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MONDO

Mediterraneo

Migranti, Sea Watch soccorre 50 persone davanti alla Libia

Salvini: "È evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong". Intanto, l'Unhcr chiede all'Italia di rivedere decreto Sicurezza bis

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Sea Watch salva 50 persone in Libia (Foto da Twitter @SeaWatchItaly)
"Il nostro equipaggio ha da poco concluso il soccorso di 52 persone da un gommone al largo della Libia, a circa 47 miglia da Zawiya".

Lo scrive in un tweet Sea Watch spiegando che questa mattina alle 9.53, dopo che l'aereo di ricognizione Colibri aveva avvistato l'imbarcazione, sono state informate le autorità competenti.

 


L'Ong con un aggiornamento su Twitter ha comunicato che "la cosiddetta guardia costiera libica successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone. I naufraghi sono ora a bordo della Sea Watch".

Salvini: "Collegamento tra scafisti e Ong"
"È evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong. Probabilmente solo qualche procuratore non se ne accorge, ma il resto del mondo sì". Così Matteo Salvini, intervenendo sul nuovo salvataggio.

"Sea Watch nave pirata, pronti allo stop"
"La Sea Watch è intervenuta in zona sar libica, anticipando la Guardia Costiera di Tripoli pronta ad intervenire e già in zona- ha aggiunto Salvini-. Sappia che, qualora facesse rotta verso l'Italia, metterebbe a rischio l'incolumità delle persone a bordo, sottoponendole a un viaggio più lungo e disobbedendo alle indicazioni di chi coordina le operazioni di soccorso. Non vediamo l'ora di usare i nuovi strumenti del Decreto Sicurezza Bis per impedire l'accesso alle nostre acque territoriali. E' l'ennesima iniziativa di questo tipo da parte di Sea Watch, una vera e propria nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge".

Unhcr chiede a Italia di rivedere decreto Sicurezza bis
E oggi l'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, ha chiesto all'Italia "di riconsiderare un decreto che penalizzerebbe i soccorsi in mare nel Mediterraneo centrale". L'Unhcr ha chiesto al governo italiano "di rivedere il decreto e al parlamento di modificarlo, mettendo al centro la protezione dei rifugiati ed il salvataggio di vite umane". 

L'Unhcr esprime "preoccupazione per l'approvazione da parte del governo italiano di un nuovo decreto contenente anche diverse disposizioni che potrebbero penalizzare i soccorsi in mare di rifugiati e migranti nel Mediterraneo centrale, compresa l'introduzione di sanzioni finanziarie per le navi delle ong ed altre navi private impegnate nel soccorso in mare. Salvare vite umane costituisce un imperativo umanitario consolidato ed è anche un obbligo derivante dal diritto internazionale. Nessuna nave o nessun comandante dovrebbe essere esposto a sanzioni per aver soccorso imbarcazioni in difficoltà e laddove esista il rischio imminente di perdita di vite umane". "In una fase in cui gli stati europei si sono per lo più ritirati dalle operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, le navi delle ong sono più cruciali che mai – ha commentato in una nota Roland Schilling, rappresentante per il Sud Europa - senza di loro, altre vite saranno inevitabilmente perse".

L'Unhcr è inoltre "preoccupata" per il fatto che il decreto possa avere l'effetto di penalizzare i comandanti che rifiutano di far sbarcare le persone soccorse in Libia". Alla luce della situazione di sicurezza "estremamente volatile, delle numerose segnalazioni di violazioni di diritti umani e dell'uso generalizzato della detenzione nei confronti delle persone soccorse o intercettate in mare - sottolinea l'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati - nessuno dovrebbe essere riportato in Libia".