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MONDO

Salvini ringrazia

La Guardia costiera di Tripoli riporta in Libia mille migranti alla deriva

La Ong spagnola Proactiva Open Arms aveva lanciato l'allarme e criticato la Guardia Costiera italiana. "Il più grande respingimento della storia". Il ministro dell'Interno ha replicato: "Porti italiani sono e saranno chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani"

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Quasi mille migranti alla deriva su sette barconi: la Guardia costiera italiana raccoglie l'sos, allerta le navi in transito e, contemporaneamente, le autorità libiche, competenti a intervenire in quanto i gommoni si trovano nella loro area di Ricerca e soccorso. La Guardia costiera di Tripoli assume il coordinamento delle operazioni di salvataggio e quella italiana si smarca: una vicenda che si conclude con il salvataggio e il ritorno in Libia degli 820 migranti, ma che suscita le ire delle Ong, le preoccupazioni di tanti riguardo al trattamento che subiranno i migranti 'respinti', Barcellona che offre un porto sicuro e Malta che accusa l'Italia di essere "disumana".

Risponde Salvini ringraziando i libici "di cuore, da ministro e da papà" per aver soccorso gli immigrati, "rendendo vano il 'lavoro' degli scafisti ed evitando interventi scorretti" delle navi delle "voraci Ong". Intanto, i porti italiani restano chiusi e continua lo stallo della nave Lifeline e del cargo Alexander Maersk, con 350 persone in attesa di toccare la terra promessa. 

Porti chiusi, dunque. Ne sanno qualcosa a bordo della nave della Ong Lifeline, che da quattro giorni staziona in acque Sar maltesi (il comandante ha invitato il "caro Matteo Salvini" a bordo, dove "non c'è carne, ma esseri umani") e del cargo Maersk, fermo a 4 miglia da Pozzallo. Entrambe le unità aspettano indicazioni per sbarcare i migranti. Il cargo ha ricevuto da una motovedetta della Guardia costiera generi alimentari e anche cento paia di ciabatte.

La presenza di barconi carichi di migranti era stata resa nota dalla dalla Ong spagnola Proactiva Open Arms, la cui nave si trova in zona. "1000 persone alla deriva. Ricominciano i salvataggi", aveva scritto su Twitter la Ong. 

E non ha tardato ad arrivare la risposta di Matteo Salvini, ministro dell'Interno e vicepremier: "1.000 immigrati sui barconi davanti alla Libia? Lasciamo che le Autorità libiche facciano il loro lavoro di salvataggio, recupero e ritorno in patria, come stanno ben facendo da tempo, senza che le navi delle voraci Ong disturbino o facciano danni. Sappiano comunque questi signori che i porti italiani sono e saranno chiusi a chi aiuta i trafficanti di esseri umani". Il ministro adotta dunque lo stesso metodo usato nel caso  della Lifeline, la nave della Ong tedesca da giorni in attesa di un porto europeo che voglia accogliere il suo carico umano di oltre 200 migranti salvati da un naufragio al largo della Libia.

La Ong in un tweet rivolto a Salvini ha scritto: "Non abbiamo a bordo carne ma esseri umani". Dunque, il botta e risposta su quanto sta accadendo nel Mediterraneo continua. 

E continua a distanza anche con la Guardia Costiera Italiana, dopo la nota diramata che chiede alle navi di chiamare la Libia per quel che riguarda i soccorsi in area Sar.  Scrive infatti la Ong: "Alle 12.40 abbiamo risposto alle 7 chiamate della Guardia costiera di Roma rivolte a tutte le navi per il salvataggio in acque internazionali di 1.000 persone alla deriva. Risposta: 'Non abbiamo bisogno del vostro aiuto'". È quanto scrive su Twitter la Ong spagnola Proativa Open Arms, la cui nave si trova a 65 miglia da dove è segnalata l'emergenza. E, sempre via Twitter, la Ong ha scritto ancora: "Circa 1.000 persone alla deriva. MRCC (la Guardia costiera - ndr) Roma lancia un avviso a tutte le imbarcazioni della zona e quando chiediamo istruzioni, ci rispondono: 'Non siete necessari'. Se non vogliono barche che vadano in soccorso, cosa vogliono?".




Fonti della Guardia costiera, pur senza replicare alle affermazioni della Ong, sottolineano che a tutte le navi in transito è stata data la stessa indicazione e ciò, come previsto dalle convenzioni internazionali, di rivolgersi alla Guardia costiera libica poiché le imbarcazioni in difficoltà si trovano in acque di ricerca e soccorso della Libia. Le autorità di Tripoli, poi, hanno effettivamente assunto il coordinamento.

Ma la Ong ha ribattutto ancora: La Guardia costiera di "Roma passa tutti i casi in acque internazionali alla 'guardia costiera libica'. Assisteremo al più grande respingimento della storia del Mediterraneo, eseguito con la forza e contro la volontà delle persone. Troveranno presto altre vie di fuga via terra".