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ITALIA

L'inchiesta

Mafia Capitale: "Alemanno portava i soldi in Argentina". La procura: "Non ci sono riscontri"

Dalle intercettazioni nuovi elementi che chiamano in causa l'ex sindaco che si difende: "Millanterie". La procura: "Non ci sono riscontri"

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Gianni Alemanno
"Alemanno ha fatto quattro viaggi, lui e il figlio, con le valigie piene di soldi in Argentina. Ma te sembra normale che un sindaco...". La voce registrata dagli inquirenti è quella di Luca Odevaine, ex vice capo gabinetto di Veltroni e fino a martedì scorso, quando è stato arrestato, componente del coordinamento per i rifugiati del Viminale. Intercettato mentre è negli uffici della Fondazione Integrazione e parla con Mario Schina e Sandro Coltellacci, ex responsabile del Decoro urbano del Comune di Roma il primo, dirigente di una cooperativa il secondo.

Tutti e tre sono indagati nell'inchiesta della procura di Roma su Mafia Capitale e, dalla loro conversazione, emergono i nuovi particolari che chiamano in causa l'ex sindaco di Roma che si difende dalle accuse: "Si tratta di una millanteria totalmente infondata" e, rispondendo ad un'intervista, afferma di non aver mai conosciuto Massimo Carminati: "Non ho mai conosciuto Carminati e un anno e mezzo fa, avendo letto articoli di stampa, avevo messo in guardia i miei collaboratori: loro mi hanno giurato che non avevano a che fare con lui".

Fonti della procura di Roma confermano che "non ci sono riscontri di trasferimenti di soldi da parte di Gianni Alemanno all'estero".

Intanto l'attuale primo cittadino Ignazio Marino rigetta l'ipotesi di dimissioni, invocate da Berlusconi e M5S, e rilancia invece un giro di deleghe in Campidoglio nel nome della legalità e della trasparenza. "Per tutto ciò che è stato sottratto, il Comune si costituirà parte civile" afferma il sindaco, e ai microfoni di RaiNews24 sottolinea: "Roma non è una città mafiosa, spero che Pignatone metta queste persone in prigione e butti le chiavi". "Con noi gli affari sono finiti. Si vergognino e se ne vadano da questa città. Noi stiamo dall'altra parte". 

La conversazione intercettata
La conversazione, ascoltata dai carabinieri del Ros, è tra gli atti allegati all'ordinanza di custodia cautelare. Sono le 11.35 del mattino del 31 gennaio scorso e i tre chiacchierano di qualcuno, di cui non fanno mai il nome. Una persona che, dicono, abita nello stesso palazzo in cui ha sede la fondazione presieduta da Odevaine e che in passato avrebbe litigato con Alemanno. "Abita qua, dentro a 'sto palazzo  -  dice Odevaine  -  che fijo de 'na mignotta... ha litigato con Alemanno. Per soldi se sò scannati... ma sai che Alemanno si è portato via... ha fatto quattro viaggi... lui ed il figlio con le valigie piene di soldi in Argentina... se sò portati... con le valigie piene de contanti... ma te sembra normale che un sindaco...". Il segnale si perde per qualche istante, poi si sente la stessa voce che dice: "Me l'ha detto questo della Polaria". Schina, incuriosito, chiede: "E nessuno lo ha controllato?". "È passato al varco riservato... un attore per me...". Coltellacci non è convinto: "Io pensavo che i soldi se li portava via tutti lui... sembrava che il sindaco non toccasse... invece 'a toccati... però che il sindaco... due e tre... Panzironi dieci, penso che gli equilibri erano quelli". Probabilmente quello di cui Coltellacci era convinto è che a prendere le mazzette fosse solo l'ex ad di Ama, Franco Panzironi, anche lui in carcere con l'accusa di essere parte dell'associazione di stampo mafioso guidata da Massimo Carminati. 

Il furto a casa Alemanno
Odevaine prosegue quindi il racconto: "A un certo punto deve essere successo un casino, perché ad un certo punto ad Alemanno gli hanno fatto un furto a casa... Cercavano qualche pezzo de carta.... credo che hanno litigato perché lui ha pensato che ce li ha mandati questo". Parole alle quali i carabinieri del Ros hanno cercato riscontro. Invano. Nonostante una serie di verifiche sui residenti di quel palazzo (ne pubblicano tutta la lista) nessuno di loro risulta avere mai avuto rapporti di alcun tipo con l'ex sindaco. Ma le indagini su questo episodio sarebbero ancora in corso. 

La difesa di Almanno
L'ex primo cittadino, però, smentisce. "Si tratta di una millanteria totalmente infondata. Non ho portato mai soldi all'estero, tantomeno in Argentina. Io sono l'unico sindaco di Roma che al termine del suo mandato è più povero di quando ha cominciato, perché ho dovuto vendere una casa e aprire un mutuo per pagare i debiti della campagna elettorale". "Questa notizia - ha aggiunto l'ex primo cittadino - nasceva da un'intercettazione di una persona a me evidentemente ostile, come Luca Odevaine, braccio destro di Walter Veltroni, da me allontanato dagli incarichi con il Comune di Roma". Non nega Alemanno di essere stato in Argentina (paese in cui risulta tra l'altro essere membro onorario della Camera di commercio). Ma solo una volta: "Ci sono andato per pochi giorni con la mia famiglia e un folto gruppo di amici a Capodanno 2011-2012 per andare a vedere i ghiacciai della Patagonia. Ci sono amici che possono confermare. Ugualmente - aggiunge l'ex sindaco - l'idea che io e mio figlio, allora minorenne, viaggiassimo dall'altra parte del mondo per portare soldi non solo può apparire folle a qualsiasi giudizio equilibrato ma è facilmente riscontrabile attraverso i nostri passaporti. Infatti già ieri dalle carte risultava che gli inquirenti, dopo le opportune verifiche, avevano scartato questa pista". L'ex sindaco parla anche del furto. "È avvenuto ad ottobre 2013 e basta aprire Google per constatare che è stato ampiamente pubblicizzato". Lo hanno riportato tutti i giornali, certo. Eppure, stando agli accertamenti del Ros, "non ci sono riscontri sulle banche dati, in quanto non risultano essere state sporte denunce né da Giovanni Alemanno, né dalla moglie convivente, Isabella Rauti".