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ITALIA

La maxi inchiesta

Mafia capitale, il libro mastro del clan di Carminati e i "doppi" stipendi dei politici

A custodire il 'libro nero' delle presunte tangenti destinate a quei politici che avrebbero consentito al gruppo di conquistare i migliori appalti, era Nadia Cerrito, responsabile della cassa della Cooperativa 29 giugno e segretaria di Salvatore Buzzi

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Mafia capitale (Ansa)
Roma
L'organizzazione guidata dall'ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati, aveva un libro mastro dell'attività svolta in cui veniva annotata la contabilità (parallela) dei flussi finanziari illeciti e dei loro destinatari, pubblici e privati. A custodire questo 'libro nero' delle presunte tangenti, che finivano nelle tasche di quei politici che avrebbero consentito al gruppo di conquistare i migliori appalti, era Nadia Cerrito, responsabile della cassa della Cooperativa 29 giugno, finita in carcere per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata. Era lei, nella veste di segretaria personale del presidente della Cooperativa Salvatore Buzzi, "a partecipare agli incontri dei suoi massimi esponenti, a erogare i pagamenti per le cene elettorali, a predisporre le buste con somme di denaro, annotando sulle stesse, come suggerito dallo stesso Buzzi, le iniziali delle persone a cui sarebbero state poi consegnate" come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.

Questo libro mastro - ricorda il gip Flavia Costantini - "contiene una vera partita doppia del dare e avere illecito, dei destinatari delle tangenti (uno dei costi illegali sostenuti dall'organizzazione per il raggiungimento del suo scopo nel settore economico-istituzionale), contiene l'indicazione dei soggetti cui vengono veicolati i profitti, come Carminati, esponente apicale dell'organizzazione illecita o come Fabrizio Franco Testa, testa di ponte di 'mafia capitale' verso la politica e la pubblica amministrazione, e contiene una rappresentazione del conto economico illecito dell'organizzazione, con una specifica rappresentazione delle relative disponibilità extracontabili".
 
Il tariffario dei politici
Dal “libro nero” emergerebbero dunque i doppi stipendi che la “mafia capitale” – secondo i pm – avrebbe garantito ai politici amici. Come riporta il quotidiano La Repubblica, ne avrebbero beneficiato in tanti: ad esempio Franco Panzironi, ex Ad di Ama, avrebbe ricevuto 15mila euro mensili, più altri 120mila una tantum come compenso per aver fatto vincere a Buzzi un'asta. Panzironi avrebbe ottenuto anche la rasatura gratuita del prato di casa. A Luca Odevaine, ex segretario di Veltroni e funzionario della provincia, ogni mese sarebbero andati 5mila euro. Mentre Mario Schinà, ex dirigente del Comune, che avrebbe fatto da tramite tra Odevaine e Buzzi, ne avrebbe ottenuti 1.500.
Poi ci sono i 40mila euro che il consorzio di Buzzi avrebbe elargito alla fondazione di Alemanno (Nuova Italia), i 15mila euro che sarebbero stati girati al suo mandatario elettorale e 75mila euro per cene elettorali. Eugenio Patanè, invece, consigliere regionale Pd, secondo le intercettazioni, avrebbe preso 10mila euro, "per carinerie" varie.

Le intercettazioni
Ulteriori particolari arrivano infatti proprio dalle intercettazioni, che riguardano diversi esponenti coinvolti nell'inchiesta e che sono state pubblicate sui giornali. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, ad esempio, citando quanto annotato dagli investigatori dell’Arma: «Il 16 maggio 2014 veniva intercettato un dialogo di estremo interesse investigativo, nel corso del quale Buzzi informava i presenti circa la richiesta di 120.000 euro avanzata da Patanè. Buzzi si mostrava restio: “A Panzironi che comandava gli avemo dato il 2 virgola 5 per cento, 120 mila euro su 5 milioni... mo’ damo tutti sti soldi a questo?”». Poi però ci ripensa, spiega che «martedì incontro Patanè e una parte dei soldi io comunque gliela darei, gliela incomincerei a da’, quando vado all’incontro gli dico già i 20 te li ho dati». E dieci giorni dopo sbotta: «Gli abbiamo dato 10 mila euro per carinerie e lì finisce, non gli diamo più una lira».  

Il sindaco Marino incontra Raffaele Cantone 
Intanto l'inchiesta "mafia capitale" è stata oggetto di un incontro avvenuto tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone. "Questa Amministrazione ha improntato il suo lavoro sulla trasparenza e per questo intendo andare fino in fondo verificando uno per uno tutti gli appalti dubbi o opachi" ha detto il primo cittadino dopo l'incontro.