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ECONOMIA

Def lunedì a Palazzo Chigi

​Aumenti IVA, veto dei renziani

Domani la nota di aggiornamento al Def, è scontro Renzi-PD. Per Italia Viva meglio rimandare il taglio del cuneo fiscale che aumentare l'IVA

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A poche ore dal varo della nota di aggiornamento al Def, che domani sarà sul tavolo del Consiglio dei Ministri, la forbice tra le richieste dei partiti della maggioranza e le risorse disponibili è ancora molto aperta. La riduzione delle tasse sul lavoro resta il primo degli obiettivi del PD, ma la lista dei desideri, che già annoverava più fondi per la sanità, chiesti dal ministro di Leu Roberto Speranza, e per la scuola, reclamati dal ministro M5S Lorenzo Fioramonti, si allunga ora con il miliardo che l'Italia Viva di Matteo Renzi vuole portare a casa per la famiglia e con la promessa di Zingaretti di non toccare, nella sostanza, gli impegni presi da Salvini e Conte su quota 100.

Al ministro dell'economia si starebbe ragionando su un disavanzo al 2,1% - 2,2% del PIL, ipotizzando di poter arrivare al 2,3% o al 2,4%, la stessa percentuale fissata lo scorso anno, senza avere contraccolpi sui mercati. Se la Commissione Europea sarà disposta a concedere una flessibilità così ampia resta però ancora da vedere. Ciascun decimale di deficit in più significa avere circa 1,8 miliardi in più per coprire le misure. Partendo da un tendenziale dell'1,5% si spera così di raggiungere i 13-14 miliardi di indebitamento in più. Risorse importanti, ma insufficienti per superare l'ostacolo delle clausole di salvaguardia, e finanziare anche un taglio del cuneo fiscale.

Le alternative per coprire un buco al momento da circa 7 miliardi sono diverse, ma ruotano tutte attorno a un intervento sull'IVA. Per l'imposta sui consumi in questi giorni si è discusso di aumenti selettivi o rimodulazione dei panieri, ipotesi che hanno sollevato la levata di scudi dei negozianti, da Confcommercio a Confesercenti, che parla di "stangata da 5 miliardi". Tra le simulazioni c'e' una revisione delle attuali aliquote agevolate, tenendo ferma quella al 22%, ma rialzando quella del 10% al 13% e introducendone una nuova all'8%. Oppure c'è il meccanismo del bonus-malus (l'aliquota resta ferma ma si alza di un punto a chi fa acquisti cash e si abbassa di due punti per chi usa la moneta elettronica) che si legherebbe alla logica degli sconti per chi paga con carte e bancomat previsti nel piano anti-evasione. 

Proprio il finanziamento del cuneo fiscale è entrato nel mirino dei renziani che si sono intestati la battaglia contro ogni aumento IVA e che sono pronti a porre il veto su ogni aumento, facendo pesare il loro essere determinanti nei numeri al Senato. "Quando vedremo i testi o ci convocheranno per discuterne, diremo che il governo è nato per bloccare l'aumento dell'IVA e deve farlo", dichiara all'ANSA una fonte renziana. E aggiunge: "abbiamo già la controproposta: rinviare di un anno il taglio del cuneo fiscale, che costa tra i 2,5 e i 5 miliardi". Vero fumo negli occhi per il Partito Democratico, che per ora non reagisce.