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POLITICA

All'inaugurazione del viadotto Fidene-Villa Spada

Marino: "La Giunta lavora e va avanti". Il Pd teme il ritiro delle dimissioni

"Roma deve andare avanti", ha detto il sindaco dimissionario che apre dubbi sulla fine del suo mandato. I consiglieri dem del Campidoglio pensano che Marino ritirerà a breve le dimissioni e si preparano a sfiduciarlo 

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"La mia è una giunta che lavora e che guarda avanti", così il sindaco dimissionario Ignazio Marino nel corso dell'inaugurazione di un viadotto in periferia a Roma. "Questa città ha patito corruzione e criminalità, noi abbiamo mostrato discontinuità - ha aggiunto - questo ponte è stato realizzato in pochi mesi come lavori in Via Marsala". Il primo cittadino insieme all'assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci, ha inaugurato il collegamento viario Fidene-Villa Spada. In mattinata si era fermato invece a lavorare a Palazzo Senatorio, come ogni giorno da quando ha firmato la sua lettera di dimissioni che diventeranno effettive il 2 novembre, salvo ripensamenti. 

"Domani e dopodomani inaugureremo altri cantieri, Roma deve andare avanti", ha detto il sindaco dimissionario che però non ha voluto rispondere sulle sue mosse future. Nel corso dell'inaugurazione un cittadino ha contestato il sindaco che aveva sostenuto che i lavori per il ponte erano durati pochi mesi. "Il cantiere c'è da due anni sindaco", ha detto il cittadino. 

Domenica i sostenitori di Marino erano scesi in Campidoglio chiedendo di ripensarci. "Questa piazza mi dà il coraggio di andare avanti", aveva detto Marino che rispondendo alla folla aveva aggiunto: "Mi chiedete di ripensarci? - aveva detto Marino - Non vi deluderò".

"In questi due anni abbiamo strappato il cancro di Parentopoli. Mentre noi rimettevamo in ordine la casa, la magistratura fermava la mafia. A novembre inizierà - ha aggiunto Marino - un processo storico in cui sarà giudicato chi ci ha preceduto. La città, noi e voi, saremo parte civile. Abbiamo certamente fatto degli errori ed io me ne assumo la responsabilità. Ma chi entrando in una casa distrutta ha il dono dell'infallibilità?" Ha concluso il suo intervento citando Che Guevara: "Noi siamo realisti, vogliamo l'impossibile".  

L'unico invece a non volerci ripensare è il suo partito. Il senatore Stefano Esposito nonché assessore dimissionario ai Trasporti di Roma Capitale ha frenato: "Ignazio Marino? Un'esperienza chiusa". 

Marino ritira le dimissioni? Cosiglieri Pd preparano sfiducia in Aula
Nonostante le rassicurazioni di Matteo Orfini, che avrebbe confortato il premier
Matteo Renzi che al suo ritorno dal Sudamerica la 'questione romana' sarebbe già stata risolta con l'addio del primo cittadino, le intenzioni di Marino sarebbero diametralmente
opposte. Ne sono convinti i consiglieri dem del Campidoglio, che si preparano al piano B: la sfiducia.

Lo scenario più probabile è che una volta ufficializzato il ritiro delle dimissioni, Marino si presenti in Aula per chiedere alla sua ormai ex maggioranza di andare avanti insieme. Gli esponenti del Partito democratico, a quel punto, risponderebbero con una mozione di sfiducia, che verrebbe depositata proprio al termine dell'intervento del sindaco uscente senza neanche un intervento di replica, facendo partire così il countdown dei dieci giorni necessari prima di poter mettere ai voti il documento. 

In questo caso sarebbe quasi certo l'effetto collaterale rappresentato da quel voto in blocco con le destre che tanto spaventa i dem, che di contro però sarebbero firmatari e proponenti della mozione e avrebbero la possibilità di rivendicarne la paternità. Ultima opzione da poter mettere in campo rimane l'addio in massa dei 19 consiglieri Pd, a cui si dovrebbero aggiungere altri sei colleghi per arrivare alla fatidica quota di 25 consiglieri dimessi in contemporanea, che porterebbe allo scioglimento automatico del Campidoglio.