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ITALIA

Dopo la condanna di Amanda e Raffaele

Meredith, Anm: "Inopportuna l'intervista del presidente della Corte"

Il giudice Nencini parla dopo la sentenza di Firenze: "Raffaele non si è mai fatto intervistare". I difensori di Sollecito: "Gravissimo che il presidente della Corte commenti pubblicamente. Vuol dire che se avesse accusato Amanda sarebbe stato assolto?"

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Il giudice Alessandro Nencini durante la lettura della sentenza
"Non entro nel merito dell'intervista, ma il fatto che il presidente del collegio giudicante rilasci delle dichiarazioni prima del deposito delle motivazioni e il giorno dopo una sentenza che è all'attenzione pubblica, è di per sé inopportuno". E' dura la critica che il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, sporge nei confronti del presidente della corte d'Assise d'Appello di Firenze, Alessandro Nencini, che ha rilasciato interviste ai giornali sulla sentenza di venerdì scorso dove ha ritenuto Amanda Knox e Raffaele Sollecito colpevoli dell'omicidio di Meredith Kercher. 

L'intervista e le polemiche
Fanno discutere, in particolare, alcune dichiarazioni fatte dal giudice Nencini: "Raffaele Sollecito ha deciso di non farsi mai interrogare nel processo". I difensori di Sollecito, gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, replicano: "E' gravissimo, anzi inaccettabile che il presidente Nencini abbia commentato pubblicamente quanto accaduto nel segreto della camera di consiglio e si sia spinto a criticare la strategia difensiva".

I difensori di Sollecito: "Se avesse accusato Amanda sarebbe stato assolto?"
"Ci chiediamo innanzitutto - affermano Bongiorno e Maori - se parla a nome di tutti i giurati e se la frase sul mancato interrogatorio di Raffaele Sollecito significa che, se avesse accusato Amanda Knox, sarebbe stato assolto. In ogni caso, ricordiamo a tutti che ai magistrati compete il potere di giudicare, non quello di intromettersi nelle scelte
della difesa e di commentarle pubblicamente. Nei prossimi giorni valuteremo le iniziative da intraprendere". Tra le ipotesi che sarebbero al vaglio dei legali, quelle di rivolgersi al Csm o alla procura generale della Cassazione. Nencini non ha voluto replicare ai difensori di Sollecito. "Nessun commento" si è limitato a dire il giudice. "Mai come in questo caso il silenzio è d'oro" si è limitato a dire, da parte sua, l'avvocato Luciano Ghirga, difensore di Amanda Knox.  

Il giudice: "Se Amanda fosse andata a lavoro noi non saremmo qui..."
Nell'intervista Nencini sottolinea come quello di non farsi interrogare "è un diritto dell'imputato, ma certamente priva il processo di una voce". "Lui - aggiunge - si è limitato a dichiarazioni spontanee, ha detto soltanto quello che voleva senza sottoporsi al contradditorio".  Quanto al movente del delitto, il giudice spiega che la Corte ha "una convinzione e la espliciteremo nella sentenza". "Al momento - prosegue - posso dire che fino alle 20,15 di quella sera i ragazzi avevano programmi diversi, poi gli impegni sono saltati e si è creata l'occasione. Se Amanda fosse andata al lavoro probabilmente non saremmo qui". Si è trattato - ad avviso di Nencini - di "una cosa tra ragazzi, ci sono state coincidenze".

Dov'è Sollecito?
Intanto l'attenzione si concentra su dove sia Sollecito dopo il ritiro del passaporto. Ma l'avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, torna sulle ore successive alla sentenza, quando il giovane è stato rintracciato in Friuli dove gli è stata notificata la misura disposta dalla Corte di Firenze. "Se voleva attendere la sentenza - sostiene il Maresca - o era in aula o nella sua abitazione. Qualunque altro posto è indice di valutazione diversa, come quello di volersi dare alla fuga".