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MONDO

Il voto in Gran Bretagna

Londra: "La Palestina va riconosciuta come Stato". Israele: "Si mina il processo di pace"

Voto bipartisan alla Camera dei Comuni, il governo si astiene. Il ministero degli Esteri israeliano: "Iniziativa prematura". Il ministro Mogherini: arrivare presto ad uno Stato

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Una mina contro la pace: Israele ha risposto in modo secco alla scelta, a stragrande maggioranza, del parlamento britannico di indicare - pur senza vincoli - al governo di Sua Maestà la necessità di riconoscere la Palestina come Stato. Eppure sono in molti in Israele - a cominciare dall'opposizione al governo di Benyamin Netanyahu - a considerare la mossa britannica non un gesto simbolico bensì un serio avvertimento nei confronti della politica dello stato ebraico.

Una 'luce rossa' accolta invece con esultanza dalla leadership palestinese che ha parlato di "decisione storica", invitando l'esecutivo di David Cameron a recepire al più presto l'indicazione del Parlamento. "Questo voto - ha detto Hanan Ashrawi dell'Olp - manda un chiaro messaggio al governo britannico, darà forza a chi in Europa chiede il riconoscimento della Palestina e creerà le basi per la comunità internazionale per consentire al popolo palestinese parità legale e diritti". E la mossa del parlamento inglese è stata vista da alcuni a Ramallah come una sorta di ricompensa per la Dichiarazione Balfour che nel 1917 promise alle organizzazioni sioniste inglesi "un focolare nazionale per il popolo ebraico" in Palestina.

Il voto di Londra, ha invece denunciato il ministero degli esteri israeliano, "mina le possibilità di raggiungere una pace reale". Poi ha spiegato che la "strada per uno Stato palestinese passa attraverso la via della trattativa" tra le parti. "Un prematuro riconoscimento internazionale - ha insistito il ministero del titolare Avigdor Lieberman che si trova in queste ore in visita di stato in Italia - manda un messaggio sbagliato ai palestinesi: che possono evitare le dure scelte che entrambe le parti devono fare".

E l'ambasciata israeliana a Londra in una nota ha ricordato "l'insistenza palestinese sul 'diritto al ritorno' che scalza il concetto di due stati per due popoli". Ma l'opposizione israeliana è andata all'attacco: il leader laburista Isaac Herzog ha imputato proprio al premier Netanyahu e a Lieberman "il fallimento" della loro politica. "Un vento gelido soffia su Israele da ogni parte nel mondo - ha ammonito Herzog - ma i due si rifiutano di affrontare i fatti e ci stanno conducendo ad una tempesta diplomatica". Quindi ha rilanciato l'urgenza per Israele di adottare "l'iniziativa di pace araba cosi' come suggerito dal presidente egiziano Sisi domenica scorsa". A mettere in guardia Israele ci ha pensato anche l'ex ambasciatore negli Usa Michael Oren: "Faremmo bene a non sottovalutare la mossa inglese che è ben più importante di quella svedese", ha detto a Ynet ricordando a questo proposito che la Gran Bretagna siede nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Lo stesso a cui il leader Abu Mazen intende chiedere in breve tempo il riconoscimento della Palestina e una scadenza certa per l'occupazione israeliana. La spiegazione alla scelta dei parlamentari inglesi e "allo spostamento" dell'opinione pubblica britannica l'ha data il rappresentante di Londra in Israele Matthew Gould: "Israele - ha riassunto - ha perso sostegno a causa della guerra e per gli annunci sugli insediamenti".

Dopo Londra si è mossa anche Parigi: la Francia "riconoscerà la Palestina quando sarà venuto il momento", ha annunciato cauto Laurent Fabius chiarendo però che la decisione deve essere "utile alla pace" e "non solo simbolica". Il ministro Federica Mogherini da Roma, incontrando Lieberman, ha ricordato che "è indispensabile far ripartire il processo di pace e arrivare in tempi brevi alla nascita di uno Stato palestinese, con garanzie di sicurezza per Israele. Su questo l'Italia è pronta a dare il proprio contributo". E già si annunciano le mozioni sul tema del M5S e di Sel.