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MONDO

L'emergenza

Ungheria, tensione al confine. Lacrimogeni contro i profughi

Si sposta il percorso seguito dai profughi verso il Nord Europa mentre continuano
i respingimenti al confine con l'Ungheria. La Croazia: "Li faremo passare". Il premier ungherese Orban: "Muro anche a frontiera croata" 

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Nuovi scontri tra profughi e le forze dell'ordine ungheresi ad Horgos, al confine con la Serbia, con lancio di lacrimogeni e intervento dei cannoni ad acqua. La polizia ha detto che i "migranti dalla parte serba erano diventati aggressivi e lanciavano pietre, bottiglie e bastoni contro gli agenti nella parte ungherese". Il corrispondente della Bbc riferisce di spari e afferma che tre ambulanze sono arrivate sul confine. Secondo un giornalista Afp sul lato serbo del confine sono circa 300 le persone che protestano, in un gruppo di 500. Sei carri armati sono arrivati sul lato ungherese del confine e l'area è sorvolata da elicotteri.

Orban: "Muro anche a frontiera croata" 
E mentre la tensione cresce, il premier ungherese Orban ha dichiarato:  "Dovremo ampliare il muro anche alla frontiera croata", dopo quelli eretti alle frontiere serba e rumena.

Intanto, migliaia di migranti sono ancora bloccati in territorio serbo, nella terra di nessuno al confine con l'Ungheria, dopo che Budapest ha alzato la barriera per impedirne l'ingresso. Per raggiungere la Germania e nord Europa, qualcuno tenta di aggirarla con strade alternative, e i primi autobus sono arrivati alla frontiera con la Croazia che ha deciso di lasciar passare i profughi. 

L'Europa resta divisa 
Dal punto di vista politico, l'Europa resta divisa sull'immigrazione. Mentre l'Ungheria continua con la linea dura, il commissario Ue Cecilia Malmstrom torna a bacchettarla.  "Qualsiasi costruzione di muri e barriere non è l'Europa che vogliamo - ha detto - Gente disperata troverà sempre strade alternative" per entrare in Europa, ed è per questo che è importante "trovare un accordo la settimana prossima".

Dall'entrata in vigore della dura legge anti immigrazione in Ungheria sono 316 le persone arrestate, ed è già arrivata la prima condanna. 

La Commissione Ue ha fatto proposte concrete per aiutare i Paesi di fronte alla fase acuta della crisi migratoria con ricollocamenti, reinsediamenti e quote obbligatorie. "Molti Stati sono d'accordo, ma non tutti. Speriamo di poter avanzare col lavoro al prossimo consiglio Affari interni di martedì" ha detto la Malmstrom. Il riferimento è ovviamente al consiglio Affari interni convocato per il 22 settembre. E anche la Merkel è tornata a sottolineare la necessità di un vertice europeo straordinario sull'emergenza profughi.

Intanto a Bruxelles sono arrivate le road map di Italia e Grecia per la costituzione degli hotspot, ritenuti fondamentali dalla Germania. Non si tratta di centri di accoglienza ma di gruppi di persone di agenzie Ue che, in concertazione con autorità italiane e greche, contribuiscono alla registrazione dei migranti.

"Gli esperti di Easo, Frontex, Eurojust ed Europol sono in Italia e gli hotspot stanno iniziando a funzionare, quindi i ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre" ha detto Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue per l'immigrazione. Gli esperti sono già stati dislocati e stanno lavorando nei cinque punti individuati: Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa, mentre il quartier generale si trova a Catania.

La roadmap italiana sugli hotspot è arrivata a Bruxelles, spiegano fonti Ue, e sono già in corso incontri operativi sulla sua attuazione. Inoltre il primo ottobre è previsto una riunione al quale prenderanno parte le autorità greche, italiane e gli ufficiali di collegamento, che darà il via ai primi ricollocamenti dei 40mila siriani ed eritrei (24mila dall'Italia e 16mila in Grecia) in due anni. Lo scopo della Commissione Ue - chiariscono fonti - è che il lavoro di registrazione dei migranti condotto dalla task force europea e i ricollocamenti "avanzino in parallelo". Per coloro che rifiutano di farsi registrare è prevista, come ultima risorsa, la detenzione.