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ITALIA

L'operazione

Mafia, Corleone: 4 arresti per estorsione. Per la prima volta le vittime collaborano all'indagine

Rotto il muro di omertà nel paese dei boss Riina e Provenzano. "Per la prima volta è stata constatata la preziosa collaborazione delle vittime che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l'atteggiamento di reticenza che finora ha caratterizzato gli imprenditori e gli esercenti operanti nel territorio di Corleone", dicono gli inquirenti 

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Carabinieri (foto archivio)
Corleone (Palermo)
Sono quattro i casi di estorsione ricostruiti dai Carabinieri nell'operazione antimafia che all'alba di oggi ha portato all'arresto di quattro persone nel corleonese. Le vittime erano imprenditori impegnati nel settore dell'edilizia e del commercio. "Per la prima volta è stata constatata la preziosa collaborazione delle vittime che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l'atteggiamento di reticenza che finora ha caratterizzato gli imprenditori e gli esercenti operanti nel territorio di Corleone", dicono gli inquirenti. "Il muro di omertà degli imprenditori e dei commercianti ha ceduto di fronte all'operato repressivo svolto negli ultimi tempi e alla professionalità dimostrata da magistrati e investigatori, i quali hanno saputo rassicurare ed infondere fiducia nelle vittime - spiegano - Queste ultime hanno così deciso di raccontare senza alcun riserbo il meccanismo di pagamento del "pizzo"".

Le indagini hanno messo in luce un singolare radicamento delle competenze a esigere il "pizzo": l'imprenditore o il commerciante è chiamato a versare le somme estorte sia alle famiglie mafiose presenti nel proprio paese di origine sia a quelle operative nelle aree ove l'attività economica si svolge. C'è poi un altro elemento di novità per l'area in questione, emerso con l'indagine 'Grande Passo 2': mentre con l'operazione Grande Passo è stato possibile documentare come le vittime privilegiate degli associati a Cosa Nostra fossero quegli imprenditori impegnati nell'esecuzione di appalti pubblici, ora è stato appurato come il metodo estorsivo possa essere applicato anche ai singoli esercizi commerciali o per l'esecuzione di lavori di edilizia privata.

E ancora: un altro imprenditore è stato costretto a pagare per due volte il pizzo relativo allo stesso lavoro rispettivamente a due esponenti di una famiglia mafiosa in contrapposizione tra loro. 

Secondo gli investigatori "quella che è emersa dalle indagini è la fotografia di una mafia che nonostante le varie operazioni di polizia riesce sempre a riorganizzare le proprie fila, individuando nuovi affiliati". Ancora una volta "è stato accertato come uno dei principali canali di sostentamento delle consorterie mafiose è rappresentato dal provento delle estorsioni, commesse ora anche nei confronti di attività economiche di privati. Questa pressante azione estorsiva, peraltro, si è ripercossa sullo sviluppo economico delle comunità dell'entroterra palermitano, tenuto conto che
spesso gli imprenditori hanno dovuto rinunciare persino alla prosecuzione delle loro intraprese aziendali, con la chiusura delle attività, soffocati dall'imposizione del pizzo".

"È evidente come i rilevanti risultati conseguiti, proprio poiché contestualizzati in un'area fortemente destabilizzata dalla criminalità organizzata e per la vastissima diffusione del fenomeno delle estorsioni, non potrà che infondere ulteriormente fiducia nell'operato della Magistratura e dei Carabinieri, contribuendo quindi a far cadere quel muro di omertà che è elemento essenziale per la riuscita degli intenti criminali", spiegano gl investigatori.