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MONDO

Oggi in arrivo nuovo pacchetto misure dalla Commissione UE

Migranti: Vienna manda mezzi corazzati al Brennero. La Farnesina convoca ambasciatore austriaco

L'Austria, come aveva minacciato, ha già mandato quattro mezzi corazzati al Brennero. Roma, in risposta, ha convocato l'ambasciatore austriaco. Francia e Spagna avevano detto no alla richiesta italiana di aprire i porti alle navi che salvato i migranti. Juncker: dimostreremo solidarietà all'Italia. 

 

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Roma ha convocato l'ambasciatore austriaco René Pollitzer dopo che Vienna ha inviato quattro mezzi corazzati al Brennero, poche ore dopo essersi detta pronta ad mandare l'esercito al confine per bloccare il passaggio dei migranti. Da Strasburgo, un'altra Europa: "La Commissione delibererà oggi - ha detto il presidente della Commissione Juncker - in materia di politica migratoria, e mostreremo, con i fatti che vogliamo restare solidali in particolare con l'Italia". 

Austria: mezzi corazzati al confine
Vienna aveva minacciato di mandare i militari al confine e in pochi ore l'ha fatto: quattro mezzi corazzati sono già al Brennero, pronti ad essere utilizzati per il controllo dei migranti. Secondo l'agenzia austriaca Apa, il dispositivo potrebbe essere attivato nel giro di tre giorni e
comprende 750 militari, 450 dei quali saranno messi a disposizione da reparti stanziati nella regione del Tirolo, mentre i restanti verrebbero dal comando militare della Carinzia.

Francia e Spagna: non apriremo i porti
I migranti salvati dal Mediterraneo non potranno sbarcare né in Francia né in Spagna. Si era parlato di Barcellona e Marsiglia, non se ne fa nulla. E' uno schiaffo quello che arriva alla richiesta italiana di aiuto per accogliere i migranti: si registra già un aumento record del 20% rispetto al già anno record 2016. Il presidente Macron è stato chiaro: vuole distinguere tra richiedenti asilo e migranti economici - la stragrande maggioranza di coloro che arrivano in Italia, in fuga dalla fame - non abbandonare "il mantenimento delle nostre frontiere". Madrid invece mette le mani avanti: "qualunque soluzione alla questione migranti deve essere europea e non bilaterale." 

Il pacchetto di misure in arrivo dall'Unione Europea
I lavori del collegio dei commissari UE saranno preceduti da una sessione plenaria del Parlamento, cui parteciperà anche il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, per discutere delle azioni per ridurre la pressione sull'Italia. Sul tavolo resta l'ipotesi - anche se di fatto già respinta da due dei Paesi coinvolti, Spagna e Francia - di fare sbaracare i migranti salvati nei porti di altri Paesi europei. Si lavora anche per soluzioni nei Paesi d'origine - il potenziamento del Fondo per l'Africa e la costruzione di percorsi efficaci di rimpatrio (accordi con i Paesi di partenza)  - e soprattutto sul fronte della redistribuzione dei richiedenti asilo, strada finora decisamente in salita. E ancora: codice di condotta per le ONG (documento che deve mettere a punto l'Italia), sostegno alla Guardia costiera libica, aiuti all'Oim e all'Unhcr. "Bisogna che tutti facciano la loro parte", continua a ripetere il commissario Avramopoulos. 

Il codice di comportamento delle ONG
Dopo l'intesa del pre-vertice di Parigi all'Italia spetta il compito di redigere il codice di comportamento delle ONG: regole severe che, se non verranno rispettare, causeranno il divieto di entrare nei porti italiani. Si lavora sulla bozza con i capisaldi dell'intesa di Minniti con gli omologhi di Francia e Germania e le colclusioni dell'inchiesta sulle ONG della Commissione Difesa del Senato. 

Le critiche della Caritas: piano inaccettabile, servono invece canali sicuri e legali
E' con le parole del suo commissario per l'immigrazione, Oliviero Forti, che Caritas mette in guardia sui rischi dei paletti messi al lavoro delle ONG. In primo luogo, sostiene Forti, si continua a delegittimare il loro lavoro: "Limitare fortemente l'azione delle ONG ed esternalizzare le frontiere è inaccettabile - scrive in una nota - vuol dire andare nel senso inverso a quanto da noi auspicato,  trovare canali legali e sicuri d'ingresso in Europa". E poi c'è la questione di spostare il confine in Libia, un rischio sul fronte dei diritti umani. Ai governi pone una domanda sul senso di questa chiusura alle navi delle ONG che salvano i migranti dal Mediterraneo: "I governi - continua Forti - devono inoltre chiedersi se i singoli Paesi sarebbero in grado di supplire a quello che oggi fanno le ONG ossia più del 40% dei salvataggi". La questione di fondo è: se si costringono le ONG a ridurre i salvataggi, è il messaggio di Caritas, chi si prende la responsabilità di non salvare le persone?