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ECONOMIA

Le tesi dello studioso tedesco

L'economista Gros: ma la Grecia ha torto o ha ragione?

La Grecia sostiene: non si può accettare una politica europea dell’austerità sacrificando sul suo altare stipendi, pensioni e posti di lavoro. Ma pochi sanno che anche la controparte ha delle ragioni economiche altrettanto valide. Un economista tedesco, laureato alla Sapienza di Roma, Daniel Gros, attualmente presidente del CEPS (Centre for European Policy Studies), cerca di trovare contraddizioni nella linea di condotta della Grecia

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Il direttore generale dell'Fmi, Christine Lagarde e il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis
di Francesco Chyurlia
Ormai sembra assodato: se l’economia greca, anello debole della catena dell’Eurozona, non riesce a restare nei confini imposti dall'ex Troika (Bce, Ue e Fondo monetario internazionale) è molto probabile che altre economie, nel breve-medio periodo vengano trascinate fuori dal sistema Europa. E’ facile intuire che questo può essere uno dei motivi determinanti che induce i creditori di Atene a prolungare in modo spasmodico il confronto con i ministri economici del governo di Alexis Tsipras.  Le tesi della Grecia le conosciamo tutti: non si può accettare una politica europea dell’austerità sacrificando sul suo altare stipendi, pensioni e posti di lavoro. Una tesi che non fa una grinza e che è ardentemente partecipata dal ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis.

Ma pochi sanno che anche la controparte ha delle ragioni economiche altrettanto valide. Vediamone una. Un economista tedesco, laureato alla Sapienza di Roma, Daniel Gros, attualmente presidente del CEPS (Centre for European Policy Studies) cerca di trovare contraddizioni nella linea di condotta della Grecia. Il ministro delle Finanze Varoufakis, sostiene Gros, parla di un surplus primario per i primi 5 mesi dell’anno al 2,7% del Pil. “Se questo fosse vero - rileva l’economista tedesco - non servirebbero misure aggiuntive per centrare il nuovo target che pare sia stato indicato dall'ex-Troika, intorno all'1%. Un’attenta indagine rivela che il bilancio primario non è in surplus” , perché  - sostiene Gros - il governo reperisce le risorse attraverso tre strade non proprio condivisibili: non pagando i fornitori, tagliando la spesa e basandosi su entrate straordinarie". 

Per Gros non pagare i fornitori aggrava i bilanci traballanti delle aziende che lavorano con la Pubblica Amministrazione e accentua la spirale del credit cruch deprimendo un’economia già fortemente provata. Sul fronte della spesa pubblica, Gros si domanda come possa “un governo che parla di catastrofe umanitaria non versare risorse a quegli istituti che sostengono le fasce più bisognose della società”. Il riferimento è agli 800 milioni di euro di tagli alla spesa pubblica nel gennaio-marzo 2015 su base annua, dei quali 150 milioni sulle Amministrazioni locali, 150 milioni ai fondi sociali e 500 milioni in meno agli ospedali. Quanto alle entrate straordinarie, prosegue l’economista tedesco, si tratta di una tantum, e dunque entrate non strutturali. “Dunque – conclude Gros - il surplus dell’avanzo primario è legato a operazioni meramente cosmetiche”.