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SALUTE

Fenomenologia della mamma

Mamme buone, Mamme no

Esiste l’istinto naturale che lega la madre al figlio, ma nel rapporto incidono le convinzioni, l’educazione, il vissuto ed i traumi della genitrice. E quelle che provocano danni anche seri ai loro piccoli non sono poche. Colloquio con Anna Oliverio Ferraris, psicologa dello sviluppo alla Università Sapienza di Roma

 

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Professoressa l'epica che soprattutto noi italiani coltiviamo da sempre vuole la mamma stereotipata nel clichè di angelo del focolare, pronta a dare la vita per i figli, sempre presente nelle loro esistenze anche quando sono adulti ed hanno formato una nuova famiglia. Ma non sempre la mamma è "buona". E magari anche inconsapevolmente causa dei traumi, alla propria discendenza. 
Siamo propensi a pensare che la mamma sia sempre buona e dedita, ma una ricca casistica dimostra che ci sono mamme che trascurano i figli, altre che li maltrattano, altre ancora che trasmettono, sia pure inconsapevolmente, ai figli le loro frustrazioni, conflitti e traumi irrisolti in quanto i bambini, soprattutto nei primi anni di vita vivono in simbiosi con lei e quindi non solo entrano in risonanza con i suoi stati emotivi e le sue tensioni ma possono anche essere oggetto di "proiezioni" della madre che attribuisce al bambino le sue costruzioni mentali (in qualche caso veri e propri deliri): intenzioni malevole, atteggiamenti, ostilità'.

Quanto conta l'esempio ricevuto dalla propria madre nel rapporto tra la nuova genitrice ed il figlio? Molte donne dicono di detestare alcune antiche pratiche educative, ma poi si scoprono a replicarle, coi loro figli
C'è' in molte famiglie una trasmissione generazionale inconscia delle pratiche educative. Il fatto che tali pratiche vengano detestate a parole ma poi messe in pratica dimostra come esse possano essere state assimilate in profondità' e riemergere inconsapevolmente quando le situazioni presenti rievocano analoghe situazioni del passato.

Il paradosso di questa narrazione è che poi le donne, nei Paesi latini e anche da noi, sembrano avere un potere enorme, ma in casa: le società restano anche oggi patriarcali. È forse perché identifichiamo la donna soprattutto come mamma? E cosa capita alla donna che non si trovi in quel ruolo?
C'è' una trasformazione in atto verso un ruolo sempre maggiore della donna, che oggi è più presente nella società rispetto al passato e al tempo stesso continua ad avere un grosso potere per quanto riguarda l'organizzazione della casa, i legami affettivi e le relazioni familiari.

Dicevamo dei problemi e addirittura traumi che l'atteggiamento anche inconsapevole o "a fin di bene" della madre può causare al bambino, dalla sua nascita in poi. Quali sono, i più frequenti?
Può, per esempio, trasmettere le sue ansie e le sue paure al figlio. Può essere iper controllante e cercare di indirizzare la vita del bambino momento per momento. Può, convinta che più cibo significa più amore, danneggiarne la salute o anche sottoporlo ad una dieta inadatta per l’età. Può vietargli di giocare per il terrore che si faccia male. Può, ossessionata dalle malattie, somministrargli farmaci senza il controllo medico. Può punirlo in maniera eccessiva o minacciare di abbandonarlo. Può attendersi che il bambino la comprenda e la protegga quando invece dovrebbe essere il contrario. E così via.

A volte il figlio viene utilizzato come "arma", all'interno della coppia. Soprattutto quando le cose non vanno più bene, e si arriva alla separazione. Anche in questo caso, quali danni al bambino e quali gli errori da evitare
Succede spesso in quelle coppie che confondono il loro rapporto di coppia con quello di genitore. I genitori separati devono tenere i figli al di fuori dei loro conflitti, non colpevolizzarli, non usarli come confidenti su questioni che non li riguardano, non istigarli contro l’altro genitore. Devono anche trovare il modo per accordarsi sulle scelte più importanti (scuola, vacanze, spese, stile di vita ecc.) Ho scritto un libro "Dai figli non si divorzia" (Rizzoli) su questo tema perché quei genitori che utilizzano il figlio come arma nei loro conflitti, rivendicazioni o vendette creano una pressione eccessiva sul figlio e inducono insicurezze e reazioni che danneggiano il suo sviluppo psicologico, a volte anche fisico.

Infine le madri mentalmente disturbate, quelle che arrivano a maltrattare o a uccidere il proprio bambino. In questi giorni parte degli italiani ha parteggiato con la donna condannata a 14 anni di carcere per aver sfigurato con l'acido un suo ex, voleva "purificarsi" da quel rapporto. E dovrà rispondere di altri reati analoghi, è accusata di aver tentato di evirare un altro ex fidanzato, sempre per prepararsi "pura" alla nascita di suo figlio. Quali danni potrà avere quel bambino, se crescesse con questa donna?
E’ un grosso rischio lasciare un neonato nelle mani di una donna che ha dato prova di così grave e persistente squilibrio mentale. Preoccupa molto, in questo caso, il delirio di “purificazione” che la condannata ha condiviso con il suo attuale partner perché indica che non è in grado di porsi dal punto di vista dell’altro, di rispettarlo, di astenersi dall’infliggere sofferenza (come nel caso dell’ex a cui ha rovinato la vita). E’ dunque completamente priva, al momento attuale, delle attitudini fondamentali che deve avere una madre. Qualcuno obietta sostenendo che gli psichiatri l’hanno definita “capace di intendere e di volere” e quindi non sarebbe pazza, ma anche Hitler era capace di intendere e di volere… Si tratta di una follia lucida molto pericolosa perché guidata da un delirio di onnipotenza che ha reso questa donna e il suo partner insensibili alle sofferenze altrui. Se un giorno il bimbo si comportasse in maniera che la madre giudica “minacciosa” o non in linea con le sue attese, i suoi “principi”, il bambino si troverebbe in una condizione di rischio elevato. C’è anche l’eventualità che lei proietti sul piccolo stati mentali negativi e contorti legati al suo passato. Attenzione, dunque, alla retorica della mamma sempre e comunque buona. In un futuro questa donna potrebbe, se seguita e opportunamente curata, uscire dal suo delirio egocentrico e crudele e comprendere l’enorme danno che ha provocato, ma è un processo che richiede del tempo, una trasformazione non certo istantanea o frutto della maternità.