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ITALIA

Regione Lazio

Mafia Capitale: capo gabinetto della regione indagato per gara appalto. Fi: "Zingaretti chiarisca"

La gara d'appalto per la quale la procura di Roma ha iscritto il capo di gabinetto della regione Lazio, Maurizio Venafro, nel registro degli indagati sarebbe relativa all'inchiesta Mafia Capitale

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(La Presse)
"Apprendiamo delle dimissioni del capo di Gabinetto della Regione Lazio Maurizio Venafro in quanto, come lui stesso ha dichiarato, risulta essere indagato nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma in merito ad una gara d'appalto. E' necessario e imprescindibile che il presidente Zingaretti venga in Aula domani, in occasione della seduta di consiglio, e spieghi cosa è accaduto. Non possono iniziare i lavori d'Aula prima dei dovuti chiarimenti su una vicenda seria e preoccupante. Il presidente Zingaretti, in modo responsabile e proprio per rispetto della trasparenza, principio da lui tante volte invocato, deve affrontare la realtà davanti a tutte le forze consiliari".

Una lettera a Zingaretti
Questo è quanto dichiarano, in una nota, i capigruppo di Forza Italia e Nuovo Centrodestra della regione Lazio Antonello Aurigemma e Daniele Sabatini. Maurizio Venafro, capo di gabinetto della Regione Lazio, infatti si è dimesso "dopo aver appreso di essere formalmente indagato nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma in merito ad una gara d'appalto della Regione", come spiega lo stesso Venafro in una lettera indirizzata al presidente Nicola Zingaretti in cui annuncia la propria decisione "unilaterale ed irrevocabile" di dimettersi dall'incarico.

Ipotesi di reato: turbativa d'asta
Secondo quanto si è appreso, l'ipotesi di reato formulata nei riguardi di Venafro sarebbe quella di tentativo di turbativa d'asta. La vicenda riguarda una gara di appalto, quella per il centralino unico di prenotazione, che era stata indetta e che è stata successivamente bloccata. La gara d'appalto sarebbe relativa all'inchiesta Mafia Capitale

Dimissioni di Venafro: le motivazioni
"Sono comparso spontaneamente davanti i Pubblici ministeri che conducono l'indagine - aggiunge - ho fornito tutti i chiarimenti che mi sono stati richiesti ed ho dato ampia e utile collaborazione per una corretta ricostruzione dei fatti".  Poi, rivolgendosi direttamente a Zingaretti, motiva la decisione di dimettersi anche con il fatto che il suo coinvolgimento nell'indagine "potrebbe comportare, com'è purtroppo uso di una certa deprecabile politica e come troppo spesso è accaduto in passato, un ingiustificato e strumentale tentativo di associare a detta indagine a mio carico, in ragione del mio incarico, la tua figura di presidente della Regione Lazio che non ha nulla a vedere con l'indagine che, mio malgrado, mi riguarda".