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MONDO

Lo fa sapere l'avvocato della donna

Sudan, Meriam di nuovo arrestata

La ragazza cristiana, condannata a morte per apostasia, era stata liberata ieri. Sarebbe trattenuta all'aeroporto di Khartoum per un problema con i documenti, ma doverebbe essere rilasciata a breve

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Meriam e il marito
Meriam Yahia Ibrahim Ishag, la ragazza cristiana condannata per apostasia e liberata ieri, lunedì 23 giugno, è stata di nuovo arrestata in Sudan. Lo fa sapere l'avvocato della donna tramite Antonella Napoli, presidente della ong Italians for Darfur. Meriam, il marito Daniel e lo stesso legale sono stati fermati all'aeroporto di Khartoum dai servizi segreti sudanesi.

Viene "trattenuta all'aeroporto di Khartoum perché in possesso di un documento falso nel quale era scritto che la donna era cittadina del Sud Sudan", Paese originario del marito Daniel Wani. Lo apprende Aki - Adnkronos International da fonti qualificate che hanno chiesto di restare anonime.

La donna "sarà rilasciata a breve e partirà per gli Stati Uniti solo quando avrà i documenti in regola per l'espatrio", ha aggiunto la fonte. Diversa, invece, la condizione per "il marito", che ha anche cittadinanza americana, e per "i due figli" della coppia, Martin di 20 mesi e Maya nata lo scorso 27 maggio in carcere. I tre sono infatti "liberi di lasciare il Paese quando vogliono", ha concluso la fonte.

I motivi della carcerazione
La colpa della donna era quella di aver sposato un uomo cristiano nel 2011, Daniel Wani, e di aver per questo abbandonato la fede islamica. Fuori dal carcere, il marito si è sempre battuto per la sua liberazione, denunciando le condizioni di estremo disagio in cui veniva trattenuta. Il loro matrimonio non era stato riconosciuto dalla corte di Khartoum, che ha fatto tra l'altro infliggere a Meriam cento frustate.

La condanna
La condanna, che era stata in precedenza sospesa per due anni per permettere alla donna di allattare, aveva scatenato una grande indignazione in tutto il mondo, con una forte mobilitazione di governi e organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Nei giorni scorsi la Commissione nazionale per i diritti umani sudanese era intervenuta per denunciare la condanna a morte di Meriam come incostituzionale poiché contraria alla libertà di culto.