughi "finché l’Isis non sarà cacciato dalle coste libiche. L’Isis gestisce il traffico - ha detto la Meloni - quindi stop totale all’accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal Nord Africa. Perché va bene tutto, ma i flussi migratori li vogliamo scegliere noi e non farceli imporre dagli integralisti".

"Se Renzie vuole la guerra ci vada lui con Napolitano. Vedendoli, l’Isis si farà una gran risata e ci risparmierà. No alla guerra in Libia". E' invece la posizione, sintetizzata su Twitter, del leader del M5S Beppe Grillo che ha definito il presidente del Consiglio "novello Brancaleone". "Non spetta al Governo decidere se entrare in guerra ma ancora al Presidente. Aspettiamo un monito dal Presidente, anche piccolo piccolo, al bulletto di Rignano. No alla guerra".

"Nelle ultime ore siamo rimasti agghiacciati nell’ascoltare parole insensate e spifferi di guerra dai ministri, ora Renzi cerchi di mettere ordine nel disordine del suo governo". Ha detto infine il leader di Sel Nichi Vendola a margine della direzione nazionale del partito.