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ITALIA

Rifugiati

Migranti: rivolta nel centro di Cona, ancora polemiche. Viminale trasferisce 100 ospiti in Emilia

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Trasferiti oggi in strutture dell'Emilia Romagna circa 100 dei migranti ospitati nel cpa veneziano di Cona, teatro di una rivolta scoppiata dopo la morte di una 25enne ivoriana. Il ministro dell'interno Marco Minniti ha disposto ieri il trasferimento. Non si sa di preciso dove, ma nella regione si è messa in moto la macchina per l'accoglienza. Anche se i dettagli operativi non sono ancora definiti, le prefetture si sono attivate ed è stato allertato l'Hub di via Mattei a Bologna, l'ex Cie, ora centro regionale di smistamento. E intanto il ministro dell'interno vola in Tunisia per rafforzare la cooperazione su lotta al terrorismo e controlli alle frontiere, sopratutto marittime.

Protesta in Cpa: Procura Venezia, indagini su vicenda
Sarà acquisita dalla procura di Venezia tutta la documentazione inerente la giovane ivoriana, Sandrine Bakayoko, morta per trombosi ieri all'interno del centro di accoglienza di Cona (Venezia). Stabilita infatti la causa del decesso per cause naturali, la procura intende comunque compiere tutti gli approfondimenti del caso sulle fasi precedenti al decesso. Analogamente, nel quadro del fascicolo aperto sulla vicenda di quanto accaduto all'interno della struttura, saranno compiuti tutti gli accertamenti relativi alla possibile commissione di reati nella fase della protesta di un centinaio di migranti che ha comportato anche l'impossibilita' per un gruppo di operatori del centro di uscire dalla struttura.

Le polemiche 
Dopo la rivolta nel centro di accoglienza immigrati di Cona e esplode nuovamente la polemica politica sulla gestione dei profughi. Le parole più dure sono quelle che arrivano dalla Lega con Matteo Salvini che invoca "espulsioni di massa". Dall'altra parte invece le organizzazioni che si occupano dei profughi, da Migrantes (Cei) al Centro Astalli, che chiedono una revisione del sistema perchè i maxi-centri di accoglienza risultano ingestibili e questo nuovo episodio in Veneto lo dimostra. Serve invece, sottolinea la struttura dei Vescovi per i migranti, "un'accoglienza diffusa, con numeri ridotti e qualificata". Salvini definisce i migranti che hanno causato i disordini "gentaglia" e sottolinea: "Quando saro' al governo, espulsioni di massa, chiusura dei centri e navi della Marina Militare che, dopo aver soccorso tutti, li riportano indietro. Basta, il 2017 sara' l'anno della riscossa!!!". Per il governatore del Veneto Luca Zaia i centri di accoglienza come Cona "devono chiudere". Zaia ha quindi ricordato che bisogna "espellere i facinorosi e a seguire tutti quelli che non sono profughi". Alla Lega replica Marietta Tidei del Pd: "I disordini avvenuti all'interno del centro di accoglienza di Cona vanno condannati perchè ogni forma di violenza è ingiustificabile, ma con la stessa fermezza va condannata la riprovevole strumentalizzazione di Matteo Salvini, sempre pronto ad alimentare un pericoloso clima d'odio nei confronti dei migranti". Sempre dal Pd Vanna Iori parla di "commenti irresponsabili" e "intollerabili". 

Alfano: al lavoro per intese sui rimpatri
"Sono al lavoro per concludere accordi che diminuiscano gli arrivi impedendo le partenze. C'è un triangolo di Paesi fondamentale: il Niger, con cui siamo vicini a chiudere un accordo, la Tunisia e la Libia". Lo annuncia il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, in un'intervista alla Stampa in cui definisce inaccettabile la rivolta di Cona: "Noi ci muoviamo con rigore e umanità, abbiamo salvato molte vite ma non possiamo accettare da nessuno violazioni delle regole. Per questo dobbiamo accelerare su espulsioni e rimpatri".

"All'Onu dobbiamo portare l'attenzione sulla sicurezza e i grandi flussi migratori del Mediterraneo, e dobbiamo affrontare il problema alla radice: sono i conflitti che hanno sconvolto la Siria e l'Iraq all'origine dei flussi di milioni di rifugiati", dichiara Alfano. Anche al G7 di Taormina "vorrei che ci fosse una postura accentuata sulla sicurezza nel Mediterraneo e il contrasto al traffico di esseri umani". Sul fronte della sicurezza, "viviamo in un sistema di terrorismo globale che non ammette risposte nazionali", afferma Alfano, che si dice "non ancora soddisfatto" della cooperazione europea. "Conosco i tempi dello Stato di diritto, ma qui ci sono le lentezze, le balbuzie di Stati che non scambiano informazioni. Dobbiamo rilanciare l'idea di una difesa comune: l'anniversario del Trattato di Roma, a marzo, sarà un energico rilancio del progetto europeo". Nell'intervista Alfano risponde al generale libico Haftar, che ieri ha accusato l'Italia di essersi schierata dalla parte sbagliata: "Non abbiamo fatto una scelta a favore di qualcuno, sosteniamo il governo riconosciuto dall'Onu e aiutiamo chi lotta contro il terrore, compresi i feriti di Haftar".