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POLITICA

Braccio di ferro sul Campidoglio

Marino ritira le dimissioni. 25 consiglieri comunali verso l'addio

Raggiunto il numero necessario di consiglieri dimissionari per fare cadere consiglio e giunta in Campidoglio. Le dimissioni di massa saranno presentate oggi

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Ignazio Marino
E' stata raggiunta la quota 25, ovvero il numero necessario di consiglieri dimissionari per fare cadere consiglio e giunta in Campidoglio. Le dimissioni di massa saranno presentate oggi. Le firme si stanno raccogliendo presso la sede dei gruppi consiliari capitolini dove è presente anche un notaio.

Una mossa, quella dei consiglieri, che arriva a seguito del ritiro delle dimissioni da parte del sindaco, Ignazio Marino. "Spiace che Ignazio Marino abbia vanificato uno sforzo comune per individuare soluzioni che avessero al centro la città e non i destini personali" avevano dichiarato ieri il commissario Pd Matteo Orfini e il capogruppo in Campidoglio Fabrizio Panecaldo, al termine della riunione al Nazareno con i dem.

Il ritiro delle dimissioni da parte di Marino
Nel revocare le dimissioni, Marino ha ammesso gli errori fatti ma ha rivendicato con orgoglio anche i risultati raggiunti, dal "risanamento dei debiti miliardari nel Comune e nelle aziende municipalizzate" al "ripristino della legalita'".

E, proprio attraverso la lettera con cui ha ritirato le sue dimissioni, ha fatto appello alla sua maggioranza, chiedendo di non "eludere il dibattito pubblico, con un confronto chiaro per spiegare alla città cosa sta accadendo e come vorremo andare avanti". L'atteso confronto nell'Aula consiliare.

Il ritiro delle sue dimissioni, annunciato nel pomeriggio di ieri, è diventato ufficiale in serata quando il documento è stato protocollato in Campidoglio.

"Sono stato eletto con il voto favorevole del 64 per cento delle romane e dei romani. Con un programma che ha fermato il consociativismo, ha fortemente voluto il risanamento dei debiti miliardari nel Comune e nelle aziende municipalizzate. Oggi la città può riprendere ad investire - ha rivendicato Marino -. Mentre sono certo che il nostro operato abbia con fatica raggiunto l'obiettivo di ripristinare legalità e trasparenza dell'agire amministrativo, mi è chiaro che questo sforzo non è stato da solo sufficiente a garantire i necessari risultati di buon governo della città - la sua ammissione -. Pur rivendicando ogni atto e ogni scelta fatta in questi due anni e mezzo per cambiare Roma, non ho difficoltà ad ammettere alcuni errori. Costretto dalle difficoltà e dalla resistenza dei poteri che stavamo sfidando a lavorare giorno e notte per portare a risultato ognuna delle nostre scelte, ho dato l'impressione di non voler dialogare e di non voler condividere queste scelte con la città, che talvolta ha così ha percepito di subirle".

"Per il sacrale rispetto che si deve alla stessa Assemblea ed alle sue prerogative, espressioni della sovrana volontà popolare, ritengo di dover sospendere (nelle more della convocazione richiesta) le riunioni dell'organo di governo capitolino - ha spiegato il sindaco - e di conseguenza di inibire momentaneamente gli effetti degli atti di conferimento delle deleghe assessorili, in attesa di verificare la sussistenza delle condizioni politico-amministrative che permettano la prosecuzione del mandato".

Si dimettono 7 assessori
Dopo l'annuncio di Marino di voler restare in campo, 7 assessori si sono dimessi dalla giunta guidata dal sindaco. Oltre al vicesindaco Marco Causi, Stefano Esposito e Luigina Di Liegro, che hanno rassegnato le dimissioni nel pomeriggio di ieri, al termine della seduta di giunta altri quattro assessori hanno confermato di rimettere il loro mandato: Alfonso Sabella, Giovanna Marinelli, Maurizio Pucci, Marco Rossi Doria. Nell'esecutivo capitolino restano dunque 5 assessori: Marta Leonori, Francesca Danese, Estella Marino, Alessandra Cattoi e Giovanni Caudo. 

Marino indagato per la vicenda spese
Intanto il legale del sindaco conferma che Marino è indagato dalla Procura di Roma per il reato di peculato in relazione all'utilizzo della carta di credito, assegnatagli dall'amministrazione comunale, per le cene di rappresentanza o istituzionali. La notizia, era stata anticipata dal quotidiano 'la Repubblica'. Una notizia che il penalista ha definito "esatta". "Marino - ha detto l'avvocato - ha ricevuto un avviso di garanzia ma so che lo avrebbe voluto dire in giunta, pubblicamente, come si fa in tutte le democrazie".

Marino: "Sono indagato? Parlerò più tardi"
Interviene anche Marino: "Parlerò assolutamente con molta tranquillità ma lo farò più tardi all'Auditorium" ha detto a margine di un appuntamento a Tor Vergata. 

Esposito: "Marino indagato? Ho dato lealtà a un bugiardo"
Intanto il senatore del Pd ed ex assessore ai Trasporti di Roma Stefano Esposito commenta su Twitter la notizia di Ignazio Marino indagato dalla procura di Roma per la vicenda delle spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma.
"Dopo aver letto questo articolo devo prendere atto di aver dato la mia lealtà ad un bugiardo. Vergogna?".  

Marino cita Allende: "Non sono un martire, sono un lottatore"
In mattinata, Marino ha partecipato all'inaugurazione della targa toponomastica che intitola il parco di Tor Vergata a Salvador Allende, il presidente ucciso l'11 settembre 1973 durante il golpe di Pinochet. Nel corso dell'evento il sindaco ha citato Allende. Parole che possono assumere un valore ulteriore visto la situazione politica che coinvolge il primo cittadino.

"Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato", ha detto Marino riprendendo il discorso alla nazione tenuto da Allende poco prima di morire, e "e vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli".